lunedì, 18 Novembre, 2024
Società

Un 25 aprile col pensiero agli anni ’43-48

La data del 25 aprile è entrata nel cuore e nella mente degli italiani sin dal 1945 per suggellare la fine del nazifascismo nel nostro Paese, durato un ventennio, dal 31 ottobre 1922, con la marcia su Roma, al 25 luglio 1943.

Venne scelta dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) – organizzazione politica e militare, con ramificazioni sul territorio nazionale, che si era costituito a Roma all’indomani dell’8 settembre del 1943 allo scopo di opporsi al fascismo e all’occupazione nazista in Italia – per ricordare l’appello per l’insurrezione armata della Città di Milano, sede del Comando partigiano. Prima delle elezioni del 2 giugno 1946 – referendum istituzionale tra monarchia e Repubblica – i CLN vennero spogliati di ogni funzione e poi sciolti il primo giugno del 1947.

Il periodo dall’8 settembre del 1943, data dell’armistizio, fino all’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica – primo gennaio 1948 – per non dire fino alle elezioni politiche del 18 e 19 aprile 1948, è stato caratterizzato da numerosi eventi di vario genere, con effetti devastanti sotto l’aspetto sociale, politico, economico e di perdite umane, come i numerosi scritti e testi di storia ci hanno tramandato.

Nel ventennio fascista sono evidenti le tracce dei provvedimenti autoritari tra cui l’abolizione della libertà di stampa, lo scioglimento di tutti i partiti e la nascita dell’unico Partito Nazionale Fascista, nonché la costituzione del Tribunale speciale e la reintroduzione della pena di morte e le stesse leggi razziali fasciste.

I fatti bellici iniziano nell’ottobre del 1935 con l’aggressione all’Etiopia ed a novembre già la Società delle Nazioni promulga, per tale motivo, le sanzioni economiche contro l’Italia che nel 1939, con proprie truppe, occupa l’Albania e il 10 giugno del 1940 dichiara guerra all’Inghilterra e alla Francia che dopo pochi giorni firma un trattato di pace con l’Italia e la Germania.

Ne segue il “Patto Tripartito” il 27 settembre tra Germania, Italia e Giappone, con cui i tre Stati si impegnano a prestarsi aiuto reciproco in caso di attacco; così quando nel 1941 il Giappone dichiara guerra agli Stati Uniti, in virtù di tale patto, vi si associano Germania e Italia che intanto aveva occupato con scarsi risultati anche la Grecia.

Solamente con lo sbarco alleato in Sicilia, il 10 luglio del 1943, il fascismo si avvia al declino ed il 3 settembre il governo Badoglio firma l’armistizio con gli alleati, promettendo la resa incondizionata dell’Italia.

In seguito, dopo convulsi anni di agitazioni ed aggressioni, il 10 febbraio del 1947 veniva, finalmente, firmato a Parigi il Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze alleate ed associate di cui al D.lgs.c.p.s. (Decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato) 28 novembre 1947, n. 143. Il trattato di pace vedeva da una parte tutti gli Stati e Nazioni belligeranti, tra cui l’Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, la Repubblica Sovietica Socialista di Bielorussia, la Repubblica Sovietica Socialista d’Ucraina, gli Stati Uniti d’America, la Cina, la Francia e l’Italia dall’altra parte.

La situazione interna e internazionale ancora nella primavera del 1947 era dominata dai conflitti più aspri tra cui inflazione galoppante con un conseguente aumento del costo della vita, la mancanza di materie prime, di beni di prima necessità e medicinali a cui rispose, provvidenzialmente, l’America con il Piano Marshall, anche per la ricostruzione del Paese avendo la guerra distrutto edifici ed infrastrutture.

La contropartita fu la garanzia di condizioni particolari per la formazione della compagine parlamentare e governativa a seguito delle prime elezioni politiche post Costituzione del 18 e 19 aprile 1948, primo Parlamento legittimamente e democraticamente eletto, col significativo contributo della Chiesa cattolica.

Presidente del Consiglio permane Alcide de Gasperi e Presidente della Repubblica, il 12 maggio al quarto scrutinio con 518 voti, viene eletto Luigi Einaudi.

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