sabato, 27 Aprile, 2024
Lavoro

Festa del Papà: in Italia il tasso di utilizzo del congedo di paternità è più che triplicato

“Ha più di 30 anni, vive al Nord, lavora in imprese di media-grande dimensione con un contratto di lavoro stabile e ha un reddito medio-alto”. È questo il ritratto del padre che usufruisce del “congedo di paternità”, che emerge dall’elaborazione di Save the Children dei nuovi dati INPS (XXII Rapporto annuale) e diffusi in occasione della Festa del Papà celebrata il 19 marzo. “Se oggi sono ancora le donne a dover rinunciare alla carriera o addirittura al posto di lavoro perché il carico di cura risulta spesso un impedimento alla loro vita professionale – commenta Save the Children -qualcosa nell’universo della paternità si muove e anche in maniera costante”. Tuttavia, permane un forte squilibrio di genere tra i due genitori nella cura dei figli, ma i dati mostrano che la percentuale di padri che fruisce del congedo di paternità si è più che triplicata tra il 2013 e il 2022. Nel 2013, infatti, poco meno di 1 padre su 5 ne ha usufruito, cioè 51.745 padri, mentre nel 2022 sono stati più di 3 su 5, cioè 172.797 padri, con poche differenze a seconda che si tratti di genitori del primo (65,88%), secondo o successivo figlio (62,08%). Alla sua introduzione, in via sperimentale, nel 2012 il congedo di paternità prevedeva un solo giorno obbligatorio e due facoltativi, mentre oggi garantisce 10 giorni obbligatori e uno facoltativo ai neo-papà ed è fruibile tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto.

Chi ne usufruisce di più vive al Nord

Esistono comunque ancora forti differenze nell’utilizzo del congedo di paternità, che varia a seconda dell’età, della tipologia contrattuale, della dimensione aziendale, del reddito e dell’area di residenza. Sebbene l’incremento nell’utilizzo di questo diritto all’astensione lavorativa si registri in tutta Italia, chi ne usufruisce di più vive nelle province del Nord, mentre il tasso si abbassa in quelle del Mezzogiorno. Valori di fruizione inferiori al 30%, si riscontrano nelle province di Crotone (24%), Trapani (27%), Agrigento e Vibo Valentia (29%), mentre valori superiori all’80% (i più elevati), si registrano nelle province di Bergamo e Lecco (81%), Treviso (82%), Vicenza (83%) e Pordenone (85%). Ad utilizzare maggiormente il congedo sono gli uomini nelle fasce d’età comprese fra i 30 e i 39 anni (65,4%) e tra i 40 e i 49 (65,6%). Inoltre, è più probabile che il padre usufruisca di questo diritto se lavora in aziende medio-grandi. Fra quelle con oltre 100 dipendenti, infatti, l’utilizzo è pari al 77%, mentre scende al 67,8% in quelle che hanno fra i 51 e i 100 dipendenti, al 60% fra quelle che hanno fra i 16 e i 50 dipendenti, fino ad arrivare al 45,2% nelle aziende con 15 dipendenti o meno. Eppure, è proprio in questa ultima tipologia di azienda che si è registrato l’aumento maggiore nell’utilizzo del congedo di paternità tra il 2021 e il 2022 (più 8,7%).

Essenziale incoraggiare i nuovi padri

“Il coinvolgimento dei padri nella cura dei figli sta cambiando, anche se lentamente, anche in Italia, a favore di una maggiore condivisione delle responsabilità – afferma Giorgia D’Errico, Direttrice Affari pubblici e Relazioni istituzionali di Save the Children. – È necessario sostenere questo cambiamento, andare nella direzione di un congedo di paternità per tutti i lavoratori, non solo i dipendenti, garantendo che i datori di lavoro adempiono all’obbligo di riconoscere tale diritto, e fino ad arrivare all’equiparazione con il congedo obbligatorio di maternità. Una misura, questa, anche a sostegno delle neomamme, in un periodo della vita che troppo spesso si rivela difficile e caratterizzato da sentimenti di inadeguatezza e solitudine, come emerge anche da una indagine campionaria promossa nel 2023 da Save the Children”. Inoltre, D’Errico di Save the Children, Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, ritiene “essenziale incoraggiare i nuovi padri nella piena condivisione della cura dei figli, eliminando, al contempo, i tanti ostacoli che ancora oggi bloccano l’ingresso e lo sviluppo professionale delle madri nel mondo del lavoro”.

Disuguaglianze tra le tipologie contrattuali

Nella fruizione dei congedi di paternità si rilevano forti disuguaglianze tra le diverse tipologie contrattuali, a favore di chi ha un contratto di lavoro più stabile. Se infatti, tra i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato la percentuale sfiora il 70% (69,49%), tra quelli con contratto a tempo determinato scende al 35,95%, mentre tra gli stagionali arriva solo al 19,72%. Per quanto riguarda le fasce di reddito, invece, l’utilizzo del congedo è più diffuso tra i padri con un reddito compreso fra i 15mila e i 28mila euro (73,3%) e fra quelli con reddito superiore a 28mila euro e inferiore a 50mila (85,68%). La correlazione positiva tra reddito e utilizzo del congedo di paternità, però, si interrompe a partire dai redditi di 50mila euro (tra chi ha un reddito superiore a questo importo ne usufruisce il 78,63%).

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