sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Ottimismo sul sistema-Italia. Investimenti esteri +25% in 3 anni

Cresce la fiducia degli investitori esteri per l’Italia e si prospettano aumenti del 25% in tre anni. Effetto della messa a terra del Pnrr, ma anche della tenuta complessiva del sistema Paese. Solo un 14% degli investitori internazionale si dice pessimista. È quanto risulta da un’indagine della società di consulenza Kearney appena pubblicata che, tra l’altro, conferma quella del mese scorso di EY Europe Attractiveness Survey 2023, che aveva misurato un incremento del 17% nel 2022, rispetto all’anno precedente, di investimenti diretti esteri (Ide) in Italia. Quasi 250 progetti provenienti soprattutto da Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania. Per i prossimi tre anni una quota oscillante tra il 37 e il 54% degli investitori internazionali si dice ottimista sull’economia italiana e vuole puntare su tecnologia e innovazione, anche provando a sfruttare alcuni nuovi incentivi fiscali.

Promette bene tutto il 2023

L’indagine di Kearney è stato svolta su società con oltre 500 milioni di dollari di fatturato ciascuna, che tradotto significa una quantità stimata di investimenti che possono passare dai poco meno 20 miliardi di euro del 2022 a oltre 25 miliardi nel 2023. Al quotidiano il Messeggero, Andrea Marinoni, senior partner di Kearney, ha dichiarato che “nel 2022 le operazioni di acquisizione e fusione in Italia hanno raggiunto un valore tra gli 85 e 90 miliardi di euro. Di cui un terzo ha fatto capo a investitori esteri”. Promette bene anche la seconda parte del 2023 dove già sono in corso il riassetto societario di Ima, l’entrata di Lufthansa in Ita Airways, la cessione di Fis a Bain Capit e poi ci saranno le partite sulle infrastrutture e una serie di investimenti che, necessariamente, arriveranno per le realizzazioni di opere pubbliche avviate con il Pnrr “che è un fattore chiave di attrazione di investimenti”.

Pnrr aiuta l’ottimismo

Nell’indagine EY il 57% degli intervistati ritiene che l’Italia migliorerà la propria attrattività nei prossimi tre anni. L’umore è chiaro: dall’estero in questi ultimi tre mesi gli investitori di grandi capitali vedono il nostro Paese con ottimismo. Premia la prospettiva degli effetti del Pnrr, ma anche l’impegno sulle tematiche Esg, sugli incentivi all’innovazione tecnologica e alla formazione di capitale umano. Premia anche il fatto che l’Italia è ancora uno dei paesi dell’Europa occidentale con un settore industriale manifatturiero innovativo e ad alta intensità di ricerca. E premia anche il “friendshoring”, ossia la tendenza a investire in aree geografiche con cui sono in essere buone relazioni e di lungo periodo.

Possiamo crescere molto

Massimo Antonelli, ceo di EY Italy, qualche settimana fa aveva fatto notare che “se il continente registra un incremento modesto dell’1,4% rispetto al 2021, l’Italia si posiziona tra i primi dieci Paesi europei per numero di progetti: un segnale di fiducia nei confronti del Sistema Paese.” Tuttavia, la quota di mercato detenuta dall’Italia resta pressoché stabile al 4%, nonostante sia la quarta economia europea dopo Germania, Regno Unito e Francia, che detengono invece rispettivamente il 14%, 16% e il 21% degli IDE registrati a livello europeo. “Ciò significa”, per Antonelli, “che possiamo crescere ancora molto. L’opportunità offerta dal Pnrr e la tenacia dimostrata dal tessuto imprenditoriale italiano possono essere alla base di nuove strategie di crescita nel medio e lungo periodo.”

Investimenti più a Nord-Ovest

Insomma ottimismo anche da chi misura gli umori altrui. Ottimismo confermato anche dal report Kearney-Messaggero: “l’Italia può puntare a catturare una quota crescente del totale dei capitali esteri se saprà coniugare la propria politica industriale con l’agenda dei grandi investitori in un quadro di profonda revisione degli equilibri geopolitici”. Infine, per quanto riguarda la distribuzione geografica degli investimenti esteri, essi sono per lo più concentrati nelle regioni del Nord-Ovest (57%), dove si trovano alcuni dei distretti industriali più attrattivi (ad es. meccanica, tessile, pelletteria, design, automotive). A seguire il Centro Italia (16%) e il Nord-Est (12%). Positiva la crescita degli investimenti destinati al Meridione (dal 10% al 15% del totale).

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