domenica, 23 Febbraio, 2025
Società

Si ampia l’offerta di corsi universitari e cala il mismatch nel mercato del lavoro

Sono circa 6mila i corsi universitari tra cui scegliere quello giusto.

Se siete – anche voi – alle prese con la scelta del percorso di studi universitari, vi sarete accorti che il ventaglio di scelte è così ampio da far girare la testa. In Italia sono ben 2.260 i corsi di laurea triennale e altri 350 sono quelli a ciclo unico (i vecchi corsi quadriennali o quinquennali, come Giurisprudenza o Scienze della formazione primaria). Poi, ci sono 2.310 corsi di laurea magistrale. A tutto ciò si aggiungono 2.341 fra master di primo e secondo livello e 854 corsi di dottorato di ricerca. Insomma, con il passare degli anni aumenta il numero dei corsi universitari ma diminuiscono i giovani in età da percorso universitario, a causa di un significativo calo delle natalità.

C’è un corso universitario per tutti

In virtù di tali numeri, non v’è dubbio che il catalogo dei corsi di laurea si presenti quantomai variegato. Alcuni corsi riguardano, inevitabilmente, i temi più attuali e ricorrenti: la ‘sostenibilità’ e il ‘territorio’; il ‘digital’ e la ‘data protection’, la ‘valorizzazione’ che sia del territorio o dei beni culturali; il ‘benessere’ personale e quello economico e, poi, ci sono corsi di laurea sul food e sul fashion-style.

 

L’università di Teramo ha attivato un corso di laurea triennale in ‘Intensificazione sostenibile delle produzioni ortofrutticole di qualità’ l’università Politecnica delle Marche ha istituito in corso in ‘Management per la valorizzazione sostenibile delle aziende e delle risorse ittiche’. L’università degli Studi internazionali di Roma ha attivato un biennio magistrale in ‘Lingue per la didattica innovativa e l’interculturalità’, mentre, l’università della Calabria tra i corsi di laurea magistrale offre quello in ‘Intelligence per la legalità e la tutela dei beni culturali e archeologici’.

Il mismatch tormenta l’Italia. Sanare il disallineamento tra le discipline di studio scelte dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro.

Il fenomeno è quello del mismatch e tormenta, più che altri, le famiglie. Da una parte, il desiderio di assicurare un futuro lavorativo soddisfacente ai propri figli e, dall’altra, la capacità di affrontare i costi delle spese universitarie.

Il rapporto 2024 di AlmaLaurea è incoraggiante.

La situazione – fortunatamente – è in miglioramento. Almeno, così emerge dal rapporto 2024 di AlmaLaurea, sulla condizione occupazionale dei laureati. Il rapporto è stato presentato a giugno ed evidenzia “l’aumento dei livelli di efficacia della laurea, che combina l’uso, nel lavoro, delle competenze acquisite all’università e la richiesta, formale e sostanziale, del titolo per l’esercizio della propria attività”. Un rapporto che registra un’evoluzione delle università che piuttosto che trasformarsi in ‘fabbriche di laureati inutili’ che non riescono a collocarsi nel mercato del lavoro, si impegnano a offrire percorsi di formazione concretamente spendibili e più aderenti alle richieste formulate dai settori produttivi.

Un bel colpo al mismatch

 I dati Eurostat

L’Italia, nell’ambito dell’Eurozona si è aggiudicata la maglia nera per il numero di giovani occupati muniti di un titolo di studio conseguito negli ultimi 1-3 anni (diploma di istruzione superiore, laurea o master universitario).

Il ritardo si spiega in parte con lo scarso appeal che le discipline cosiddette ‘Stem’ – scientifiche e tecnologiche, ritenute cruciali per lo sviluppo di competenze adatte al mercato del lavoro attuale – esercitano sui nostri giovani.

 

La media dell’area Euro è dell’83,5%: l’Italia è in coda alla classifica con solo il 67,5% di neodiplomati e neolaureati occupati (età 20-34 anni). Malta occupa il primo posto, con un dato pari a 95,8% (seguita da Paesi Bassi e Germania), meglio di noi fanno persino Grecia e Romania: in Grecia la percentuale è pari al 72,3%, in Romania sfiora il 75%

Qual è l’età media di conseguimento della laurea?

Suscettibile di un sensibile miglioramento è anche il dato che riguarda l’età media di conseguimento della laurea. Per rendersene conto, basti vedere il confronto impietoso con l’Europa: una laurea magistrale o a ciclo unico si raggiunge, in media, a 27 anni, quando la durata legale di questi percorsi dovrebbe essere di 5 anni (6 solo nel caso di Medicina). Il traguardo della laurea triennale si taglia, in media, a 24,5 anni, contro i 22 della tabella di marcia ideale. Un dettaglio che fa la differenza anche in termini occupazionali: secondo il rapporto AlmaLaurea, a parità di condizioni, all’avanzare dell’età in cui si consegue il titolo diminuisce la probabilità di essere occupato (-4,2% per ogni anno in più).

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