Gli artigiani puntano i piedi ricordano che le piccole imprese sono l’architrave dell’economia nazionale e che oggi “l’emergenza” ha un nome ed è il “Mezzogiorno”. A scendere in campo è Sergio Silvestrini, segretario generale della Confederazione nazionale artigiani (CNA) che ricorda come il sud sia in una situazione economica critica e le difficoltà maggiori siano a carico dei giovani in cerca di occupazione.
“Le due priorità dell’Italia si chiamano Mezzogiorno e piccole imprese. Rappresentano le leve per far uscire il Paese da una cronica stagnazione e dare una prospettiva di sviluppo economico e sociale ai nostri figli”, scrive il segretario generale della CNA, indicando i temi dell’agenda politica sui quali costruire “un progetto condiviso di Paese. Un passaggio indispensabile per combattere sfiducia e incertezza”. L’iniziativa della CNA è un appello alla classe politica a ritrovare una unità di intenti a favore del Paese e del Mezzogiorno in particolare.
“Se il Sud non riparte”, afferma Silvestrini, “l’Italia è condannata a un declino rapido e irreversibile. La riunificazione del Paese ha assunto i tratti dell’emergenza. Le forze politiche, e più in generale la classe dirigente, devono fare fronte comune”. Il nodo per rilanciare lo sviluppo rimane quello delle infrastrutture carenti, di ritardi ed inefficienze, della programmazione di progetti e apertura di cantieri, una burocrazia che frena più che accelerare i progetti, la carenza di fondi, sono poi tutte concause di questo arretramento del sud che frena l’intera Italia.
“Se le infrastrutture sono l’asset trainante dello sviluppo l’alta velocità ferroviaria non può fermarsi a Salerno. Finalmente sembra si sia sbloccata la Napoli-Bari, ma nella migliore delle ipotesi i treni veloci arriveranno nel capoluogo pugliese in ritardo di oltre un quarto di secolo”.
Per la CNA bisogna ora fare di più, in particolare è necessario potenziare la rete ferroviaria, infrastruttura viaria capace di ridare slancio alla economia del Mezzogiorno. “Portiamo i treni veloci e tutti gli altri grandi sistemi fino in Sicilia”, sollecita il segretario generale della Confederazione nazionale artigiani, “se intendiamo favorire la crescita economica e lo sviluppo sociale. La Ragusa-Catania è il simbolo di politiche fallimentari e deve diventare l’emblema di un profondo cambiamento per far uscire l’Italia da un lungo torpore”. “Servono risorse pubbliche invertendo il trend di costante contrazione nel Mezzogiorno. Ma sono altrettanto preziose”, sottolinea Silvestrini, “capacità e competenze che, invece, spesso latitano”. Una nota critica della CNA è sul mancato utilizzo dei fondi europei che poi significa una mancata programmazione e progetti. “È inaccettabile”, sottolinea Silvestrini, “che l’utilizzo dei fondi europei sia su percentuali del 13-15%. Sono indispensabili dirigenti e funzionari qualificati per impiegare al meglio i capitali disponibili. Occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti”.
C’è l’elenco delle crisi industriali in costante aumento. “È l’effetto dei problemi strutturali”, rileva il segretario generale della CNA, “come bassa crescita, modesto tasso di occupazione, divario territoriale, fisco opprimente e burocrazia asfissiante. L’errore della politica è la ricerca di soluzioni parziali mentre occorre una strategia industriale di lungo respiro fondata sulla centralità delle imprese. Questa sarebbe la vera discontinuità promessa dal Governo”. Un tema caro agli artigiani è quello delle tassazione, si era parlato di “Flat Tax”, ma l’argomento è stato poi accantonato, mentre le micro e piccole imprese chiedono un fisco più giusto e a loro misura. Per questo la CNA sollecita un cambio di rotta. “A cominciare dalle micro e piccole imprese, soprattutto quelle nel Mezzogiorno, che rappresentano un asset da valorizzare intervenendo rapidamente su fisco e burocrazia”. E ancora per il segretario generale della Confederazione nazionale artigiani, sono pochi i fondi per le attività produttive che invece meritano sostegni e sgravi più incisivi.
“Evitare l’aumento dell’Iva era fondamentale per non far scivolare il Paese in una nuova recessione ma ha assorbito circa l’80% della manovra lasciando solo risorse molto modeste a favore dello sviluppo bilanciate da nuove imposte. Per il 2021 le clausole di salvaguardia ammonteranno a 20 miliardi. È necessario iniziare da subito a ragionare su come eliminarle e definire un percorso di progressiva riduzione della tassazione su artigiani e imprese. Oggi il total tax rate sfiora il 60%.È insostenibile, come il moloch della burocrazia. Al riguardo è indispensabile un cambio di passo”, auspica Silvestrini, “i fatti raccontano 11 riforme della pubblica amministrazione in 20 anni”. Malgrado le “riforme” la burocrazia invece di diminuire è cresciuta minando proprio la tenuta delle piccole imprese che devono confrontarsi con spese che erodono gli utili, e crescenti perdite di tempo.
“La realtà è che per aprire una attività semplice come una pizzeria occorrono fino a 76 adempimenti. Una burocrazia eccessiva e complessa e l’incertezza normativa sono il principale ostacolo agli investimenti nazionali ed esteri”, conclude Sergio Silvestrini, “Ma soprattutto scoraggiano i nostri imprenditori che combattono contro agguerriti competitor internazionali ed hanno bisogno di norme semplici e chiare e imposte ragionevoli”.