A causa del caro prezzi più di un italiano su due (52%) ha acquistato meno cibo a tavola, in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sulle famiglie a basso reddito. È quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis “Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre”, presentato in occasione dell’apertura del XX Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione alla presenza del presidente della Coldiretti Ettore Prandini, del direttore generale del Censis Massimiliano Valeri e del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.
Con l’inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% degli italiani è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato, ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti).
Le rinunce, sottolineano Coldiretti/Censis, sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di “food social gap” con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023. Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani.
Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).