giovedì, 2 Maggio, 2024
Esteri

La pace nel vertice di domani tra Biden e Xi. Tel Aviv: Hamas non controlla più Gaza

L’IDF nel Parlamento di Gaza. Attacchi informatici contro Israele. Trovate armi nascoste anche in mare

Una foto-simbolo è stata diffusa sui social: mostra i soldati della brigata Golani, che espongono bandiere israeliane, mentre occupano il Parlamento di Gaza city. Un messaggio di forza perché è il luogo dove sedevano, da oltre quindici anni, soltanto i rappresentanti di Hamas da quando aveva preso il potere nel 2007. Un messaggio al mondo per dire che Israele controlla pienamente Gaza.

In attesa di Biden e Xi

Ora le speranze sono tutte nel super vertice di San Francisco. Nessuno sta cercando il “disaccoppiamento”. E’ questa la parolina nuova che circola tra gli ambienti diplomatici americani e cinesi in vista del super summit di San Francisco tra Biden e Xi. Global Times, che è voce accreditata del governo cinese, scrive che “l’incontro dei leader dei due paesi infonderà senza dubbio positività e stabilità nell’economia globale in un periodo di profondi rischi al ribasso” e cita il Ministero delle Finanze cinese, secondo il quale “Cina e Stati Uniti non stanno cercando il disaccoppiamento economico.” Mentre riguardo la crisi in Medioriente il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning dichiara che “l’attuale situazione nella Striscia di Gaza è piuttosto disastrosa e la Cina sostiene tutti gli sforzi volti a ridurre l’escalation del conflitto e ripristinare la pace.” Ieri il Presidente Biden ha anche esortato Israele a proteggere il principale ospedale di Gaza: “spero e mi aspetto che ci siano azioni meno intrusive”, ha detto. Grandi aspettative, quindi, soprattutto per la stabilità e la pace nel mondo, nell’incontro previsto per domani tra i Presidenti Joe Biden e Xi Jinpign.

Cohen: ancora due, tre settimane

Israele, per ora non vuole sentire ragioni, deve riportare a casa gli ostaggi e liquidare i massimi leader di Hamas che hanno ideato e diretto l’assalto del 7 ottobre. Ieri il premier Netanyahu ha riaffermato, riferendosi a Gaza, che “non ci sono pause qui. Non ci sono cose a metà qui. Non è una ‘operazione’, non è un ‘round’. Andiamo avanti fino alla vittoria totale.” Ma il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha aggiunto un’informazione che lascia ben sperare, ha messo dei limiti temporali: Israele, ha detto, “ha circa due o tre settimane” per raggiungere i suoi obiettivi prima che la pressione internazionale per il “cessate il fuoco” diventi schiacciante.

Munizioni nascoste in mare

Così sul campo, i militari annunciano che hanno eliminato “una squadra terroristica di una ventina di persone insediatasi nell’area dell’ospedale Al-Quds e che dall’ingresso dell’ospedale ha sparato contro i soldati.” Secondo il portavoce militare “la squadra si era infiltrata in un gruppo di civili all’ingresso dell’ospedale quando ha cominciato a sparare con un lanciagranate,” I soldati hanno risposto al fuoco.

L’incidente – ha sottolineato il portavoce militare israeliano – “è un altro esempio del continuo abuso da parte di Hamas delle strutture civili, inclusi gli ospedali, da cui condurre gli attacchi.” Le truppe di terra continuano a trovare armi e strutture di Hamas in scuole e moschee. Armi, cinture esplosive, munizioni e gommoni, sono stati nascoste anche in mare, l’Unità per le missioni subacquee della Marina israeliana (Yaltam) ha rivelato di aver scoperto dozzine di munizioni nella regione marittima di Gaza dall’inizio della guerra, sia sopra che sott’acqua. Ieri anche gli americani hanno ingaggiato operazioni di forza: almeno otto combattenti filoiraniani, di cui almeno un siriano e due iracheni, sono rimasti uccisi in raid compiuti dagli Stati Uniti nell’est della Siria in risposta agli attacchi contro il personale americano.

Attacchi informatici

Alla frontiera con il Libano continuano le pesanti scaramucce quotidiane, mentre aumentano anche gli attacchi informatici. Ancora altri israeliani sono rimasti feriti in Alta Galilea in un ulteriore attacco lanciato dal Libano meridionale, da dove arrivano colpi di mortaio e razzi anticarro direttamente nei villaggi. Da giorni gli abitanti della zona vivono, praticamente, nei rifugi. Mentre l’Israel Internet Association ha annunciato di aver identificato e contrastato sempre più numerosi tentativi di effettuare attacchi informatici contro i siti web israeliani e di deturparli. Secondo l’annuncio, gli aggressori hanno tentato di inondare i siti con la propaganda di Hamas.

Documento contro Hamas

La mobilitazione diplomatica internazionale è frenetica con anche l’Italia in prima fila per gli aiuti umanitari. Ma ieri al centro del dibattito è arrivato un documento proposto da Italia, Francia e Germania che, come ha spiegato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, da Bruxelles: “ha come obiettivo quello di isolare Hamas, impedirgli di nuocere, ridurre i suoi finanziamenti ed evitare che ci sia un’impennata di antisemitismo in Europa e nel mondo.” Tajani ha anche aggiunto che “l’unica organizzazione legittima a governare uno stato palestinese sia l’Anp: naturalmente deve modificarsi e modernizzarsi. In una fase di transizione potrebbe esserci una presenza delle Nazioni Unite e una presenza tipo Unifil per evitare un ritorno di fiamma, come c’è al confine tra Israele ed Hezbollah.” Anche l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, Josep Borrell, ha annunciato che andrà in Israele e poi in alcuni paesi arabi per discutere di assistenza umanitaria, ma anche di un possibile orizzonte politico per l’obiettivo dei “due stati”. Ma intanto il re di Giordania Abdallah rifiuta ogni piano di Israele di occupare parti della Striscia o di cercare di istituire zone di sicurezza all’interno dell’enclave palestinese.

Rapporto UN Watch su Unrwa

L’altro fronte di Israele, quello pacifico e umanitario, è altrettanto attivo da quando l’esercito è entrato a Gaza e ha preso il controllo del nord della Striscia. Ieri, per la prima volta, Israele ha anche deciso una pausa umanitaria di quattro ore nell’agglomerato urbano di Rafah. Dal valico della città è stata consentita l’uscita di più di 800 persone in possesso di doppia cittadinanza e anche ieri decine di russi hanno potuto lasciare la Striscia. Le organizzazioni legate all’Onu hanno continuato a richiedere carburante per gli ospedali e come nelle settimane scorse, hanno annunciato la catastrofe umanitaria. Il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) a Gaza, Thomas White, ha avvertito che “le operazioni umanitarie cesseranno entro 48 ore, se non sarà consentito l’ingresso di carburante a Gaza” mentre UN Watch, l’organizzazione non governativa con sede a Ginevra la cui missione dichiarata è “monitorare le prestazioni delle Nazioni Unite sulla base della propria Carta”. UN Watch ha pubblicato on line un rapporto, dal titolo “Unrwa: l’odio inizia qui”, secondo il quale l’Unrwa svolge campagne di “indottrinamento” di bambini palestinesi contro Israele.

Quanti sono negli ospedali?

Al Jazeera riferisce che Mohammed Zaqout, direttore degli ospedali di Gaza, ha affermato che circa 650 pazienti, 500 operatori sanitari e circa 2.500 sfollati rimangono all’interno del complesso ospedaliero. Lo riporta il Guardian. Ma le cifre sono inferiori a quelle diffuse nel fine settimana, quando era stato riferito che sul posto si trovavano 1.500 pazienti, 1.500 operatori sanitari e 7.000 sfollati. Nel frattempo è approdata nel porto egiziano di Al-Arish, vicino al confine di Rafah con la Striscia di Gaza, una nave turca che trasporta materiale per allestire ospedali da campo. La consegna arriva mentre i funzionari governativi di Hamas hanno segnalato che tutti gli ospedali nel nord di Gaza sono “fuori servizio.” Il primo ministro palestinese Mohammed Shtayyeh ha chiesto all’Onu e all’Unione europea di “paracadutare gli aiuti” nella Striscia.

Tutti gli ostaggi vanno liberati

Per gli ostaggi continuano a rincorrersi voci che si dimostrano sempre inattendibili e false. Ieri Osama Hamdan, alto esponente di Hamas dal Libano, ha fatto capire che non ci sono ancora le condizioni per il rilascio o uno scambio parziale di ostaggi: “la nostra posizione sul dossier prigionieri è stata chiara fin dall’inizio. E si riferisce ad un completo scambio di prigionieri.” Inoltre ha spiegato che i negoziati riguardo gli ostaggi con passaporto straniero in mano di Hamas corrono in parallelo ma sono “ostacolati” da Israele. La Casa Bianca ha rivelato che tra i cittadini americani tenuti prigionieri da Hamas c’è una bambina di tre anni i cui genitori sono stati uccisi nell’attacco del 7 ottobre. Il Presidente Biden in una conversazione con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani – paese in prima linea nella negoziazione per la liberazione degli ostaggi – “ha condannato inequivocabilmente la detenzione degli ostaggi da parte di Hamas, tra cui molti bambini. I due leader hanno convenuto che tutti gli ostaggi debbano essere rilasciati senza ulteriori indugi.”

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