sabato, 20 Aprile, 2024
Politica

Opposizioni in frantumi. Tutti contro tutti

Le vittorie hanno molti padri, le sconfitte sono orfane e litigiose.

Scartato il Terzo Polo che in questa tornata non aveva ambizioni particolari, i grandi sconfitti sono il Pd e il M5S.

Hanno perso perché le loro strategie sono da tempo confuse e contraddittorie. Non si capisce che vogliono fare, se si vogliono davvero alleare. E intanto non hanno saputo esprimere né candidature comuni né candidati di bandiera di grande presa.

Tocca a Schlein e Conte chiarirsi le idee e smettere di lanciare segnali di fumo incomprensibili.

La resa dei conti più aspra si è aperta nel Pd e molti fulmini colpiscono Elly Schlein. Ma lei è segretaria solo da metà marzo e non le si possono addebitare responsabilità che sono antecedenti alla sua elezione. Lo fa notare il capogruppo Boccia e si scatenano i malumori degli amici dell’ex segretario Letta. Si infiammano così nervi scoperti viene rimessa in discussione l’unità interna al Pd che, per la verità, non era mai apparsa solida durante il congresso durato sei mesi e conclusosi con un segretario scelto dal partito e uno imposto dai gazebo.

La vera sfida per il Pd è avere un progetto credibile

Schlein potrebbe sfruttare la sconfitta proprio per rimettere in discussione la linea ondivaga del partito e fare una volta per tutte una scelta chiara: privilegiare il rapporto preferenziale con Conte e quindi allearsi in qualche modo con il M5S oppure darsi una politica riformatrice seria, fatta di molti contenuti concreti, senza slogan incomprensibili. Un progetto per riconquistare l’attenzione degli elettori che si sono astenuti (sono il 40%) e riportare in casa chi se ne è andato deluso e disorientato in altri partiti. È questa la vera sfida che attende Schlein e tutti nel Pd dovrebbero sentirsi coinvolti nell’elaborazione di un progetto politico nuovo. Se, invece, la segretaria insisterà su temi divisivi e su posizioni massimalistiche il destino del Pd è segnato ed andrà incontro ad altri esodi o scissioni.

Dal Terzo Polo che anche in questa occasione non ha espresso una posizione comune partono segnali verso Il Pd che mirano ad accentuare le frizioni nella speranza che qualcuno abbandoni il partito.

L’arroccamento di Conte

Il M5S è solito non preoccuparsi delle sconfitte nelle elezioni amministrative perché sa di non aver mai creato un’adeguata presenza negli Enti locali. Questa scusa andava bene 10 anni fa non dopo che il partito ha guidato due governi e deve quindi misurarsi anche sulla capacità di guidare comuni e regioni. Conte ha paura di un abbraccio col Pd e quindi prova a spostarsi sempre più a sinistra per spingere Schlein verso posizioni moderate. Un arroccamento che finora non ha giovato molto al M5S.

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