“Improvvisazione, demagogia di destra e di sinistra, mancate iniziative diplomatiche, di sicurezza ed economiche. Italia ed Europa che non dialogano. L’immigrazione è solo l’inizio di un fenomeno caotico che ci metterà alle corde”.
Marco Patricelli storico, saggista, giornalista – il suo ultimo libro “L’Italia delle Sconfitte”, per Laterza è tra i più venduti -, non ha dubbi sui rischi che corre l’Italia: “Il fenomeno immigrazione è stato ampiamente sottovalutato, e si continuano a dare risposte improvvisate”, dice Patricelli ai microfoni de La Discussione, “la politica, da uno schieramento all’altro, non ha voluto o saputo affrontare le emergenze e dare risposte serie e severe.
Ci siamo cullati nella demagogia spicciola e oggi non sappiamo come uscirne”. Le responsabilità, per Marco Patricelli non è solo dell’Italia ma anche dell’Europa. “Non siamo riusciti a trovare un accordo con Bruxelles per diversi motivi anche culturali, mentre l’Europa ci ha lasciati soli e indifferenti. Io temo che senza un raccordo tra Stati e senza una politica comune l’Italia si troverà da sola a fronteggiare un fenomeno che è destinato a crescere”.
Finora si è parlato molto di immigrazione, di migranti morti, di barconi alla deriva, di porti chiusi ma per l’autore: “Dell’Italia delle sconfitte”, questo “parlare” ha prodotto solo una eclatante copertura mediatica. “Certo in politica magari serve tutto, ma i problemi chi li risolve?”, si chiede Patricelli, “si urla o ci si strappa le vesti a beneficio del circolo mediatico, tuttavia di serio e concreto finora non si è fatto quasi nulla”.
Su cosa bisogna fare Patricelli è pessimista, ricordavo che non ci sono ricette semplici. “Se vogliamo affrontare il problema dobbiamo capire se in Italia ci sono energie e risorse per incanalare questo flusso di immigrazione”, osserva lo storico, “in merito all’inserimento lavorativo degli immigrati bisogna tener pur conto che molti lavori gli italiani non vogliono più farli, ma stando alle condizioni economiche attuali.
Se invece guardiamo al tema più generale del sistema produttivo non possiamo dimenticare la lezione storica che arriva dagli Stati Uniti dove alla fine del 1800 e inizio 900, quando il sistema produttivo americano richiedeva più manodopera non si poteva accedere in quel Paese solo con la speranza che qualcuno era obbligato a darti una occupazione e un tetto, ma bisognava lavorare e anche duramente”.
Una soluzione comunque va progetta, l’Italia deve muoversi sul piano diplomatico, su quello della sicurezza e quello dell’economia. “Purtroppo vediamo che non c’è nessuna iniziativa coordinata su questi tre piani”, sottolinea infine Marco Patricelli, “se non riusciremo a riprendere la situazione in mano e sotto controllo, rischiamo di dover assorbire una massa di persone che non è specializzata in nessun lavoro, con problemi seri di inclusione e sicurezza sociale. Insomma potremmo anche uscire dal caos immigrati ma se c’è una volontà politica ad agire in modo concreto e razionale. Ma non mi pare, purtroppo, che stiamo andando in questa direzione”.