venerdì, 27 Giugno, 2025
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Buzzella avverte: “L’Europa affronta una grave asimmetria competitiva in chimica rispetto a Cina e Usa

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L’industria chimica in Italia: un settore chiave tra sfide globali e competitività

MILANO (LaDiscussione) – Con 113 mila addetti, un fatturato di 65 miliardi di euro e un export che sfiora i 40 miliardi, l’industria chimica italiana si conferma un pilastro dell’economia nazionale. A tracciare il quadro è Francesco Buzzella, presidente di Federchimica, intervenuto nel magazine televisivo Italpress Economy condotto da Claudio Brachino.

Un settore strategico e trasversale
Buzzella ha sottolineato l’importanza del comparto, rappresentato da Federchimica attraverso circa 1.500 aziende. “L’Italia è il terzo produttore europeo di chimica dopo Germania e Francia, e la quinta industria a livello nazionale”, ha spiegato. “La chimica è essenziale per la manifattura: senza di essa, non esisterebbe produzione industriale, e viceversa”.

La minaccia dell’asimmetria competitiva
A preoccupare il presidente è lo squilibrio nella concorrenza globale. “Mentre l’aumento dei costi energetici colpisce tutti, il vero problema è la disparità competitiva”, ha affermato. “La Cina, passata dal 5% al 45% della produzione chimica mondiale in 20 anni, beneficia di energia a basso costo grazie al carbone. In Europa, invece, paghiamo l’energia più cara, soprattutto in Italia. Anche gli USA, con shale gas e petrolio, hanno un vantaggio significativo”.

Energia: il tallone d’Achille europeo
Buzzella ha evidenziato la dipendenza energetica dell’Europa, che importa il 60% del suo fabbisogno, contro il 20% della Cina. “Dialoghiamo con le istituzioni per evitare di abbandonare le tecnologie attuali in attesa di soluzioni future ancora incerte”, ha detto. “Le fonti fossili resteranno cruciali per anni, e l’energia è la base della competitività”.

Il peso della burocrazia e le novità sul lavoro
Un altro ostacolo è lo “tsunami normativo” europeo, che secondo Buzzella penalizza le imprese con regole spesso ideologiche. Sul fronte del lavoro, però, c’è ottimismo: il contratto nazionale rinnovato il 15 aprile, senza scioperi, ha introdotto temi come transizione digitale ed ecologica, anche nella formazione. “Un passo avanti per il settore”, ha concluso.

la sicurezza, che ci vede sempre ai primissimi posti. Sulla parte economica abbiamo trovato una quadra, dimostrando ancora una volta che tenere buone relazioni con i sindacati, nei reciproci ruoli, funziona ed è produttivo”. –

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