Importazione di grano, l’Italia sempre più esposta ai venti di guerra di una crisi Russia-Ucraina. Nel report giornaliero su import e borse c’è da registrare il clamoroso salto dei prezzi, in meno di una settimana l’aumento del grano è stato quasi del 10%. Una crescita che innesca tensioni sul mercato alimentare e il rischio di carestie.
I dati sono presenti in uno studio della Coldiretti sull’andamento delle quotazioni al Chicago Board of Trade (Cbot) punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole. Si tratta di previsioni che sono scaturite anche in seguito all’incontro del leader russo Vladimir Putin con i principali operatori economici italiani attivi nel Paese, nel settore bancario, energetico e della pasta.
Italia in deficit
“L’ Ucraina”, sottolinea la Coldiretti, “oltre ad avere una riserva energetica per il gas ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per
l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo). In particolare la Russia”, precisa la Confederazione, “è il principale
Paese esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto, con la preoccupazione che le tensioni tra i due Paesi possano bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali che ha fatto impennare i listini, già sui livelli di massimo storico con effetti sull’inflazione”. Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti. “Nel 2021”, riferisce la Coldiretti, “ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia che peraltro ha già annunciato di limitare dal 15 febbraio al 30 giugno prossimo le proprie esportazioni di grano”.
Grano e gas
L’emergenza per l’Europa si estende dunque dal gas ai prodotti agricoli con i prezzi dei cereali che lo scorso anno secondo gli ultimi dati della Fao hanno raggiunto nel 2021 il livello annuo più alto degli
ultimi dieci anni, con aumento medio del 27,2 % rispetto al 2020 con rincari che vanno dal 44,1% del mais al +31,3% del grano. “Con la pandemia da Covid”, continua la Coldiretti, “si è aperto infatti uno
scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione”.
Listìni volatili
“Una situazione che”, rileva la Coldiretti, “sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è
fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per
l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri”.
Aiuti all’agricoltura
“Nell’immediato”, osserva il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, “occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime anche alla base
dell’alimentazione animale. Il Pnrr è fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale e noi siamo pronti per rendere l’agricoltura protagonista utilizzando al meglio gli oltre 6
miliardi di euro a disposizione per superare le fragilità presenti, difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero”