sabato, 27 Aprile, 2024
Attualità

“Nella Chiesa basta divisioni causate dalle ideologie”

Il Pontefice nella Santa Messa dell’Epifania: “Bisogna rimettere Dio al centro”

Nella Santa Messa dell’Epifania di ieri il Papa ha pronunciato parole cariche di speranza e richiami alla riflessione spirituale, invitando la Chiesa e l’umanità intera a “rimettere Dio al centro”. Durante l’omelia, Francesco ha affrontato il tema della divisione nella Chiesa, esortando i fedeli a evitare l’ideologia ecclesiale e a concentrarsi invece sulla vocazione ecclesiale. “Siamo chiamati a rimettere Dio al centro. Abbiamo bisogno di avere lo sguardo rivolto verso l’alto, ne abbiamo bisogno, piuttosto che dividerci in base alle nostre idee”. Le parole del Pontefice hanno dunque richiamato l’attenzione su un appello alla spiritualità e all’unità, invitando i fedeli a superare le barriere ideologiche e a trovare un comune terreno nella fede. Questo richiamo alla centralità di Dio nella vita individuale e comunitaria è stato accompagnato da un incoraggiamento a non fermarsi davanti alle difficoltà, ma piuttosto a trovare nel rapporto con Dio la forza necessaria per superare gli ostacoli. Parole che sono risuonate come un invito universale a riflettere sul significato profondo della fede e a rafforzare il legame spirituale tra individui e comunità.

L’esempio di Paolo VI e Atenagora

Sessanta anni fa, in un gesto epocale, Papa Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora si abbracciarono fraternamente a Gerusalemme, segnando l’inizio di una nuova era nei rapporti tra cattolici e ortodossi. Quel momento, che ruppe secoli di reciproche scomuniche, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’ecumenismo. E ieri il Santo Padre ha invocato quell’esempio storico come un faro di speranza e guida per affrontare le sfide contemporanee. Nel suo discorso dopo l’Angelus, il Vescovo di Roma ha richiamato l’immagine di quell’incontro storico, sottolineando la necessità di una fraternità globale. La situazione attuale è segnata da conflitti devastanti in varie parti del pianeta. In Medio Oriente, la Palestina e Israele continuano a vivere un’instabilità cronica, mentre l’Ucraina è teatro di un conflitto che ha causato sofferenze e perdite umane significative. La situazione attuale è segnata da conflitti devastanti in varie parti del pianeta. Francesco, ispirandosi a quell’abbraccio storico, ha lanciato un appello al mondo intero: pregare per la pace. Un invito alla preghiera non è solo un atto di fede, ma un richiamo all’azione. L’ombra delle guerre e la distruzione che ne consegue sono, purtroppo, ancora presenti nella nostra realtà contemporanea. Il messaggio del Papa è stato un monito contro l’odio e le armi che minacciano di distruggere vite in molte parti del mondo. La preghiera diventa quindi un mezzo di speranza e solidarietà, un atto collettivo che può unire le persone al di là delle differenze.

Bambini come i Magi

Tornando alla giornata di ieri, la Chiesa cattolica ha celebrato l’Epifania, la manifestazione del Signore “a tutti i popoli, impersonati dai Magi”. Il Papa, durante l’Angelus, ha lanciato un appello profondo e toccante, esortando i fedeli a trovare il tempo di guardare i bambini, “i piccoli che ci parlano di Gesù con la loro fiducia, immediatezza, stupore, sana curiosità, capacità di piangere e ridere con spontaneità, e di sognare”. Il Santo Padre ha invitato a soffermarsi sulla scena dell’Epifania, in cui i Magi, saggi ricercatori provenienti dall’Oriente, seguono la stella e giungono a Betlemme. Qui, trovano Gesù bambino, non in un palazzo o tra ricchezze, ma in una modesta stalla. Questi uomini saggi riconoscono la presenza di Dio in un semplice bambino, figlio di una famiglia povera. Si prostrano davanti a Lui, adorandolo con doni preziosi. La lezione che Francesco ha voluto trasmettere è chiara: l’incontro con Gesù, specialmente nella sua forma infantile, è un’esperienza fondamentale. Contemplare la figura di Gesù bambino significa vedere Dio fatto uomo, riconoscendo la sua umiltà e la luce del Creatore nell’innocenza dei suoi occhi. Il Vescovo di Roma ha sottolineato l’importanza di adorare e contemplare Gesù, sia nella preghiera che nell’Eucaristia. Contrariamente a ciò che potrebbe sembrare, adorare non è perdere tempo, ma dare senso al tempo. È un modo di ritrovare la rotta della vita, immergendosi nella semplicità del silenzio che nutre il cuore. L’Epifania, quindi, non è solo una celebrazione del passato, ma una chiamata a guardare oltre le complessità della vita moderna, ritrovando la gioia e la saggezza nell’essenziale.

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