lunedì, 16 Dicembre, 2024
Economia

Confcommercio: persi 80 mila negozi ma in 500 mila resistono. Bella: nelle città straordinaria presenza

Se i negozi in sede fissa sono calati di 80mila unità, “è pur vero che ne sono sopravvissuti 500mila nonostante la pandemia”. È il calcolo e la teoria della Confcommercio a dimostrazione che il tessuto del terziario, malgrado le crisi avverse, rimane forte. A discuterne sono stati il vicepresidente di Confcommercio, Giovanni Da Pozzo, e il direttore dell’Ufficio Studi confederale, Mariano Bella che hanno animato un confronto sul tema: “Lo sviluppo urbano sostenibile e gli impatti su commercio e servizi”, tenuto nella “Green Talk 2022” della RCS Academy, dedicata a “Rigenerazione urbana e smart city”. Riferendosi ai dati sull’evoluzione del tessuto commerciale delle città negli ultimi dieci anni, il direttore dell’Ufficio Studi ha sottolineato che “il settore tiene ed è vitale”. “E se riduzione c’è stata”, evidenzia Bella, “questa
è certo dipesa dal fatto che “viviamo in stagnazione da 20-25 anni, con i consumi pro capite che nel 2022 sono uguali a quelli del 1999”, e dall’impatto del commercio elettronico (“marginale, ma non irrilevante”), ma anche dal fatto che “i negozi stanno diventando un po’ meno piccoli perché cercano di essere più efficienti”.

Popolazione residente

La conseguenza di tutto ciò, per Bella, è che “le nostre città non sono spacciate: se nell’ultimo decennio attività come i negozi di mobili e le stazioni di servizio sono inesorabilmente state allontanate dai centri
storici, c’è stata nel contempo una forte crescita di alimentari, tabacchi, farmacie, hotel e ristoranti dimostrando che un centro storico solo per turisti alla fine non dura a lungo, serve comunque una struttura di offerta commerciale per la popolazione residente”.

Democrazia e commercio

Il vicepresidente di Confcommercio Giovanni Da Pozzo ha sottolineato da parte sua che la rigenerazione urbana, “ha un effetto democratico e il commercio deve essere coinvolto in questo processo perché, come abbiamo visto durante il lockdown, ha un valore non soltanto economico ma anche sociale: senza negozi cosa sarebbero le città?”. Dopo aver suggerito di rivedere tra qualche anno i dati illustrati da Bella (“la pandemia ha riportato al centro le città, ci sarà un effetto sul modello di consumo con la redistribuzione delle attività”), Da Pozzo ha concluso ricordando “l’importanza dell’economia terziaria delle città, un valore che va al di là del dato economico”.

 

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