venerdì, 29 Marzo, 2024
Economia

Armi spuntate contro la stagflazione

Le prospettive economiche, per il 2023, in Eurozona sono tutt’altro che rassicuranti. La dinamica del Pil  è stata, infatti, largamente soddisfacente nell’anno in corso, se è vero che nei Paesi dell’Eurozona si è registrata una crescita del 3,2%, ossia largamente superiore alle previsioni. La  crescita subirà, secondo le stime più attendibili, un’involuzione nel prossimo anno, visto che l’aumento del Pil si attesterà intorno allo 0,3%. Si tratta, dunque, di un cambio di rotta significativo, se è vero che generalmente si ritiene che sia soddisfacente una crescita intorno al 3%.

Se la dinamica del Pil è, dunque, tutt’altro che rassicurante, poco rassicuranti sono i dati relativi all’evoluzione dell’inflazione. Infatti, nell’anno in corso i prezzi dovrebbero attestarsi all’8,5%, mentre un rallentamento è previsto per il 2023 (6,1%) e per il 2024 (2,6%).

La Commissione ha spiegato che i dati relativi all’inflazione hanno fatto registrare un rialzo di circa un  punto percentuale per il 2022 e di circa due punti per il 2023 percentuali, rispetto ai dati pubblicati la scorsa estate, a causa – spiegano gli economisti di Bruxelles-  dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità, che esercitano una pressione sui quelli dell’energia al dettaglio e sulla maggior parte di beni e servizi del paniere di consumo.

Non è un caso, quindi, che la Commissione europea in questi giorni, nel pubblicare le proprie previsioni, abbia osservato che l’Eurozona è attraversata da un eccezionale grado di incertezza.

Incertezza, in buona sostanza, derivante dal fatto che sull’attuale ciclo economico incide una variabile, l’aumento vorticoso dei prezzi dei prodotti energetici, su cui gli organi europei di governo dell’economia non possono, chiaramente, incidere. Al riguardo, non è un caso che in questi giorni la Commissione abbia spiegato che sia l’Unione europea, che l’area dell’euro, nonché  gran parte dei Paesi membri dovrebbero trovarsi in una crisi recessiva già dall’ultimo trimestre  di quest’anno e nel primo trimestre del 2023, a causa dell’elevata incertezza e  dei prezzi dell’energia, dell’erosione del potere di acquisto delle famiglie, dell’indebolimento del contesto internazionale e delle condizioni di finanziamento.

Dai dati economici dei documenti ufficiali, si desume, dunque, che l’area dell’Eurozona è investita da un ciclo di stagflazione, ossia da un ciclo economico, che si caratterizza per la contraddittoria e contemporanea presenza di fenomeni, riconducibili all’inflazione (aumento generale dei prezzi) e alla recessione  (mancata crescita del Pil).

La stagflazione è un fenomeno abbastanza nuovo, visto che esso ha iniziato ad investire i sistemi economici dei Paesi occidentali circa sessanta anni fa. Al riguardo, non è un caso che tale ciclo economico sia sfuggito all’analisi di Keynes, che può essere considerato il fondatore della politica economica degli Stati. Anche per questa ragione, oggi chi è chiamato a governare le economie dei vari Paesi, si trova sfornito di strumenti utili. È vero che la stagflazione non è sfuggita alla riflessione dei monetaristi, solo che essi non si sono soffermati ad individuare gli strumenti utili a governare tale ciclo economico.

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