giovedì, 25 Aprile, 2024
Esteri

Ucraina: il saccheggio di opere d’arte continua

Il Museo d'arte “Oleksiy Shovkunenko” di Kherson è stato depredato dalle forze di occupazione russe

Anche le opere d’arte sono parte del piano di “evacuazione” messo in atto dalle forze di occupazione russe. È di questi giorni la notizia che le forze armate di Mosca, dopo aver “dato rifugio” alle persone, ora si preoccupano anche della “preservazione dei beni culturali” ucraini.

Dal 31 ottobre al 3 novembre circa 40 persone, subordinate all’amministrazione occupante di Kherson, hanno saccheggiato tutto ciò che era possibile asportare dalla sede museale. Innanzitutto le opere d’arte, ma anche le attrezzature per ufficio. Con la più totale non curanza per la delicatezza delle antiche rarità che stavano maneggiando, i dipinti non sono stati imballati in alcun modo prima del loro trasporto, ma sono stati semplicemente avvolti in stracci.

Il Museo d’arte “Oleksiy Shovkunenko” di Kherson è stato inaugurato il 27 maggio 1978 ed è ospitato nell’ex edificio del municipio, un monumento architettonico dell’inizio del XX secolo. La collezione del museo comprendeva più di diecimila reperti. Al suo interno c’erano le opere di pittura, grafica, scultura, arti e mestieri ucraini e stranieri, partendo dai prestigiosi autori di icone del 17° secolo per giungere fino alle opere degli artisti contemporanei di Kherson.

Alina Dotsenko, direttrice ucraina del Museo – rimossa dalle autorità russe – aveva denunciato il pericolo che correvano le opere d’arte custodite nell’edificio, già lo scorso 19 luglio, quando una certa Nataliya Desyatova, qualificandosi come la “nuova direttrice”, si era presentata nei locali del Museo, accompagnata da quattro rappresentanti dell’FSB e della polizia russa.

La speranza che, aver opportunamente rimosso dalle sale espositive i reperti più preziosi, potesse distogliere l’attenzione dei rappresentanti del “mondo russo” e dei loro collaboratori locali”, era presto scemata quando la cosiddetta “nuova gestione” aveva iniziato la sua attività aprendo i fondi custoditi presso il Museo.

Dopo quattro mesi, purtroppo, i timori si sono materializzati. Il 1° novembre sono partiti i primi tre camion ed uno scuolabus riempiti con materiale asportato dal Museo. A supervisionare le operazioni di carico proprio la direttrice nominata dai russi, scortata da persone armate di fucili mitragliatori. Il 2 novembre sono partiti altri due camion ed, infine, il 3 novembre è stato portato via l’ultima parte del carico.

Le autorità ucraine sperano di poter ricostruire nel dettaglio le opere asportate illegalmente nel corso delle quattro giornate di saccheggio. Senza dubbio, la parte più preziosa del bottino, risalente al periodo XVII-XIX secolo, è stata caricata sul convoglio del primo giorno. Il carico dovrebbe essere stato portato in Crimea, che è sotto il controllo russo, ma il condizionale è d’obbligo non potendo essere certi che questa sia la destinazione finale delle opere trafugate.

Purtroppo non è la prima volta che atti di saccheggio di opere d’arte accadono da quando è iniziato il conflitto. A luglio, lo stesso copione era già andato in scena a Mariupol. Il consiglio comunale della città aveva denunciato che l’esercito russo aveva rimosso tutti i reperti di valore dai musei di Mariupol, durante il periodo di occupazione. Così, anche in quel caso i musei di storia e d’arte locali furono saccheggiati. Tra le opere trafugate a Mariupol i dipinti originali di Arkhip Kuindzhi e Ivan Aivazovsky, alcune icone uniche e preziosi reperti storici.

La storia, anche in questo caso, purtroppo si ripete. Anche durante il Terzo Reich furono molte le opere saccheggiate dai tedeschi nei Paesi occupati. Nella conferenza internazionale, tenutasi a Berlino nel novembre 2018 sul tema del saccheggio nazista, il ministro per la cultura tedesco Monika Gruetters ha rinnovato l’impegno della Germania a continuare la ricerca e la restituzione delle opere trafugate durante il Terzo Reich. Quasi 600mila opere d’arte sarebbero state sottratte a privati, musei, chiese e gallerie; circa 100mila, tuttavia, non sono ancora state ritrovate. Chissà se verrà mai un giorno in cui i russi faranno lo stesso con le opere trafugate dai territori occupati dell’Ucraina.

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