giovedì, 2 Maggio, 2024
Lavoro

Stipendi, corsa agli aumenti. Sindacati: più profitti? Più soldi

A rompere il ghiaccio sono stati i bancari con la richiesta di un aumento di 435 euro su base mensile. A cascata i sindacati confederali del settore agroalimentare, quelli della moda e oggettistica di qualità come pelletterie e occhialeria, hanno presentato, discusso e avuta l’approvazione dai lavoratori al via libera per richieste di aumenti di stipendio.
La corsa agli aumenti La raffica di adeguamenti salariale, motivata dai sindacati dai rinnovi contrattuali, dall’inflazione e dalle buone performance delle aziende, sta avendo un effetto domino su tutti i comparti. Le richieste di incrementi delle retribuzioni raggiungono il top con i bancari. La Federazione autonoma bancari italiani, chiede 435 euro in più al mese e un taglio di orario di lavoro; la piattaforma rivendicativa della filiera agroalimentare, invece, arriva a 300 euro e più tempo libero; mentre per il settore moda e lusso, le richieste di aumenti vanno dai 220 ai 200 euro, al mese.

Bancari più soldi e meno orario

La Fabi oltre all’aumento di 435 euro al mese chiede il ripristino del calcolo pieno del trattamento di fine rapporto (Tfr), la riduzione dell’orario di lavoro standard a 35 ore settimanali (oggi 37:30), “quindi”, puntualizza la Federazione, “si chiedono 30 minuti giornalieri in meno – da adattare per i turni 4×9 e 6X6 -”. Il sindacato dei bancari ha un piano articolato di rivendicazioni. La Fabi, ad esempio, chiede di allargare “l’area contrattuale per estendere il perimetro di applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro (in particolare, superamento comma 6 dell’art. 1) e introdurre dei limiti certi alle attività appaltabili/accessorie. Reintegra nel caso di licenziamenti ingiustificati, ex art. 18 statuto dei lavoratori”.

Più assunzioni e welfare

Il contratto dei bancari puntualizza la Fabi, è scaduto a dicembre 2022 e “prorogato” fino al prossimo 30 aprile.
La piattaforma, è stata approvata dai segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Susy Esposito, Fulvio Furlan ed Emilio Contrasto. Oltre ai salari i lavoratori hanno dato il via libera a una parte normativa ampia. Si chiede di “introdurre una serie di momenti di confronto con le organizzazioni sindacali per provare ad intervenire sull’organizzazione del lavoro ed incidere sulla situazione dei carichi di lavoro e la carenza degli organici”, spiega la Fabi, “aggiornare l’accordo delle politiche commerciali”, e ancora servono, “maggiori tutele in materia di obblighi del personale e procedimenti disciplinari – anche con contrasto ad esempio dei codici di condotta unilaterali -; l’attenzione alle politiche di genere, permessi, welfare e rafforzamento del Fondo per l’occupazione”.

Agroalimentare top, gli aumenti

Stesso discorso per i lavoratori del settore agroalimentare che sottolineano come gli aumenti siano dovuti per la “eccezionale performance” del settore.
“Sul versante economico, è prevista una richiesta importante e adeguata al contesto: 230 euro, a parametro 137, di aumento sul Tem; 70 euro sullo Iar – Incremento aggiuntivo della retribuzione -”, fanno presente le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila, che hanno predisposto le ipotesi rivendicative in un contesto, “segnato da alcune importanti conferme e novità, a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori di beneficiare delle eccezionali performance che il settore alimentare nel suo complesso ha realizzato e sta realizzando”. Per i sindacati dell’Agroalimentare, inoltre, l’aumento delle remunerazioni sono ampiamente giustificate perché, osservano, “il Paese ha dimostrato sorprendenti capacità di crescita anche dopo la pandemia e la rottura degli equilibri internazionali causata dalla guerra in Ucraina. Oltre al Pil, che cresce in modo superiore alle previsioni, è importante sottolineare che una parte consistente di questa ripresa è dovuta al nostro settore”.

Crescita record, utili da dividere

Le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila, ricordano alcuni aspetti vincenti del settore. “L’agroalimentare italiano ha segnato importanti record: la produzione cresciuta dell’1,3% rispetto al 2021, l’export agroalimentare nell’ultimo quinquennio aumentato del 43%, raggiungendo nel 2022 la cifra record di 60,7 miliardi di euro pari al 10% delle esportazioni complessive del Paese, le vendite alimentari balzate del 18% nei primi tre mesi del 2023. Risultati importanti”, rivendicano i sindacati, “raggiunti anche grazie al contributo delle lavoratrici e dei lavoratori, che invece hanno visto erodere la propria busta paga dall’inflazione”.
Realizzare una vita migliore Anche per i lavoratori dell’Agroalimentare le rivendicazioni superano il perimetro salariale. “Perché le maestranze devono poter, realizzare anche una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, spiegano i sindacati, “incrementando, al contempo, la salute e sicurezza in azienda e valorizzando lo strumento della formazione”, puntualizzano le Confederazioni, “Tutto questo tenendo presenti i temi emergenti come la sostenibilità ambientale, che va sempre coniugata con quella economica e sociale.
Centrale poi la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 40 a 36 ore, a parità di salario, per rispondere alla sfida del lavoro che cambia”.

Moda e lusso, battono cassa

In attesa di risposta sono anche i 56 mila lavoratori assunti in 5 mila imprese che ricadono nel segmento lusso del Sistema Moda italiano, dalla pelletteria alla moda, che per i sindacati sono settori in ripresa.
“L’export della pelletteria italiana ha superato i livelli pre-Covid, mentre il fatturato totale, con oltre 10 miliardi di euro, rappresenta il 12,1% dell’intero settore della moda, con una leadership mantenuta grazie alla capacità di coniugare tradizione artigiana e innovazione”, scrivono le Confederazioni, che ricordano come il contratto, però sia scaduto il 31 marzo. Le rivendicazioni sono state inviate alle l’associazione confindustriale di Assopellettieri, “per iniziare al più presto possibile le trattative”.

Capitale umano

La richiesta economica complessiva avanzata dai sindacati è di 220 euro mensili al 3° livello di inquadramento contrattuale nel triennio Per quanto riguarda “l’elemento di garanzia retributiva”, i sindacati chiedono di trasformarla in elemento perequativo, “portando a 400 euro annui l’indennità per i lavoratori a carico delle aziende che non praticano la contrattazione integrativa”. Anche per moda e lusso c’è una parte normativa.
“Per il miglioramento dei diritti individuali, sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sulle tutele in caso di malattia”, scrivono i sindacati, “Cuore principale delle rivendicazioni, oltre alla parte salariale e all’aumento delle indennità di turno”, fanno ancora presente le Confederazioni, “è la richiesta di revisione dell’inquadramento contrattuale, con una proposta definita che va a riconoscere la professionalità dei lavoratori e la valorizzazione del capitale umano”.

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