domenica, 3 Novembre, 2024
Attualità

La nuova enciclica di Papa Francesco. Il cuore al centro della “Dilexit nos”

Per il Pontefice: in un mondo liquido è necessario parlare all’uomo

Riscoprire la dimensione interiore. Un viaggio dentro “il cuore” umano per ritrovare il senso di una empatia fuori dai “rumori”, delle “tecnologie”, disumanizzanti. È la “Dilexit nos”, (Ci ha amati), la quarta enciclica di papa Francesco, contando anche la ‘Lumen fidei’ a quattro mani con Benedetto XVI . Un testo dove c’è l’urgenza di ritrovare “il cuore”, in una società che ha esiliato i rapporti umani fatti di gentilezza, fraternità e amore.

Parlare al cuore

L’enciclica conta quaranta pagine più sei di note. Cinque i capitoli e 220 i paragrafi. Una scrittura diretta che va subito al problema. “In questo mondo liquido è necessario parlare nuovamente del cuore”, si legge nella ‘Dilexit nos’ (Ci ha amati), “mirare lì dove ogni persona, di ogni categoria e condizione, fa la sua sintesi; lì dove le persone concrete hanno la fonte e la radice di tutte le altre loro forze, convinzioni, passioni, scelte”.

Smarrire se stessi

“Ci muoviamo in società di consumatori seriali che vivono alla giornata e dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia, senza molta pazienza per i processi che l’interiorità richiede”, scrive Papa Francesco, “nella società di oggi, l’essere umano ‘rischia di smarrire il centro, il centro di sé stesso”.

Cuore, simbolo di Gesù

Per esprimere l’amore di Gesù si usa spesso il simbolo del cuore. “Alcuni si domandano se esso abbia un significato tuttora valido”, prosegue il testo pubblicato ieri e dedicato all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo, “Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore”.

Le relazioni umane

Il Pontefice torna sulla essenza della persona, le sue scelte, i suoi progetti di vita, di relazioni umane. ”Invece di cercare soddisfazioni superficiali e di recitare una parte davanti agli altri, la cosa migliore è lasciar emergere domande che contano: chi sono veramente, che cosa cerco, che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, perché e per quale scopo sono in questo mondo, come valuterò la mia esistenza quando arriverà alla fine, che significato vorrei che avesse tutto ciò che vivo, chi voglio essere davanti agli altri, chi sono davanti a Dio”.

La forza di poesia e amore “Nell’era dell’intelligenza artificiale poesia e amore salveranno l’umano”, sottolinea Papa Francesco, “non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore. Ciò che nessun algoritmo”, ricorda la nuova enciclica papale, “potrà mai albergare sarà, ad esempio, quel momento dell’infanzia che si ricorda con tenerezza e che, malgrado il passare degli anni, continua a succedere in ogni angolo del pianeta”.

Identità spirituale

Ma il “cuore” indicato nella Dilexit nos’ (Ci ha amati), è fatto di “ordinario-straordinario”, osserva Francesco, che “non potranno mai stare tra gli algoritmi”, perché “si appoggiano sulla tenerezza che si conserva nei ricordi del cuore”. “Si potrebbe dire che, in ultima analisi, io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue”, avverte l’enciclica, “mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone. L’algoritmo all’opera nel mondo digitale dimostra che i nostri pensieri e le decisioni della nostra volontà sono molto più ‘standard’ di quanto potremmo pensare. Sono facilmente prevedibili e manipolabili. Non così il cuore”.

Società del narcisismo

“Il cuore”, osserva ancora il Papa nella sua enciclica, “va riscoperto oggi più che mai”, perché “rende possibile qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo: si manterrebbero in piedi solo due monadi che si accostano ma non si legano veramente. L’anti-cuore è una società sempre più dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità”.

Non esiliare il divino

Una condizione che trascina l’essere umano alla solitudine alla “perdita del desiderio”, verso l’altro che “scompare dall’orizzonte e ci si chiude nel proprio io, senza capacità di relazioni sane”. Una dimensione non solo triste che ha una conseguenza quella di esiliare Dio ed essere anche incapaci riconoscere l’altro e il divino.

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