venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

Tensione tra Biden e Netanyahu, e Hamas torna alla cinica guerra mediatica

Aumentano le tensioni tra Tel Aviv e Washington, ma Rafah finirà comunque sotto i colpi dell’esercito israeliano. Il Governo, il Gabinetto di guerra e il premier Netanyahu non vogliono sentire ragioni: Israele è stata attaccata da Hamas. Tanti morti e feriti, centinaia ancora tenuti prigionieri e Hamas che mostra video di ostaggi; forse già morti. Dunque poco può il Presidente Joe Biden che è preoccupato per la catastrofe umanitaria che potrebbe annientare la popolazione di Gaza. Un report supervisionato dal Segretario di Stato Antony Blinken e presentato dal Dipartimento di Stato al Congresso afferma, tra l’altro, che è “ragionevole ritenere” che le armi fornite dagli Stati Uniti siano state utilizzate dalle forze israeliane a Gaza in modi “incoerenti” con il diritto umanitario internazionale “o con le migliori pratiche stabilite per mitigare i danni ai civili”. Un atto di accusa neppure tanto velato che potrebbe avere gravi conseguenze nei contenti internazionali per Israele.

Il Rapporto Usa

Il rapporto è aspramente critico nei confronti del bilancio della campagna militare israeliana. Le indagini su potenziali violazioni sono in corso, e nel rapporto si osserva che gli Stati Uniti “non hanno informazioni complete per valutare” se le armi statunitensi “siano state specificamente utilizzate” in presunte violazioni del diritto internazionale umanitario. Ma si lascia intendere che potrebbe essere accaduto. Sono in ballo violazioni dei diritti umani e il Congresso degli Stati Uniti potrebbe arrivare a criticare pesantemente le decisioni di Biden, anche per scopi politici diversi. I progressisti democratici – riporta il Washington Post – hanno accusato il rapporto di essere poco chiaro in merito alla catastrofe umanitaria in corso a Gaza. I conservatori invece lo hanno bollato come l’ultimo esempio di come il Presidente sta cercando di mettere in pericolo un alleato chiave americano nel mezzo di una guerra.

Valichi chiusi e cibo paracadutato

E mentre si prepara l’operazione in direzione Rafah di Israele, che ieri ha ordinato l’evacuazione del centro della città, l’Egitto, Giordania e Emirati Arabi Uniti hanno effettuato lo sgancio di tonnellate di aiuti umanitari dagli aerei su Gaza, in particolare sulle zone meno accessibili della Striscia. Le forze armate egiziane hanno appena fatto sapere di avere paracadutato gli aiuti, mentre secondo la Mezzaluna rossa del Cairo non c’è alternativa che la riapertura dei valichi terrestri da parte di Israele. Nemmeno il molo costruito dagli Stati Uniti lungo la costa palestinese potrebbe assicurare la stessa movimentazione di generi di prima necessità e di persone.

Torna la guerra mediatica

A Hamas ora non resta che la guerra psicologica, cinica e mediatica. Ieri ha diffuso un nuovo video di propaganda che mostra un ostaggio israeliano, che si identifica con il nome di Nadav Popplewell, 52 anni. Poi le Brigate Qassam, hanno rivelato che Popplewell è morto per le ferite riportate in un raid aereo israeliano che risalirebbe a più di un mese fa. Il gruppo terroristico ha anche affermato che presto pubblicherà ulteriori informazioni o filmati. Mentre l’intelligence israeliana continua la caccia ai leader dei miliziani: sembra convinta che il leader di Hamas, Yahya Sinwar, non si nasconderebbe a Rafah, dove è in corso l’operazione mirata proprio a dare la caccia ai terroristi rimasti liberi o in vita, bensì potrebbe trovarsi nei tunnel dell’area di Khan Yunis. Dopo l’uccisione del vice comandante dell’ala militare di Hamas, Marwan Issa, considerato il leader numero 3 del gruppo terroristico a Gaza, Israele è alla caccia ossessiva di Sinwar e del suo vice, il capo dell’ala militare Mohammed Deif. I due si nasconderebbero nell’ultima ragnatela di tunnel che sono, appunto, nell’area di Khan Younis.

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