Questo ennesimo e doloroso anniversario della morte del Presidente Moro (sono passati ben quarantacinque lunghissimi e strazianti anni-) lo si vive -o così dovremmo tutti fare o almeno in tal modo sento io di farlo io!- all’insegna della sua devozione e cercando di essere come lui ci ha
insegnato.
Moro, sempre Moro, solo Moro, è colui il quale rappresenta, da par suo, il patrimonio ideologico comune di questa indecente ed ingloriosa diaspora democristiana, la quale avverso con tutte le mie forze e che
farò in modo, con tanti amici con cui sono in contatto e in stretto rapporto, di far cessare, al di là di quelle stupide e becere beghe, di qualcuno, per di più sobbillato da ‘servizi stranieri’, che tenta di ridicolizzare oltremodo, brandendo azioni giudiziarie (a loro volta, come si sa, non attinenti alla politica!).
È Moro, sempre Moro, solo Moro, che continua ad accompagnarmi, ogni giorno della mia vita, in qualsiasi momento, in qualunque iniziativa pubblica e privata, ma sempre all’insegna della passione e della
coerenza, anzi, veglia su di me, come sempre è stato. Difatti, nei miei ricordi di bambino, ho ben impresso la foto rituale di quei tragici ’55 giorni’, quando lo vedevo nei TG con il volto pensoso e al tempo stesso dolce e mite.
Fu lì, in quei momenti, che capìi io stesso di essere un democristiano, quindi di appartenere alla più bella e grande storia del Novecento, non solo italiano, bensì mondiale.
Non un passo indietro, perciò, lungo il tracciato della nuova costituente democristiana, per la quale si sta spendendo anche il Presidente dell’Internazionale DC Amine Gemayel -che ringrazio per i suoi sforzi e per avermi delegato in sua vece a far si che io sovraintenda il tavolo nazionale- ma come non mai, tutto ciò lo dobbiamo al Presidente Moro, per il quale non mi stancherò di chiedere giustizia e verità.