giovedì, 9 Maggio, 2024
Società

L’Onu “dichiara guerra” alla famiglia: ora vogliono abolire pure moglie e marito

Sembra proprio che all’Onu non abbiano di meglio da fare che preoccuparsi dei problemi legati alle presunte discriminazioni sessuali. Che in questo momento certamente non costituiscono una priorità, visto che non mancherebbero problemi comunque molto più seri da affrontare e risolvere

Chi pensava che nel “palazzo di vetro” fossero tutti concentrati nel trovare soluzioni utili ed efficaci per arginare la pandemia da Covid-19 dovrà ricredersi, visto che nelle ultime ore è stata presentata una proposta che definire assurda è forse un eufemismo. Ovvero quella di abolire i termini di “moglie” e “marito” per sostituirli con un neutro “Spos*”. Il tutto ovviamente con la sempre “nobile esigenza” di combattere le discriminazioni sessuali. Come se definire una coppia di sposi “moglie e marito” equivalga a discriminare chissà che cosa.

Quindi non basta più eliminare le figure genitoriali naturali, ovvero “padre e madre”, in favore di termini generici come “genitore uno” e “genitore due” in modo tale da non evidenziare più la differenza sessuale e di genere e venire così incontro alle coppie gay che hanno adottato figli; adesso anche moglie e marito sono diventati termini razzisti e omofobi che rischiano di creare nuove forme di discriminazione.

Insomma, ormai appare evidente a tutti, se mai ce ne fosse bisogno, come la priorità a livello mondiale sia chiaramente quella di distruggere definitivamente l’istituto della famiglia naturale fondata sul matrimonio. Sono davvero troppi a questo punto gli indizi in grado di costituire una prova; e se due più due fa quattro, la nuova proposta avanzata in sede Onu non fa che avvalorare l’idea di un progetto internazionale, dichiamo pure planetario, orientato a cambiare radicalmente le società, sradicandole definitivamente da quelli che sono i diritti naturali.

Perché, è bene ricordarlo, è la natura stessa a stabilire senza ombra di equivoci che una famiglia può essere costituita unicamente da due genitori di sesso diverso che unendosi possono procreare. Ed è dalla notte dei tempi che la società è costituita per nuclei familiari.

Quello che si fatica a capire è il presupposto alla base di queste iniziative: ovvero quello di creare una società più inclusiva, dove nessuno debba sentisi escluso e discriminato in base al proprio orientamento sessuale e dove la differenza di genere non deve costituire di per sé un discrimine. Messa così, chi non sarebbe d’accordo? Ma ecco che, dietro le buone intenzioni, si intravede chiaramente la cosiddetta “via dell’inferno” che come si sa, proprio di buone intenzioni è lastricata. Perché ci si dimentica sempre un elemento essenziale: non sono gli ordinamenti giuridici a stabilire le differenze di genere, ma la natura stessa che prescinde da ogni ordinamento.

E allora, questo bisogno di “neutralizzare” tutto, non nasconde di per sè una chiara ed evidente discriminazione nel momento stesso in cui arriva ad annullare le differenze? Se le differenze sono una risorsa, perché impedire che possano esistere ed essere evidenziate quelle di genere, ovvero quelle fra moglie e marito, fra padre e madre, fra maschio e femmina? In realtà il vero obiettivo non sembra tanto quello di combattere le discriminazioni, ma quello di omologare la società ad un’unica visione, non un pensiero, ma un’ottica unica ed indiscutibile che porti a “normalizzare” tutto e a rendere i diritti individuali, superiori alle leggi naturali.

Per far passare il concetto che l’essere umano non è come nasce secondo natura, ossia uomo o donna, ma come sceglie di essere. In pratica l’obiettivo è quello di sottomettere il “corpo” alla “mente” e far sì che la differenza uomo-donna diventi da fattore antropologico a fatto prettamente culturale, ad un modo di essere e di percepirsi perfettamente mutabile, interscambiabile in base alle pulsioni e ai desideri individuali.

Un disegno per certi versi diabolico, che porta automaticamente alla discriminazione di chi non vuole un mondo omologato e si ostina a difendere le differenze. Con la pretesa di combattere il razzismo si legalizza di fatto un razzismo di segno opposto e contrario, quello cioè di emarginare chi si ostina a pensarla diversamente e a difendere la famiglia naturale composta da moglie e marito, padre e madre. Finendo con il rendere illegale ciò che è stabilito in natura. 

Sulla vicenda c’è da registrare una nota molto dura di Pro Vita e Famiglia Onlus. 

“Per le istituzioni nazionali e internazionali, neanche in tempo di emergenza coronavirus la famiglia ritorna al centro di politiche e investimenti – attaccano Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia Onlus – Per la Festa della Famiglia il nostro Presidente Sergio Mattarella e il Premier Giuseppe Conte non hanno speso neanche una parola di sostegno sapendo che milioni di famiglie sono a rischio povertà e fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, questo mentre per la Giornata Mondiale contro l’Omofobia si sono battuti ed espressi per un ‘non reato’ da normare e senza essere nemmeno comprovato dai dati. Ci mancava l’ONU con la sua priorità, quella di abolire marito e moglie”.

“L’Onu sceglie una politica divisiva e discriminatoria per servire le lobby gay arrivando a proporre una ricetta che farebbe ridere se non ci fosse da piangere: l’abolizione dei termini «marito» e «moglie» in favore del neutro «spos*». Il tutto messo nero su bianco pubblicamente, via Twitter”  hanno proseguito Brandi e Coghe.

“Purtroppo non è l’unica iniziativa che contribuisce a distruggere la famiglia. Sul portale di informazione globale Open Democracy.net, finanziato dal multimiliardario George Soros, sono apparsi diversi articoli che mirano all’abolizione della famiglia” hanno continuato.

“I Mass Media poi non fanno che puntare sul possibile aumento dei divorzi a causa del lockdown. Ma perchè questo grande attacco alla famiglia?” ha concluso la nota di Pro Vita e Famiglia.

(Lo_Speciale)

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