domenica, 22 Dicembre, 2024
Economia

Confcooperative: tassi e inflazione hanno bruciato 693mld di ricchezza finanziaria delle famiglie

Il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, ha commentato il focus Censis-Confcooperative sui tassi d’interesse ribadendo che “La Bce sta provando a contrastare l’inflazione e a difendere l’euro dalla svalutazione rispetto al dollaro attraverso l’aumento dei tassi di interesse. Questa politica monetaria, però, rappresenta una tassa sul macinato per famiglie e imprese. L’impennata dei tassi di interesse e l’inflazione hanno bruciato, infatti, 693 miliardi di ricchezza finanziaria delle famiglie. E lo scorso anno il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto di 100 miliardi: almeno 3.800 euro a famiglia su base annua”.   L’impatto sarebbe stato molto più pesante senza gli interventi governativi. Nelle analisi operate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio l’ammontare delle misure a favore di famiglie e imprese e di contrasto all’inflazione ha raggiunto i 119 miliardi (5,6 miliardi nel 2021, 70 miliardi nel 2022, 35,1 nel 2023 mentre altri 8,2 miliardi avranno corso nel prossimo biennio 2024-2025). L’esito combinato di inflazione e tassi di interesse si aggiunge alla riduzione in termini reali della ricchezza netta delle famiglie che registrano un saldo tra le consistenze attive e quelle passive inferiore di quasi 700 miliardi nel 2022 rispetto all’anno precedente (-14,4%).   Sono notevoli i cambiamenti nei comportamenti di spesa delle famiglie alla luce dell’aumento dei tassi d’interesse. Questi ultimi hanno avuto un incremento superiore ai 200 punti base nel caso delle nuove operazioni per acquisto di abitazioni e di oltre 300 punti nel caso di nuove operazioni di finanziamento delle imprese. In sostanza, il tasso medio sul totale dei prestiti è passato dal 2,21% di giugno 2022 al 4,25% di giugno di quest’anno, sempre a seguito dei continui rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Bce negli ultimi 12 mesi. In termini reali fra il 2021 e il 2022 la diminuzione del potere d’acquisto, corretta con l’inflazione passata, è superiore ai sette punti percentuali. In termini assoluti, il reddito lordo disponibile delle famiglie si riduce di ben 100 miliardi, in media almeno 3.800 euro a famiglia. Il clima avverso rispetto alle decisioni di acquisto e di investimento da parte delle famiglie è confermato dall’andamento del mercato immobiliare in Italia. Secondo i dati diffusi dal Consiglio Nazionale del Notariato, rispetto allo scorso anno si registrerà una riduzione del 17,1% delle compravendite di case fra privati e del 2,5% delle compravendite delle seconde case fra privati.   In generale, per quanto riguarda i fabbricati abitativi il ridimensionamento delle decisioni di acquisto si attesta intorno all’11%. Tutto ciò comporterebbe un crollo del 10,1% delle richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni e del 9,6% nel caso in cui i mutui richiesti siano compresi fra i 50.000 e i 150.000 euro. Le imprese stanno incontrando nuove difficoltà nell’accesso al credito, sebbene ancora in maniera contenuta.   A marzo di quest’anno, rispetto a marzo dello scorso anno, i prestiti alle imprese del settore manifatturiero si sono ridotti dell’1,5% e nelle costruzioni dell’1,3%. Più ampia è la differenza che separa l’accesso al credito delle piccole imprese da quello delle imprese medio-grandi: per queste ultime la riduzione nel periodo è stato di sei decimi di punto, mentre per le prime ha raggiunto il 4,4%. Nel 2022, i dati di confronto con l’anno precedente indicano una situazione ancora non particolarmente definita: i prestiti erogati da società finanziarie, ad esempio, erano cresciuti del 5,1%, ed anche nel 2023 questi operatori hanno continuato a mantenere una variazione positiva nell’erogazione dei prestiti alle imprese.

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