domenica, 24 Novembre, 2024
Europa

Top jobs, il Consiglio europeo nomina von der Leyen, Costa e Kallas. Nessun accordo con Meloni

A luglio il voto della Plenaria per l’ufficializzazione. Il Premier si astiene su Ursula e vota contro il portoghese e la Premier estone

Una cena, quella al Consiglio europeo tra i 27 leader dei Paesi membri, che ha portato alle nomine dei top jobs, i ruoli di vertice delle principali istituzioni dell’Ue. Che altro non sono che la conferma dei rumors che da Bruxelles arrivavano da qualche giorno: Ursula von der Leyen (del Ppe) alla guida della Commissione dell’Ue per un secondo mandato, il socialista portoghese Antonio Costa alla presidenza del Consiglio europeo e la Premier estone Kaja Kallas alta rappresentante per la politica estera. Per ufficializzare le nomine di von der Leyen e Kallas bisognerà però aspettare il voto del Parlamento europeo nel corso della Plenaria prevista per il 18 luglio.

Dunque, è passata la linea della maggioranza formata da Ppe, Pse e Liberali e fortemente sponsorizzata da Francia e Germania che tanto malumore aveva creato all’interno del governo italiano. Difatti la soluzione è andata di traverso al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non aveva fatto niente per nascondere il suo malcontento per un’intesa nata ‘al caminetto’ che altro non sarebbe che una riunione tra gli esponenti principali di un partito che si incontrano informalmente per affrontare un problema molto importante. E che dunque non ha tenuto conto dell’Italia e delle elezioni europee che hanno bocciato la politica di Macron e Scholz e premiato invece quella dell’esecutivo Meloni. “Un errore non interloquire con tutti gli Stati prima di presentare la proposta dei nomi per i top jobs” è stato il commento del Vicepremier Antonio Tajani, anch’egli a Bruxelles. Mentre l’altro Vicepremier dell’Italia Matteo Salvini aveva parlato di “puzza di colpo di Stato. Formare una Commissione fregandosene del voto degli europei è irrispettoso e arrogante. Milioni di persone hanno votato e hanno chiesto di cambiare l’Europa da tutti i punti di vista, ma alla fine ci sono sempre le stesse facce”.

A proposito, come ha votato ieri il Premier in merito alle nomine di cui sopra? Si è astenuta sulla von der Leyen, votando contro Costa e Kallas e in pratica confermando il no alla linea indicata da Francia e Germania all’interno del famoso ‘caminetto’. Da alcune fonti di governo si è evinto che il voto di astensione verso la von der Leyen è stato pensato “nel rispetto delle diverse valutazioni tra i partiti della maggioranza di governo, e nell’attesa di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell’Italia”.

Parole concilianti

Di certo il pomeriggio di giovedì è stato contrassegnato da una grande apertura del Ppe al Premier, riconoscendo di fatto il risultato delle elezioni europee: “Non c’è Europa senza l’Italia, nessuna decisione sui ‘top jobs’ può essere presa senza Meloni”, le parole del Presidente della Polonia Donald Tusk, tra i maggiori referenti dei Popolari. Parole concilianti, insomma, tese ad ammorbidire la linea del Primo Ministro. “Non si può fare qualcosa senza tenere conto dell’Italia”, le parole di Tajani nel corso di un punto stampa, “e lo stesso Manfred Weber del Ppe ha ricordato le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella”.
Molto meno conciliante verso Meloni è stato il pensiero del Cancelliere tedesco Ofaf Scholz: “La nostra volontà è che la piattaforma politica che ha sostenuto von der Leyen in passato continui a farlo anche in futuro, ossia Ppe, S&d e Renew Europe”.

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