venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Padri del Terzo millennio in cerca di spazio-tempo per figli

Lo psichiatra Vittorino Andreoli sostiene che “Un conto è generare, un conto è essere padre”. Tale ruolo, in effetti, è esercitato e vissuto da ogni padre in modi diversi, anche in virtù delle classi sociali di appartenenza e di fattori caratteriali.

Vi sono, infatti, padri che instaurano con la prole un rapporto consapevole del loro delicato ruolo, basato sulla protezione, sull’assistenza e sul dialogo con autorevolezza, somministrando fiducia e sicurezza. C’è anche, però, il padre che rimane distaccato dai figli, con atteggiamenti autoritari, burberi o violenti, con inevitabili conflitti di vario genere.

I padri del terzo millennio, comunque, vivono sicuramente molto diversamente dei loro predecessori che hanno assaporato le guerre, sofferto la fame, affrontato disagi abitativi, scarsa cura della persona, della salute e poca cultura.

Anche la loro prole, immancabilmente, ha vissuto, di riflesso, le medesime difficoltà ed analoghe carenze, comprese quelle affettive: si era costretti a diventare prestissimo maturi ed utili alla famiglia aiutando la mamma a gestire i fratellini minori o il papà ai piccoli e leggeri lavoretti agricoli.

A quei tempi le famiglie erano numerose. I figli d’ambo i sessi dormivano nella stessa stanza e, spesso, anche nell’unico letto.

Ora i genitori vivono altra quotidianità, con problemi di altro tipo, benché le famiglie non sono numerose: uno, due o tre figli al massimo.

L’abitazione è il luogo dal quale si va via al mattino e vi si ritorna alla sera. La prole trascorre la giornata, a seconda dell’età, tra asilo nido, scuola dell’infanzia ed elementari a tempo pieno; mentre ai più grandi d’ambo i sessi toccano le varie attività aggiuntive quali: scuola calcio, danza, piscina, palestra, musica, corsi di lingue ed altro.

I genitori, normalmente, lavorano entrambe per necessità o per scelta di vita in base alle professionalità acquisite. Spesso il padre svolge lavori lontano dal domicilio coniugale e raggiunge la famiglia anche una volta a settimana o al mese, non considerando casi specifici di attività lavorative che obbligano periodi ancora più lunghi lontani da mogli e figli.

Al riguardo il nostro ordinamento giuridico riconosce al padre, alla madre ed alla prole una serie di diritti e di doveri, elencati nel libro I, “Delle persone e della famiglia” del codice civile (R.D. n. 262 del 1942) che,  con i suoi 455 articoli, sancisce, nei dettagli, il rapporto tra genitori e figli, a seguito della riforma del diritto di famiglia (legge del 1975 nr. 151), alla luce dei principi costituzionali.

In precedenza predominava la figura paterna in maniera rilevante, tanto da sbilanciare enormemente sia il rapporto tra la coppia e sia quello verso la prole.

In seguito – però – con l’affermarsi di altri legittimi diritti, specie a favore della donna e della prole, è entrata in crisi la struttura della famiglia tradizionale, alla quale si sono affiancate o sovrapposte convivenze di fatto, unioni civili tra persone dello stesso sesso, separazioni e divorzi, rendendo più complessi e delicati gli equilibri.

A farla da padrona è anche la parità nell’ambito lavorativo uomo-donna, le cui occupazione di cariche di vertice o di elevata responsabilità impongono pure alla donna ulteriori impegni lontano dalla prole.

Soddisfare i bisogni materiali, morali e affettivi dei figli, a distanza, nell’età della crescita, non è impresa facile, venendo a mancare proprio quella guida sistematica e gli stimoli adeguati di cui un bambino ha bisogno di ricevere dai genitori.

Non sempre i provvedimenti del giudice, quando richiesto, riescono a far colmare le carenze denunciate o a superare gli ostacoli frapposti, benché la Costituzione dispone che: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio”. (art.30)

“La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.

Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. (art.31)

È difficile, comunque, che principi costituzionali, norme giuridiche o sentenze possano creare genitori modelli per donare ai figli affetto, conforto, protezione, guida costante e spensieratezza, farciti da calore ed amore, anche a distanza.

Un modello di padre lontano e fuori dalla famiglia, nel tempo e nello spazio, è sicuramente quello dell’uomo politico Antonio Gramsci che intessette, durante la detenzione dal 1929 al 1936, anche col figlio mai conosciuto, un intenso dialogo educativo e di guida premurosa attraverso le sue “Lettere dal carcere”.

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