sabato, 27 Aprile, 2024
Esteri

Moldova: Putin getta la maschera e rinnega la sua linea del 2000

Il presidente russo Vladimir Putin ha annullato martedì un decreto che risaliva al 2012 e che stabiliva, di fatto, i principi guida della politica estera della Federazione Russa. Il decreto abrogato prevedeva anche che “le modalità per risolvere il problema della Transnistria devono essere trovate sulla base del rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dello status di neutralità della Repubblica di Moldova”.

Dopo che il Presidente Maia Sandu ha denunciato che Mosca aveva sviluppato un piano per destabilizzare il suo Paese, Il Cremlino ha ribadito che le relazioni con la Repubblica di Moldova sono molto tese ed ha accusato i leader di Chişinău di perseguire un’agenda anti-russa. Alcuni analisti ritengono che, in effetti, la Russia voglia sostituire la leadership filo-occidentale della Moldova, per poter avere il controllo del Paese e dell’aeroporto della capitale Chişinău, così da poterlo impiegare per trasportare soldati e attrezzature necessari per aprire un nuovo fronte in Ucraina dal territorio della Moldova. Peraltro, la Russia ha già quasi 2.000 militari di stanza in Transnistria.

Nel portale internet ufficiale della Federazione Russa è stato pubblicato il “Decreto del Presidente della Federazione Russa n. 111 del 21 febbraio 2023 relativo all’annullamento del Decreto del Presidente della Federazione Russa n. 605 del 7 maggio 2012 riguardante le misure per l’attuazione della politica estera della Federazione Russa”.

Il Decreto, secondo i media russi, sarebbe stato firmato “per garantire gli interessi nazionali della Federazione Russa in relazione ai profondi cambiamenti in atto nelle relazioni internazionali”.

Il provvedimento di cancellazione del Decreto 605/2012 non può che confermare come Mosca abbia modificato la propria postura, nell’ambito delle relazioni internazionali, gettando la maschera ed assumendo un atteggiamento particolarmente aggressivo. Questa iniziativa politica segue il discorso pronunciato martedì da Vladimir Putin che aveva anche annunciato che la Russia avrebbe “sospeso” la sua partecipazione al trattato bilaterale con gli Stati Uniti nel campo delle armi nucleari, il cosiddetto START III.

Risulta interessante rileggere oggi alcuni passaggi del decreto annullato del 2012. Ecco cosa era scritto: “Al fine di attuare in modo coerente la politica estera della Federazione Russa, consentendo di garantire i suoi interessi nazionali basati sui principi del pragmatismo, dell’apertura e della politica multi-vettoriale nelle condizioni della formazione di un nuovo sistema policentrico di relazioni internazionali, decido quanto segue: […] Il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, unitamente agli altri organi federali del potere esecutivo, […] nei rapporti con gli Stati membri della Comunità degli Stati Indipendenti: […] continuano a partecipare attivamente alla ricerca di una soluzione al problema della Transnistria, basata sul rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dello status di neutralità della Repubblica di Moldova”.

Secondo l’agenzia statale russa TASS, il decreto del 2012 è stato abrogato “al fine di garantire gli interessi nazionali della Federazione Russa in relazione ai profondi cambiamenti in atto nelle relazioni internazionali”. In sostanza, le disposizioni di quel provvedimento corrispondevano al “The Foreign Policy Concept of the Russian Federation”, approvato dal Presidente della Federazione Russa Putin il 28 giugno 2000, e oramai considerato superato da Mosca.

Nel 2000 il Cremlino asseriva che “La trasformazione delle relazioni internazionali, la fine del confronto, la costante eliminazione delle conseguenze della ‘guerra fredda’ e l’avanzamento delle riforme russe hanno notevolmente ampliato le possibilità di cooperazione nell’arena mondiale. La minaccia di un conflitto nucleare globale è stata ridotta al minimo. Mentre il potere militare conserva ancora un significato nelle relazioni tra Stati, un ruolo sempre maggiore viene svolto da fattori economici, politici, scientifici e tecnologici, ecologici e informativi”.

Per quanto riguarda i rapporti con gli USA, il decreto revocato prevedeva il mantenimento di una “interazione stabile e prevedibile, basata sui principi di uguaglianza, non ingerenza negli affari interni e rispetto dei reciproci interessi”.

Dopo ventitré anni di potere, Putin, con il suo decreto del 21 febbraio 2023, ha definitivamente cancellato questi concetti.
Se ne facciano una ragione coloro che ancora si illudono di poter rivivere, in un prossimo futuro, una nuova stagione di cooperazione NATO-Russia, nello spirito del Summit di maggio 2002 di Pratica di Mare. Quel mondo non esiste più, lo ha cancellato Putin con un colpo di spugna.

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