Campi con un’alta intensità di produzioni agricole. Aree con coltivazioni con primizie e produzioni selezionate, eppoi colline, pianure, valli, tutto ciò che dovrebbe essere tutelato per il bene di tutti. Sono invece le aree dove questa estate hanno imperversato 500 incendi da nord a sud, per un’estate di fuoco per Italia con pesanti danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo.
È quanto emerge da una elaborazione di Coldiretti su dati del Dipartimento della Protezione civile nel periodo compreso dal 15 giugno a fine agosto. Con il caso dell’ultimo violento incendio che ha devastato l’area di Budoni in Sardegna in una estate 2020 dove il fuoco ha colpito dalla Puglia all’Emilia Romagna dalla Sicilia al Lazio, dalla Calabria alla Campania, dall’Umbria alla Basilicata, con migliaia di ettari bruciati, animali morti, alberi carbonizzati, oliveti e pascoli distrutti e fiamme che arrivano a lambire le città come la stessa Capitale Roma costringendo a intervenire anche dall’aria con canadair ed elicotteri oltre che sulla prima linea di terra con le squadre dei vigili del fuoco.
Il diffondersi dei roghi è favorito dalle alte temperature con il 2020 che è stato fino adesso di oltre un grado (+1,01 gradi) superiore alla media storica classificandosi al quarto posto tra i più bollenti dal 1800, sulla base dell’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr relativi ai primi sette mesi dai quali si evidenzia anche la caduta del 30% di pioggia in meno nonostante le ultime bombe d’acqua e grandine che hanno colpito il nord Italia. “L’evidente tropicalizzazione del clima”, spiega la Coldiretti, “oltre a favorire il verificarsi di eventi estremi che negli ultimi dieci anni hanno causato oltre 14 miliardi di euro di danni a produzioni e infrastrutture crea anche le condizioni per l’esplodere di roghi devastanti nelle aree dove la siccità colpisce con maggiore violenza”. Per la Confederazione l’estendersi degli incendi crea una situazione non solo di allarme ma di angoscia, in primo luogo perché a innescare le distruzioni sono le mani dei piromani.
“Quella del propagarsi dei roghi”, afferma la Coldiretti è una situazione angosciante che l’Italia è costretta ad affrontare perché se da una parte il 60% dei roghi è di origine dolosa, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, nella maggioranza dei boschi italiani non si trova più la presenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di 1/3 della superficie nazionale è coperta da boschi per un totale di 10,9 milioni di ettari”. “La corretta manutenzione”, sottolinea la Coldiretti, “aiuta a tenere pulito il bosco e ad evitare il rapido propagarsi delle fiamme in caso di incendi”. Al contrario i roghi compromettono per anni un territorio, impoverendolo di flora, fauna, della possibilità di avere del verde e un polmone di salubrità.
“Ci vogliono almeno 15 anni per far rinascere tutto l’ecosistema forestale”, spiega la Coldiretti, “con il blocco di tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati”. La tutela delle aree verdi, oggi sotto assedio dai cambiamenti climatici e dall’uomo, sarà la priorità. Impossibile infatti pensare ad un futuro di crescita sociale ed economica in un ambiente deturpato e pericoloso per l’uomo.
“Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni”, considera la Coldiretti, “affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Un’opportunità in tal senso viene dalla legge di orientamento che invita le pubbliche amministrazioni a stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale”. Gli auspici della Coldiretti in questo senso sono tanti, perché rispetto della natura e la tutela dell’ambiente possono creare le condizioni di un salto di qualità.
“I boschi assolvono funzioni importanti per tutta la collettività, come per la prevenzione dalle frane e dalle alluvioni, ma”, conclude la Coldiretti, “serve una corretta gestione per preservare i territori dall’abbandono, svolgere un insostituibile presidio rispetto all’assetto idrogeologico e mantenere un patrimonio naturale con importante valenza turistica e ambientale”.