mercoledì, 1 Maggio, 2024
Economia

Le ricette dell’Ocse: riforme, formazione e patrimoniale

La spesa pubblica rischia di aumentare di circa il 4,5% del Pil tra il 2023 e il 2040 a causa dei costi legati all’invecchiamento e agli interessi sul debito pubblico, senza contare le ulteriori pressioni che potrebbero derivare dalla transizione climatica. È l’OCSE a mettere in guardia i nostri decisori politici nell’Economic Survey sull’Italia, suggerendo “un aggiustamento fiscale sostenuto per un certo numero di anni per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente, per far fronte ai costi futuri e per conformarsi alle regole fiscali dell’Unione Europea”.

Un debito pubblico tra i più elevati

In Italia “il debito pubblico, quale percentuale del Pil, è tra i più elevati dell’Ocse”. Si è attestato al 141,4% nel 2023, si prevede resti 141,4% nel 2024 per scendere al 140,5% nel 2025. L’Ocse raccomanda al Governo italiano di”consolidare costantemente le finanze pubbliche a partire dal 2025” per evitare il rischio di una traiettoria ascendente a politiche invariate. Tra le strade indicate dal Rapporto per limitare l’incremento della spesa c’è la “riduzione delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale” e “l’eliminazione graduale dei regimi di pensionamento anticipato”, come già fatto con Quota 100. La parziale de-indicizzazione delle pensioni elevate dovrebbe essere mantenuta nel breve termine, ma sostituita nel medio termine da una tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi”. “Questo contributo di solidarietà”, scrive l’OCSE “potrebbe essere mantenuto fino a quando il reddito relativo dei pensionati non sarà allineato alla media OCSE”. Inoltre, “le prossime spending review – che attualmente si prefiggonoun risparmio annuo pari a circa lo 0,2% del pil – devono diventare più ambiziose”.

Sostegni solo alle famiglie più povere, riforme, formazione

Conseguentemente all’analisi della tenuta del nostro sistema economico, l’Ocse suggerisce di prevedere, in caso di nuove impennate dei prezzi, come quelli dell’energia,misure di sostegno mirate solo per le famiglie disagiate. Anche il PNRR può vernici in aiuto se riorientato “su progetti di investimento di grandi dimensioni e gestiti a livello centrale che possono essere realizzati come previsto dal Piano rivisto”. L’ambizioso pacchetto di riforme strutturali e di investimenti pubblici previsto può rappresentareun’opportunità importante per rinvigorire la crescita e rendere più gestibili le pressioni fiscali a patto che si prosegua nel consolidamento ed espansione delle “principali riforme recenti nei settori della giustizia civile, della pubblica amministrazione e della concorrenza”; nella dotazione alla forza lavoro delle “competenze necessarieper avere successo nella transizione digitale e verde” e aumentando “la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto delle donne“.

Rallenta la crescita

L’Economic Survey ammette che in Italia la crescita economica “è stata resiliente”, superando bene le recenti crisi, tanto che il Pil è atteso crescere dello 0,7% nel 2023 e 2024 e dell’1,2% nel 2025, come previsto a novembre, mache sta rallentando “a causa dell’inasprimento delle condizioni finanziarie”. L’ampio sostegno fiscale e l’aumento della competitività hanno contribuito a riportare il Pil reale al livello precedente la pandemia entro la metà del 2021, e la disoccupazione a livelli storicamente bassi. Tuttavia, “l’aumento dell’inflazione in seguito alla crisi energetica ha eroso i redditi reali delle famiglie e l’inasprimento della politica monetaria della zona euro ha condotto a un rapido aumento dei costi di finanziamento per le famiglie, le imprese e le amministrazioni pubbliche”.

Patrimoniale e eliminazione delle flat tax

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico suggerisce di “spostare le imposte dal lavoro alla proprietà e all’eredità, garantendo al contempo il mantenimento o l’aumento delle entrate”, perché lo spostamento “renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita”. L’OCSE chiede anche di “aggiornare i calcoli della base imponibile tenendo conto degli impatti distributivi” e di “continuare a contrastare l’evasione fiscale, anche continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti”. Tra le raccomandazioni anche l’eliminazione delle spese fiscali “costose che non hanno una giustificazione economica o distributiva, ad esempio limitando la copertura della detrazione per il coniuge a carico”. Per l’OCSE inoltre “è possibile ridurre l’erosione della base imponibile, anche riducendo le spese fiscali e limitando la proliferazione di regimi fiscali speciali di flat tax”.

Clima: ridurne i rischi e promozione delle auto elettriche

L’Italia, si legge nel Rapporto, è fortemente esposta alle conseguenze dei cambiamenti climatici, come evidenziato dai recenti eventi meteorologici estremi. Per l’Ocse occorre “garantire finanziamenti adeguati per le misure volte a ridurne i rischi”. In Italia, poi, “il livello di diffusione dei veicoli elettrici è basso e un’ampia quota delle sovvenzioni all’acquisto dei medesimi non è utilizzata. “L’utilizzo delle vetture elettriche – viene osservato – potrebbe essere promosso incrementando la diffusione di stazioni di ricarica accessibili al pubblico, eliminando gradualmente le sovvenzioni all’acquisto di automobili con motore a combustione interna e riorientando il sostegno all’acquisto di modelli di livello base di vetture elettriche.

 

Ampliare accesso ad assegno di inclusione e migliorare la qualità della formazione

L’istituto parigino prende in esame anche i tassi di occupazione che “sono bassi, in parte a causa di una debole presenza di incentivi finanziari che inducano i percettori di prestazioni sociali ad accettare un impiego”. Tra le raccomandazioni si indica la necessità di: “ampliare l’accesso alla nuova prestazione di assistenza sociale (Assegno di inclusione – Adi), anche alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro”. Ènecessario inoltre: “migliorare il controllo di qualità degli erogatori di formazione introducendo un sistema di certificazione a livello nazionale”.

 

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