“Ci separa da quel tragico avvenimento un anno che non è trascorso invano. Un progetto di nuovo ponte, lineare, solido e bellissimo, è pronto e già sono stati avviati lavori per la sua costruzione. Il nuovo ponte sarà in grado di ricucire, anzi, per usare un termine caro a Piano, di ‘rammendare’ la ferita inferta dal crollo, riconnettendo una città spezzata, non solo materialmente, in due.
Rammendare non significa cancellare. Il nuovo ponte ricorderà per sempre quelle vittime innocenti, sepolte dalle macerie di una tragedia, causata dall’uomo, che si poteva e doveva evitare. Nulla può estinguere il dolore di chi ha perso un familiare o un amico a causa dell’incuria, dell’omesso controllo, della colpevole superficialità, della brama di profitto”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera al Secolo XIX nel primo anniversario del crollo del ponte Morandi, a Genova.
“Di quei convulsi e angoscianti giorni dell’agosto del 2018 ricordo lo strazio composto dei familiari, una città attonita, smarrita ma non sconfitta, lo straordinario e generoso sforzo dei soccorritori, il grande fiume della solidarietà che si mise immediatamente in moto, dall’Italia e dall’estero – aggiunge Mattarella -. Ci furono, è vero, anche polemiche, in parte giustificate dalla gravità dell’accaduto; altre, evitabili, dettate da un desiderio di strumentalizzazione”.
“Ma non offuscarono l’immagine reale di un Paese unito e solidale di fronte al grido di giustizia, verità e riscatto dei genovesi. Fu ben chiaro, in quei frangenti difficili, che la tragedia di Genova era la tragedia dell’Italia intera e che tutta l’Italia si stringeva, in un abbraccio ideale, attorno a Genova e ai genovesi – spiega il capo dello Stato -. Tornare a Genova, il 14 agosto di quest’anno, vuol dire innanzitutto, per me, fare memoria, dolorosa e composta, delle quarantatré persone che rimasero uccise dal crollo del Ponte Morandi e per ribadire la vicinanza e la solidarietà della Repubblica italiana alle loro famiglie.
Ognuna di esse aveva una sua storia, una sua provenienza geografica, un universo di relazioni e di affetti, un volto, un nome. Nel loro nome dobbiamo pretendere che la giustizia vada fino in fondo, senza remore, svelando responsabilità e sanzionando colpevoli. Nel loro nome, dobbiamo lavorare per mettere a nudo fragilità, pecche e rischi del nostro sistema infrastrutturale e per modernizzare il meccanismo dei controlli, rendendolo sempre più efficace. Perché tragedie come quella del ponte Morandi non debbono ripetersi mai più”.
“La presenza, oggi, delle più alte istituzioni a Genova ha il significato di testimoniare unanime sostegno, non solo a parole, a una città e alla tenacia e al coraggio dei suoi abitanti, che hanno diritto alla rinascita economica e sociale attraverso lo sviluppo di una rete di infrastrutture e servizi capace di accompagnarne ed esaltarne lo spirito imprenditoriale.
E di ricordare che tra le più grandi risorse del nostro Paese, quelle che lo hanno fatto grande e apprezzato nel mondo, ci sono la generosità e la solidarietà dei suoi abitanti. Virtù civiche, iniziativa, inventiva, a Genova non mancano, ma esse vanno sostenute con decisione a tutti i livelli: comunale, regionale e nazionale. Anche a Genova, così come in ogni parte del territorio colpito da calamità o da incidenti, si gioca il prestigio della Repubblica e la sua capacità di essere realmente una comunità nazionale. (Italpress)