sabato, 27 Aprile, 2024
Attualità

Cgil-Cisl-Uil: bene il Pnrr ma noi esclusi dalla Governance

Sindacati insoddisfatti del metodo di approvazione del Piano Draghi. Si sentono esclusi dalle scelte, dalla discussione sui singoli capitoli. Per Cgil, Cisl e Uil non c’è stato confronto e chiedono il coinvolgimento nella Governance dei progetti. Del Piano apprezzano la portata economica e l’impegno a risollevare l’Italia, a puntare su occupazione, infrastrutture, la riconversione Green e la digitalizzazione, ma i temi andavano discussi.”Per queste ragioni Cgil, Cisl, Uil considerano inadeguato il confronto finora avuto con il Governo in ordine alla definizione delle priorità strategiche, degli obiettivi e delle risorse del Piano stesso”, sottolineano in una nota.”In primo luogo”, osservano le tre Confederazioni, “si segnala che nel Piano è stato predisposto uno schema di governance interistituzionale, a più livelli. In questo modello il ruolo delle Organizzazioni Sindacali non è esplicitato adeguatamente, né sono definiti e garantiti livelli di negoziazione, di confronto preventivo e di monitoraggio né sugli investimenti né sulle riforme”.

 

NECESSARIO UN CONFRONTO PREVENTIVO

Cgil, Cisl e Uil avanzano la proposta che le sei missioni, le sedici componenti e le tre azioni trasversali, diventino oggetto costante di confronto preventivo e di monitoraggio della Governance partecipata, “con il coinvolgimento sostanziale e non formale del Sindacato Confederale”. “Coinvolgimento”, fanno presente i sindacati, “che, con riferimento all’efficacia delle tappe in successione del cronoprogramma, al rispetto degli obiettivi generali e intermedi attesi con riferimento all’impatto economico, occupazionale e sociale, deve avvenire ad ogni livello attraverso approfondimenti strutturati e programmati sulle singole questioni, ben oltre la mera informativa”. Per Cgil, Cisl e Uil il mancato confronto significa anche limitare la portata del Piano e del suo impatto nella realtà. “Ciò vale soprattutto per le Riforme che riguardano i temi del lavoro e dell’occupazione, della pubblica amministrazione, della semplificazione, della concorrenza, delle politiche industriali e delle infrastrutture, dell’istruzione e formazione, della giustizia, del fisco, delle pensioni, della sanità e delle politiche sociali”.

Le Confederazioni chiedono che le riforme previste siano condivise a partire da quella fiscale, “sia complessiva e ispirata al principio della progressività e del contrasto alle disuguaglianze”. Sul rapporto tra gli investimenti previsti dal Piano e le imprese,Cgil, Cisl e Uil sostengono, la necessità che tutti gli interventi, debbano prevedere alcune condizionalità prioritarie. “La realizzazione di incrementi occupazionali, in particolare per giovani e donne”, elencano i sindacati, “il riequilibrio delle diseguaglianze sociali e territoriali a partire dal Mezzogiorno. L’applicazione dei contratti collettivi sottoscritti con le organizzazioni sindacali”. A queste richieste si aggiungono le garanzie di trasparenza e legalità e di contrasto al lavoro nero e alla logica del massimo ribasso negli appalti, e la realizzazione di investimenti sui temi della salute e sicurezza.

“Serve una governance che assegni anche alle rappresentanze sociali un ruolo attivo nelle fasi di attuazione degli interventi”, sollecita il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, “questo, per noi, vuol dire concertare il cambiamento, assumendo responsabilità vera nella modernizzazione del Paese dentro una cornice di Patto Sociale per la crescita, il lavoro, l’innovazione e la coesione sociale”.

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