domenica, 17 Novembre, 2024
Il silenzio delle parole

Libertà e sacralità del fine vita

Sono pochi gli autori che torneranno frequentemente a farci visita in questa rubrica. Nel campo della spiritualità uno di questi è Vito Mancuso, teologo post-cristiano del dissenso – così lui ama autodefinirsi – e autorevole riferimento culturale e spirituale di un agnostico come me. Si, perché il Cristianesimo è per me un riferimento, seguo l’insegnamento del Dalai Lama, a seguito di un inelegante diniego di incontro a Roma da parte di Papa Benedetto XVI – in salsa cinese ma anche di debita distanza dal competitor mistico-religioso – una dichiarazione rilasciata soltanto poche ore dopo quel diniego tutto politico. Con consueta eleganza ed equilibrio sostenne che «è bene che le donne e gli uomini cerchino il rapporto con il divino all’interno della formazione religiosa ricevuta da piccoli, quella che segna per sempre e accompagna per la vita» (le parole non sono testuali ma assai vicine al significato).

Commoventi parole di un 43enne tetraplegico (primo malato ad aver ottenuto recentemente il via libera al suicidio assistito in Italia) pronunciate durante il suo intervento al XVIII congresso dell’Associazione Luca Coscioni: «Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni e condannarmi a una vita di torture».

E sul tema, in materia di fine vita, voglio tornare ad alcune considerazioni contenute nel bel libro di Vito Mancuso La vita autentica, e su un’intervista rilasciata dallo stesso autore, a dicembre scorso, in un’intervista a La Stampa.

La materia è vasta, mi limiterò ad uno stralcio di considerazioni del Mancuso, contenute nella suddetta intervista e ad una mia considerazione finale: “Il principio dell’autodeterminazione non è in contrasto con la dottrina cattolica … la vita è sacra, ma solo se è libera … Non esiste persona che non voglia vivere. L’istinto di sopravvivenza è la forza più radicata che esista. … (Chi) giunge a volere il suicidio assistito non è perché vuole morire, ma perché vuole vivere, vivere anche la sua morte. Questo è decisivo da capire. La morte è inevitabile, ma la si può affrontare da persona consapevole anche in condizioni fisicamente drammatiche … Esiste una logica dentro cui l’umanità vive che si chiama evoluzione, processo, trasformazione. Quindi penso che oggi l’esercizio dell’etica nel nostro tempo non possa prescindere dall’autodeterminazione su sé stessi, che tra l’altro, come ricordava Hans Kung, non è in contrasto con la dottrina cattolica … La Chiesa purtroppo su una serie di questioni di morale individuale e prima ancora di diritti umani non ha sempre brillato per essere all’avanguardia. Proprio la Chiesa che dovrebbe essere trainante e illuminante nella cura della vita cosciente e libera … È la coscienza, … secondo il Concilio Vaticano II … il vero e proprio luogo in cui lo spirito di Dio parla all’uomo, una specie di santuario che ogni essere umano ha dentro di sé. … Quindi penso che i cattolici siano chiamati a essere fedeli alla retta coscienza. E che cosa sia giusto o sbagliato quando si tratta dell’esistenza fisica gravemente sofferente lo può giudicare solo chi è nella situazione concreta. … (La) vita … non è solo esistenza biologica, ma è anche spirituale. E allora che cos’è … sacro e inviolabile? La coscienza, che è l’espressione dell’anima spirituale, che si determina a volte anche contro la vita biologica, contro il proprio corpo. … manifestazione di libertà, che deve essere altrettanto inviolabile. … il rispetto della sacralità della vita deve essere così alto da portare al rispetto della decisione di ogni singolo essere umano, soprattutto quando attiene alla sua esistenza segnata dal dolore atroce a causa di una malattia irreversibile”.

La vita autentica si costruisce dunque su due valori fondamentali: la libertà e la sacralità.

L’incontro della persona umana con il sacro deve essere libero, e senza libertà non c’è anima libera che possa incontrare il sacro nella sua più piena espressione, il sacro appartiene a quell’anima determinata non ad un corpo biologico, non ad un corpo di regole astratte, non alla volontà mondana di un’istituzione religiosa. Tutte le scelte di vita ma soprattutto quelle sul fine vita compiute nel profondo dolore non possono prescindere da questi fondamentali. L’assenza di libertà comprime la persona umana e la sua anima fallisce la pienezza dell’incontro con il sacro.

Pensieri e parole di un teologo cristiano riconosciute da un agnostico.

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