lunedì, 6 Maggio, 2024
Esteri

Biden: no a trasferimenti forzati di palestinesi fuori da Gaza

Il presidente Usa telefona a Netanyahu.G7 esteri:Ue, Italia, Giordania chiedono sospensione dei combattimenti e rilascio degli ostaggi

Joe Biden e Benjamin Netanyahu hanno discusso della possibilità di “pause tattiche” nei combattimenti a Gaza. Il capo della Casa Bianca ha voluto confrontarsi con il premier israeliano “sugli sforzi in corso per garantire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, tra cui molti bambini e un certo numero di cittadini americani.” I due leader hanno “accolto con favore l’aumento dell’assistenza umanitaria durante la scorsa settimana e hanno discusso della necessità di aumentare in modo significativo le consegne nella prossima settimana, anche aumentando la capacità di controllare e organizzare i camion diretti a Gaza.” Il Presidente Biden “ha ribadito il suo fermo sostegno a Israele e alla protezione dei cittadini israeliani da Hamas e da tutte le altre minacce, sottolineando anche l’imperativo di proteggere i civili palestinesi e di ridurre i danni civili nel corso delle operazioni militari.” Biden ha inoltre affrontato la situazione in Cisgiordania e della “necessità di ritenere i coloni estremisti responsabili degli atti violenti.”

A un mese dall’assalto

La telefonata di Biden è avvenuta, non casualmente, ieri nella ricorrenza di un mese dal 7 ottobre, giorno dell’assalto di Hamas. Al Muro del Pianto di Gerusalemme 1.400 candele sono state accese per ricordare gli israeliani massacrati. In tutto Israele è stato osservato un minuto di silenzio e pensieri e preghiere sono state recitate anche per le 200 persone tenute ancora in ostaggio dai terroristi. Il premier Netanyahu ha ribadito che non ci sarà nessuna tregua a Gaza fino al rilascio degli ostaggi e ha aggiunto che Israele avrà “la responsabilità generale della sicurezza” della Striscia “per un periodo indefinito” dopo la guerra.

Segre: una tristezza infinita

La senatrice a vita Liliana Segre, arrivata alla serata di commemorazione organizzata dalla comunità ebraica di Milano, si è detta di “una tristezza infinita.” “Se sono qui – ha aggiunto – è perché la ritengo una serata importante. Non mi sento di parlare di questo argomento perché sennò mi sembra di avere vissuto invano.”

Il G7 degli Esteri

Mentre il Sottosegretario di Stato americano Blinken è volato in Giappone per il G7 dei ministeri degli esteri che hanno chiesto, tutti, una pausa umanitaria. Pausa che, secondo fonti americane, il premier Netanyahu starebbe prendendo in considerazione di accordare: “suppongo”, ha detto alla tv Abc News, “che controlleremo le circostanze, in modo da consentire ai beni umanitari, di entrare, o ai nostri ostaggi, singoli ostaggi, di andarsene.” “Per quanto riguarda le piccole pause – ha aggiunto Netanyahu – un’ora qui, un’ora là, le abbiamo già avute.”

Versione di Hamas

I leader di Hamas invece sono andati in Turchia per un incontro con il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Lo scrive il sito israeliano di notizie Ynet, che cita fonti palestinesi secondo cui l’incontro sarebbe collegato alla recente visita in Iran del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Ieri è anche apparsa una versione dei fatti del 7 ottobre che contrasta in pieno con immagini e video che sono stati mostrati in questo mese, in tutto il mondo. Moussa Abu Marzouk, vicecapo dell’ala politica di Hamas, ha affermato che “donne, bambini e civili erano esclusi dall’attacco.” Marzouk ha affermato che il leader delle brigate Qassam aveva ordinato “chiaramente ai suoi combattenti non uccidere una donna, non uccidere un bambino e non uccidere un vecchio”, e così sono stati “presi di mira” e uccisi solo “riservisti e soldati”.

Giappone con Israele

A margine dell’incontro giapponese, la ministra Yoko Kamikawa ha dato “il massimo supporto agli Stati Uniti” e affermato che il Giappone “condanna inequivocabilmente” l’attacco di Hamas a Israele. Contemporaneamente i ministri degli Esteri e della Difesa di Giappone e Gran Bretagna hanno chiesto a Israele il rispetto del diritto internazionale nella guerra contro Hamas e una “pausa umanitaria” che permetta l’entrata degli aiuti nella Striscia di Gaza. I due paesi hanno anche chiesto l’“immediata liberazione di tutti gli ostaggi” catturati, riconoscendo “il diritto di difendersi” di Israele ma “in accordo con le leggi internazionali”, per cui auspicano “una pausa umanitaria.”

Tajani: Anp nostro interlocutore

Anche il ministro degli esteri italiano è in Giappone e a margine dell’incontro ha dichiarato che “ci vuole tempo, ma noi siamo per far sì che il popolo palestinese sia fuori da questa guerra e naturalmente Hamas deve essere fuori dalla Palestina. Noi crediamo molto nell’Anp,” ha aggiunto, “che può essere un interlocutore per il futuro, come lo è oggi.” “Siamo tutti d’accordo all’interno del G7 è necessario aiutare il popolo palestinese – ha concluso Tajani – ma Hamas è una organizzazione terroristica e fa bene Israele a colpire Hamas.”

Onu: Israele radicalizza la situazione

Per Francesca Albanese, invece, relatrice speciale dell’Onu, Israele così facendo sta radicalizzando la situazione e “gli attacchi sono chiaramente indiscriminati, sproporzionati e violano il principio di precauzione.” Secondo Albanese la comunità internazionale sta “subendo le conseguenze” di non aver prestato ascolto alle preoccupazioni di coloro, inclusa lei stessa, che avevano criticato la “repressione sistematica dei diritti umani palestinesi” da parte di Israele.

Re di Giordania a Bruxelles

Intanto il Re di Giordania, Abdullah II, era a Bruxelles per un incontro con i massimi rappresentanti dell’Unione europea. Charles Michel ha raccontato su X che si sta lavorando per ottenere “pause e corridoi umanitari per garantire che tutti gli aiuti vitali possano essere consegnati alla popolazione civile di Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi senza condizioni.” Mentre la Commissaria van der Leyen ha definito la Giordania “un partner apprezzato e strategico” mentre è stato annunciato un pacchetto dell’Ue di oltre 900 milioni di euro a sostegno della Giordania.

Morti 160 operatori Oms

In questi giorni è iniziata anche la guerra dei numeri delle vittime: il ministero della Sanità di Hamas dichiara oltre 10.300 morti nella Striscia, Israele respinge la cifra, ma ammette che ci sono stati “migliaia” di civili uccisi. “Oltre 160 operatori sanitari sono morti in servizio” nella Striscia di Gaza “mentre si occupavano dei feriti e dei malati”, ha raccontato Christian Lindmeier, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel corso di un briefing a Ginevra. “Siamo estremamente orgogliosi della professionalità e del coraggio delle migliaia di loro che continuano a lavorare facendo sì che il sistema sanitario continui ad andare avanti nonostante tutto”, ha aggiunto.

Raid contro basi Usa

Sul campo c’è stato un raid sventato sull’aeroporto di Erbil nel Kurdistan iracheno, dove sono presenti, tra gli altri, 400 alpini italiani con 4 elicotteri del nostro Esercito, che addestrano i soldati iracheni. L’attacco è scattato prima dell’alba. Anche un’altra base militare Usa, a Conoco, nella Siria sud-orientale nei pressi dell’omonimo giacimento di gas naturale vicino l’Eufrate, è stata attaccata da milizie irachene filo-iraniane, operative al confine tra Siria e Iraq.

Netanyahu: successo fenomenale

I militari israeliani dicono di essere arrivati “nel cuore del terrore”, a Gaza City, e “per la prima volta da decenni stiamo combattendo nel cuore di Gaza City” ha detto Yaron Filkelman, comandante del fronte sud di Israele. Una guerra che “sfortunatamente ha i suoi costi” e che il primo ministro Netanyahu ha sottolineato come un successo: “a volte si verificano anche perdite molto dolorose”, ha detto il premier israeliano, “ma nel complesso il successo è fenomenale”.

Smentito attentato Abu Mazen

A sera il colonnello Talal Dweikat ha smentito le voci che si erano rincorse di un attentato alla vita del leader dell’Anp, Abu Mazen. “Una squadra della sicurezza si è diretta al campo di Jalazoun, a nord di Ramallah, per arrestare un ricercato per traffico di droga e aggressione, Bilal Abu Asba”, ha spiegato Dweikat, aggiungendo che “gli spari erano diretti contro” gli agenti palestinesi. Il militare ha aggiunto che “sei membri del personale di sicurezza sono rimasti feriti, uno dei quali gravemente, durante l’inseguimento.” Durante il giorno erano state diffuse immagini della sparatoria su un canale social e fatte passare per un attentato a Abu Mazen.

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