domenica, 22 Dicembre, 2024
Salute

Malattie oncologiche. Brusaferro (Iss): “Nuovo studio sui tumori, ora si può battere la malattia”. Ricerca europea: i dati di guarigioni su 32 tipi di tumore

“Questo studio è una bussola importante in tema di oncologia”. Parola del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Ecco una buona notizia che arriva dal tumultuoso fronte sanitario: il 51% delle donne e il 39% degli uomini europei che hanno avuto un tumore guariscono e in meno di 10 anni le persone guarite tornano ad avere un’attesa di vita simile a chi non si è ammalato. Questo accade per i tumori della tiroide, del testicolo, dello stomaco, del colon retto, dell’utero e per il melanoma.

Sono i principali risultati dello studio sulla probabilità di guarire dopo una diagnosi di cancro condotto a partire dai dati di Eurocare su 32 tipi di tumori in Europa. Lo studio rientra nell’ambito del programma Eurocare, attivo da oltre 30 anni sotto la responsabilità dell’Istituto Superiore di Sanità e della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ed è stato condotto grazie al supporto dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc), della Commissione Europea, di Cariplo e della Compagnia di San Paolo.

I risultati dell’indagine finale coordinata dal Centro di Riferimento Oncologico (Cro) di Aviano sono stati pubblicati sulla rivista internazionale “International Journal of Epidemiology”.

“Le stime di guarigione dal tumore presentate dallo studio sono da ritenersi prudenti”, sottolinea Silvia Francisci, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità a Roma e corresponsabile dello studio, “è ipotizzabile, infatti, che le persone con diagnosi successive al 2007 abbiano una probabilità di guarire maggiore di quanto documentato da questa ricerca”.

“Si tratta, infatti, di indicatori misurati grazie ai dati su oltre 7 milioni di pazienti raccolti in 17 Paesi Europei dal 1990 al 2007 e seguiti per almeno 18 anni”, fa presente Francisci, “Questi indicatori, calcolati per la prima volta in modo sistematico a livello europeo per tipo di tumore, per sesso e per gruppi di età, letti congiuntamente, restituiscono lo stato dell’arte sulla capacità dei sistemi sanitari e delle moderne tecnologie di affrontare e sconfiggere, in un’ottica di guarigione, le numerose forme di malattie neoplastiche”.

Di progressi e di impegno a non abbassare la guardia nella lotta alle malattie oncologiche parla Silvio Brusaferro.

“Questo studio è una bussola importante in tema di oncologia”, dice il Presidente dell’Iss, “ci racconta di progressi significativi in questa malattia e mostra contemporaneamente come sia necessario non distogliere l’attenzione dalle patologie oncologiche neppure in questo momento di emergenza sanitaria. Anche in questi mesi è importante”, esorta il Presidente dell’istituto superiore della sanità, “dare continuità a tutti i programmi di screening e ai percorsi di cura”.

“Attraverso lo studio”, rivela Luigino Dal Maso, epidemiologo del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano e coordinatore dello studio, “si è osservato che, in 10 anni, l’aumento della probabilità di guarire è stato di circa il 10% per la maggior parte dei tumori. Dopo 5 anni dalla diagnosi possono ritenersi “guarite” le persone a cui era stato diagnosticato un tumore del testicolo o della tiroide; dopo meno di 10 anni le persone con tumori dello stomaco, del colon retto, dell’endometrio e il melanoma. La maggior parte delle persone con tumori della prostata o della mammella non morirà a causa del tumore, anche se saranno necessari oltre 10 anni dalla diagnosi perché la loro attesa di vita raggiunga quella di chi non ha avuto un tumore. Lo studio evidenzia che sono molti i tumori dai quali si può guarire, non solo essere curati”.
“Le analisi presentate”, fa presente Roberta De Angelis ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità e membro della direzione scientifica di Eurocare, “completano il quadro delle pubblicazioni Eurocare-5 che documentano progressi e criticità nella cura dei pazienti oncologici in tutta Europa. Migliorare le conoscenze sull’esito del percorso di cura, inclusa la guarigione, è un obiettivo qualificante della Joint Action sul Cancro della Commissione Europea iPAAC (Innovative Partnership for Action Against Cancer) che ha supportato lo studio. Ottimizzare l’uso dei dati raccolti dai Registri tumore Europei e promuovere la diffusione di indicatori affidabili sui sopravviventi a tumore rientra nelle attività iPAAC su Health Information, coordinate da ISS. Migliorare le evidenze scientifiche disponibili contribuisce a migliorare i servizi e a ridurre le diseguaglianze di accesso alle cure”. C’è poi un beneficio psicologico per i pazienti che non devono più considerare una malattia oncologica come l’ultima spiaggia.

“Lo studio suggerisce l’opportunità di non considerare più “irreversibile” l’esperienza di malattia tumorale”, spiega Diego Serraino, direttore della struttura di Epidemiologia Oncologica dell’Irccs Cro di Aviano e coautore del lavoro, “Sapere quali sono i tempi di guarigione per sesso, età dei pazienti e, soprattutto, tipo di tumore, offre ai clinici l’opportunità di calibrare meglio i loro interventi sui pazienti e consente anche ai decisori politici di organizzare l’assistenza oncologica nella maniera più efficace ed efficiente”.

In Europa, le persone con una pregressa diagnosi di tumore sono circa 25 milioni su una popolazione di 500 milioni di abitanti. Per i malati di cancro sapere da una rigorosa indagine epidemiologica che il 51% delle donne e il 39% degli uomini europei cui è stato diagnosticato un tumore sono destinati a guarire e conoscere il tempo necessario per raggiungere una aspettativa di vita simile a coloro che non hanno avuto un tumore, rappresenta una notizia di grande rilievo socio-sanitario.

“Ciò significa potersi riappropriare della propria vita e tornare a una condizione di normalità”, ricorda Francesco de Lorenzo, Presidente di Favo e Past President dell’European Cancer Patients Organisation (Ecpc), “Tuttavia una percentuale non indifferente di persone guarisce infatti con più o meno piccole disabilità e circa il 15% va incontro all’insorgenza di seconde neoplasie. È pertanto urgente e necessario che i Governi nazionali riconoscano concretamente che a tutte queste persone va assicurata una particolare sorveglianza socio-sanitaria attraverso percorsi ben definiti di prevenzione terziaria e, soprattutto, di riabilitazione non soltanto fisica, ma anche psicologica, sessuale, nutrizionale, insieme alle indispensabili tutele previdenziali e lavoristiche. Per questi motivi la Commissione Europea ha formalmente riconosciuto tale esigenza sia attraverso la Mission on Cancer, sia attraverso l’European Cancer Plan in corso di approvazione”.

Questi i dati, che però devono essere riportate all’età dei pazienti. Lo studio infatti evidenzia che per quasi tutte le forme neoplastiche, all’aumentare dell’età, oltre a calare la probabilità di guarigione, diminuisce il tempo di sopravvivenza di chi non guarisce. In tutti gli altri casi ossia con meno età le probabilità di guarire sono superiori all’80% per i pazienti europei con tumori del testicolo (94%), della tiroide (87% per le donne e 70% per gli uomini) e melanomi cutanei (86% nelle donne e 76% negli uomini).

Percentuali di guarigione superiori al 60% sono emerse anche per i pazienti con tumori dell’endometrio (76%), della mammella (66%), della cervice (64%) e della prostata (63%), oltre che per i pazienti con linfomi di Hodgkin (75% per le donne e 67% per gli uomini).

I pazienti con tumori dell’esofago, pancreas, fegato, polmone, sistema nervoso centrale (negli adulti), leucemie linfatiche croniche, mielomi hanno ancora probabilità di guarigione inferiori al 15%.
Il tempo per la guarigione, necessario affinché diventi trascurabile la morte per la malattia, è molto breve (1-2 anni) per la maggior parte dei tumori della tiroide, del testicolo e per i linfomi di Hodgkin diagnosticati nei giovani sotto i 45 anni di età. È pari a 5-10 anni per i pazienti con tumori dello stomaco, del colon retto, dell’utero e melanomi. Per le persone con tumori della mammella, della prostata e della vescica, il rischio di ripresa è esiguo ma ancora presente almeno fino a 15 anni dalla diagnosi e oltre la metà dei pazienti non morirà a causa della malattia. La maggior parte dei pazienti con linfomi, leucemie e mielomi sono esposti per il resto della loro vita a un rischio più alto di ripresa di malattia rispetto agli individui “sani”, anche se per una parte di questi pazienti la malattia convive molto a lungo con forme “croniche” o “asintomatiche”.
Per i pazienti che non guariscono dal tumore, l’attesa di vita varia mediamente da oltre 10 anni per le leucemie linfatiche croniche, difficili da guarire ma con cui si convive a lungo, a meno di 6 mesi per i tumori del fegato del pancreas del polmone e del sistema nervoso centrale nelle persone oltre i 65 anni di età. I pazienti di oltre 65 anni che non guariscono dopo tumori della mammella e della prostata vivono in media otre 5 anni dopo la diagnosi e l’aumento è stato di circa 1 anno nei 10 anni analizzati dallo studio.

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