Un gruppo di archeologi italiani dell’Università dell’Insubria e dell’Università di Siena ha risolto un caso di omicidio particolarmente efferato a distanza di secoli. L’indagine è stata resa possibile grazie all’applicazione di tecniche scientifiche ultramoderne rivelando il terribile destino di un giovane guerriero ucciso a colpi d’arma bianca, sepolto tra l’XI e il XIV secolo nell’atrio della chiesa di San Biagio a Cittiglio, un piccolo borgo in provincia di Varese. Qui nel 2006 vennero riportate alla luce, insieme a importanti reperti archeologici, numerose sepolture antiche, risalenti a diverse epoche tra il IX e il XV secolo. L’inchiesta pubblicata dagli archeologi sulla rivista “Journal of Archaeological Science: Reports”, ricomponendo nel dettaglio la dinamica del crudele omicidio, riferisce gli ultimi terribili momenti del giovane assassinato.
Un corpo di un giovane uomo riportava evidenti segni di ferite “perimortem”, cioè avvenute nel momento della morte. Grazie a scansioni TC, ricostruzioni tridimensionali e microscopia digitale 3D, i ricercatori italiani hanno scoperto la dinamica di quelle peculiari ferite. Nella ricerca poi pubblicata si legge: “Il teschio mostrava quattro lesioni del cranio con margini netti e sezioni trasversali a V. L’individuo è stato colpito quattro volte in rapida successione e alle spalle, con un oggetto dritto e tagliente, compatibile con una lunga spada dell’epoca”. I quattro segni sul cranio del giovane, dell’età stimata tra i 19 e i 24 anni, rivelano una morte brutale frutto di una violenta aggressione. La ricercatrice all’Insubria Chiara Tesi, ha commentato:
“È stata una scoperta piuttosto inquietante, per le ferite che hanno portato alla morte di questo giovane uomo, probabilmente colto di sorpresa e privo di una efficace protezione al cranio” e, riferendosi al giovane, la ricercatrice ha aggiunto: “è stato colpito una prima volta con un colpo andato a vuoto che gli ha lasciato una lieve ferita di striscio, poi ha tentato la fuga dall’assalitore. È stato colpito in rapida successione con altri due colpi che hanno provocato l’asportazione di due “fette” di tavolato cranico. Poi, una volta a terra, il colpo di grazia, alla nuca”. Un omicidio avvenuto secoli fa che si rivela in tutta la sua violenza.
Secondo gli archeologi, i colpi inferti al giovane guerriero, dimostrano uno scontro violento tra uomini addestrati alla battaglia. Sul cranio della vittima, i segni di alcune vecchie ferite rimarginate parlano di una vita da guerriero, mentre la conformazione ossea è in grado di rivelare ulteriori dettagli sull’identità del giovane. “Il ragazzo ucciso era un arciere, per via della postura acquisita della spalla, era addestrato alla battaglia” hanno spiegano i ricercatori. Dalla posizione privilegiata della sepoltura, di fronte all’antico accesso alla chiesa, si può inoltre supporre che il giovane guerriero appartenesse a una famiglia di elevato stato sociale.