venerdì, 15 Novembre, 2024
Editoriale

Le strade di Roma, un cimitero diffuso

Le strade di Roma sono diventate un cimitero diffuso: dappertutto lapidi che ricordano vite volate via, fiori che mandano i propri colori e profumi ad inseguire anime che se ne sono andate troppo presto.

È una grande tristezza, in quella che era la patria della grande bellezza.

Nel 2019 ci sono stati circa 25.000 incidenti stradali, con 120 morti.

Ma di questo pare non importi nulla a chi governa la città.

La capitale, anche nel settore della sicurezza stradale, è abbandonata a se stessa. Si ripetono ad ogni funerale i pianti e le retoriche vuote di un potere pubblico incapace di intervenire per fronteggiare quella che è davvero una grande emergenza.

Le cause degli incidenti sono tante: le buche, l’asfalto sconnesso, la scarsa illuminazione, la carenza di segnaletica adeguata, l’assoluta mancanza di controlli e i comportamenti superficiali e irresponsabili di chi ormai usa l’auto, le moto e i motorini come proiettili impazziti scagliati nel caos di un traffico demenziale.

Eppure qualcosa si può e si deve fare.

Il Comune dovrebbe migliorare la viabilità eliminando le buche, stendendo asfalto laddove esistono piccole montagne russe che fanno perdere aderenza alle ruote, regolando il traffico con segnaletica adeguata ma soprattutto aumentando i controlli.

Già i controlli.

In tutte le città europee il rispetto dei limiti di velocità è affidato a sistemi molto efficienti di autovelox fissi, “segnalati con evidenza” come vuole questa assurda teoria italica per cui ti devo dire che sto per controllarti… e frequenti monitoraggi di massa sul consumo di alcool e droghe.

A Roma, no. Le strade sono diventate autodromi in cui ognuno scarica i cavalli dei propri motori, orgoglioso di mostrare quanto il suo sia più potente di quello degli altri. Moto e motorini hanno licenza di muoversi come credono sorpassando a destra, infilandosi di qua e di là. Passare con il rosso è diventata un’abitudine e una dimostrazione di abilità e non di vigliaccheria criminale.

E che dire dei poveri pedoni che ogni volta che attraversano sulle strisce si raccomandano l’anima a Dio e ringraziano tremanti coloro che si fermano come se facessero loro un favore.

Non si può più continuare così.

È triste e doloroso dirlo, ma la Polizia di Roma Capitale sulle strade non c’è mai. E dove dovrebbe stare se non sulle strade? E non solo per elevare giustamente multe ma soprattutto per regolare il traffico, effettuare frequenti posti di blocco, far rimuovere auto che ostruiscono la visuale ad incroci e nelle curve e via di questo passo.

Ci sono strade in cui è praticamente impossibile rispettare il limite di 50 kmh perché tutti sfrecciano a 100 kmh e ti vengono addosso. Eppure riempire la città di autovelox fissi non è così complicato. I controlli mobili sono praticamente inutili, servono a fermare solo i primi che arrivano, poi tutti rallentano per quei 20 metri che sono nell’occhio delle telecamere e poi di nuovo giù col pedale dell’acceleratore.

Siamo dominati da un’incoscienza collettiva e dall’inettitudine di chi ha il potere e il dovere di prendere decisioni e invece se ne lava le mani, mani che il sangue di tante vittime riempie di vergogna e disprezzo.

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