giovedì, 2 Maggio, 2024
Politica

Lasorella (Agcom): “Par condicio invecchiata. Necessarie nuove norme”

Adeguare le norme della par condicio all’era del web e dei social riformulando la normativa sull’accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali alla lcue dei nuovi scenari tecnologici e comunicativi. L’esortazione a Governo e Parlamento viene da Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. L’intervento è necessario, spiega l’Autorità, per “tutelare tutti gli interessi coinvolti” e “scongiurare un improprio condizionamento nella formazione della volontà degli elettori”.
“L’atto”, si spiega una nota, “è motivato dall’esigenza di una revisione della normativa sull’accesso ai mezzi di comunicazione durante le campagne elettorali alla luce dei nuovi scenari tecnologici e comunicativi. Le leggi in vigore sono state emanate in un mercato della comunicazione analogico e sono invecchiate precocemente, in particolare la Legge 28 del 2000.
“Il processo di innovazione e di trasformazione del sistema dei media”, spiega l’Autorità, “indotto dalla tecnologia digitale, i cambiamenti intervenuti nelle modalità di fruizione del mezzo radiotelevisivo e nei format dei programmi e le mutazioni subite dalla comunicazione televisiva, unitamente alle nuove strategie di comunicazione e marketing elettorale, sempre più attente agli strumenti del web postulano l’esigenza di un nuovo intervento normativo teso a coniugare la irrinunciabile esigenza di assicurare una efficace tutela del pluralismo informativo, sottesa a valori costituzionali di rango primario, con l’evoluzione del panorama mediatico e politico.”

Attenti ai messaggi politici

La segnalazione si basa principalmente sull’analisi del contesto nazionale, tenendo debitamente conto delle iniziative dell’Unione europea e comparando anche le esperienze nazionali degli Stati membri. Sotto osservazione soprattutto la comunicazione politica a quella istituzionale, dai messaggi politici autogestiti all’informazione politica, nonché quella istituzionale, con un opportuno rimando anche ai sondaggi politico-elettorali.
Le analisi dell’Agenzia e dei report di riferimento sono impietose e le criticità mettono in rilievo soprattutto le asimmetrie normative/regolamentari tra operatori televisivi e radiofonici e gli altri soggetti che veicolano i propri contenuti anche via internet. Bisognerebbe “mettersi in linea con l’evoluzione del quadro normativo europeo attribuendo progressive responsabilità anche alle piattaforme online”, suggerisce Agcom che si è sforzata di sopperire alle mancanze applicando criteri quantitativi come la rilevazione del tempo di parola o qualitativi come la presenza di un contraddittorio, il tipo di conduzione o l’orario di messa in onda.

Segnalazione al Governo

Di tutto questo il presidente Giacomo Lasorella: “auspica che la segnalazione possa essere positivamente valutata dal Governo e costituire in tal modo un utile riferimento per quell’intervento legislativo in materia da tempo allo studio nelle sedi istituzionali competenti”.

La svolta tra 2017-2020

Ma cosa è cambiato del contesto dell’informazione politica nel quinquennio 2017-2020? E cambiato che i quotidiani, radio e TV, i cosiddetti media tradizionali, hanno registrato una riduzione drastica nell’esposizione, nonostante la televisione sia rimasta il mezzo a cui i cittadini si sono maggiormente esposti (77,7%). Nello stesso periodo internet è cresciuto e si spostato dal computer allo smartphone. Così mentre l’esposizione ai media tradizionali è scesa per tutti diminuendo dal 6 al 10%, internet mobile ha fatto registrare un aumento dell’esposizione del 23,3%. Quanto al tempo di esposizione resta sul podio la televisione con 4 ore giornaliere e sale al secondo posto il web con 2 ore e 40 minuti. Insomma sembra che si preferiscano i media con video piuttosto che quelli scritto come i quotidiani o solo parlati come la radio. Un’approssimazione che simuli meglio la realtà e le interazioni sociali.

Adolescenti “mobili”

Le analisi esposte dal report di Agcom sono della società GfK Italia condotte su campione panel di circa 9.000 individui, rappresentativo a livello nazionale dell’intera popolazione italiana dai 14 anni in su. Particolarmente “mobili” sono gli adolescenti che mostrano una riduzione nel tempo speso sulla televisione di poco più di mezz’ora tra il 2017 e il 2022 a fronte di un aumento di quasi un’ora nella navigazione in rete attraverso lo smartphone. Questo trend ha, evidentemente, ripercussioni anche sui modi e i tempi per informarsi degli italiani. Resta preferita la televisione fortemente tallonata dallo smartphone.
Anche se va tenuto conto del periodo della pandemia che ha influito notevolmente sulla tenuta della televisione. Se durante la i lockdown per il Covid l’audience dei principali telegiornali a carattere nazionale ha avuto un forte balzo in avanti, nel periodo successivo gli ascolti si sono assestati su livelli leggermente inferiori a quelli pre-pandemia, e ciò sia in riferimento alle edizioni del “giorno” (fascia oraria 12:30-14:30), sia alle edizioni della “sera” (fascia 18:30-20:30). Più nel dettaglio, gli ascolti medi annui si sono ridotti dal 2017 al 2022 del 5,7% per le edizioni della “sera” e del 10,2% per le edizioni del “giorno” assestandosi, nel 2022, rispettivamente, su poco meno di 16 milioni e 13 milioni di ascoltatori nel giorno medio.

Pre e post pandemia

Osservando, invece, l’andamento dell’audience dei principali siti/app internet di informazione generalista, misurata in termini di utenti unici, essa è cresciuta rispetto al periodo pre-pandemico raggiungendo, a dicembre 2022, i 38 milioni di utenti unici, i quali hanno trascorso in media al giorno poco più di un’ora sui siti di informazione generalista. I 38 milioni di utenti unici registrati da tali siti nel mese di dicembre 2022 rappresentano circa l’87% degli utenti unici che navigano in rete, il cui volume si attesta ormai stabilmente su poco più di 48 milioni di utenti (praticamente tutti gli italiani da 15 anni in su!), a riprova del rilevante ruolo che ormai ha raggiunto internet, in generale, nelle abitudini dei cittadini e, nello specifico, anche come strumento per informarsi.

Veloce e meno credibile

Ma dal punto di vista dell’impatto dei nuovi mezzi e della credibilità dell’informazione che cosa è accaduto in questi ultimi cinque anni? Secondo un’analisi effettuata dal Reuters Institute si evidenzia una generalizzata sfiducia. Una forte diminuzione è evidente proprio durante il corso del primo anno di pandemia e, nonostante una crescita nel triennio successivo, il livello di fiducia verso i media non è risalito rispetto a quanto registrato nel periodo pre-pandemia; nel 2022, infatti, solo il 35% della popolazione ha mostrato fiducia nelle notizie rispetto al 39% del 2017. Anche l’utilizzo della rete e dei social media per fini informativi pare abbia raggiunto una fase di maturità e starebbe dando il passo a nuovi fenomeni di rifiuto selettivo. Sfiducia o ansia da notizie che “certamente risultano meritevoli di attenzione – commenta Agcom – nell’ottica di un più ampio ragionamento sulle modalità ottimali di tutela della libera formazione dell’opinione di ogni cittadino.” Infine un’osservazione di prospettiva: i nuovi media, per le loro caratteristiche, hanno certamente accelerato la tempistica con la quale viene creato il prodotto informativo e la natura stessa dell’informazione, che si colloca spesso tra notizia e intrattenimento, ma di rimando questo implica la conseguente contrazione del tempo dedicato alla verifica e all’attendibilità delle fonti e al controllo della qualità dei contenuti pubblicati.

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