martedì, 3 Dicembre, 2024
Società

Italia spende meno della media europea in educazione

Monitorare la spesa pubblica di un paese per il sistema educativo non è sufficiente per valutare la qualità del servizio, ma è sicuramente utile per capire la rilevanza riconosciuta dal governo a tale settore. Sia rispetto agli altri ambiti della spesa pubblica, sia rispetto ai governi di altri stati. Il nostro paese investe solo il 7,9% della spesa pubblica in educazione, un dato inferiore a quello di tutti gli altri stati membri.

In proporzione alla spesa pubblica totale, il Regno Unito è il paese che ha speso di più in istruzione nel 2017 (11,3%), nonostante abbia registrato la maggiore riduzione: -1,7 punti percentuali dal 2008 al 2017. Anche in Francia e in Italia la quota di spesa per l’istruzione è calata, rispettivamente di 0,5 e 1,2 punti, mentre in Germania è aumentata, anche se di poco:
+0,3 punti. Gli stati Ue hanno speso in media il 5% circa del proprio Pil in istruzione, nel corso di tutti gli anni considerati. Una soglia mai raggiunta ne’ dalla Germania ne’ dall’Italia, che nel 2017 si ritrova all’ultimo posto a quota 3,8%.

L’Italia risulta essere uno degli stati europei che investe meno in educazione rispetto alla propria economia. Durante i primi anni di crisi economica, dal 2009 al 2012, la spesa italiana per l’istruzione è diminuita drasticamente: 7 miliardi circa in meno nel giro di tre anni. In seguito il livello si è mantenuto piuttosto stabile, intorno ai 65 miliardi all’anno, che nel 2017 aumentano a 66. Una variazione positiva ma molto limitata. Stando ai dati più recenti, relativi al 2017, l’Italia ha speso 30 miliardi per la scuola secondaria, 25 per quella primaria e 5 miliardi e mezzo per l’università. Osservando la variazione rispetto al 2008, la scuola dell’infanzia e la primaria sono l’unico settore per cui lo stato ha aumentato il livello di spesa pubblica: circa un miliardo in più dal 2008 al 2017. Sia la scuola secondaria che l’università registrano invece una riduzione della spesa di circa 2 miliardi.

In termini assoluti, la contrazione del capitolo di spesa dedicato all’istruzione in Italia è coincisa con i primi anni della crisi, tra 2009 e 2012.

In questo periodo la spesa in educazione (intesa in senso complessivo, dalle scuole per l’infanzia alle università) è calata da 72 miliardi annui a 65,4.

Su questa cifra si è grosso modo stabilizzata negli anni successivi, e nel 2016 la spesa totale in educazione vale 65,6 miliardi. Se si considera la spesa rispetto al numero di studenti (calcolata da Ocse), dopo il 2012 si è registrato un incremento.

Ma esso è stato inferiore rispetto a quello di altri grandi paesi europei, come Francia e Germania. L’Italia, che già spendeva meno di 1/10 delle risorse in istruzione, a partire dal 2012 si è attestata attorno soglia dell’8%. Un dato molto più basso della media e del livello degli altri partner europei. (Italpress)

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