giovedì, 25 Aprile, 2024
Considerazioni inattuali

Abbasso i secchioni somari

Sono stordita dal niente che mi circonda, per dirla con Leopardi; o Sono circondato da un branco di idioti, per dirla con Scar, l’antagonista de “Il re leone”. Anzi, da asini sapienti: da tutti quei secchioni senza cervello che come a scuola pretendevano il 10 per aver ripetuto la lezioncina o per essersi arruffianati il professore, adesso pretendono di salire ai vertici delle cariche pubbliche perché non fanno errori ortografici o perché abilmente asserviti al padrone della loro conventicola. Non voglio difendere i somari – nel lessico collodiano – bensì tutelare quelli bravi veramente: i capaci, i meritevoli, quelli ben oltre i secchioni, che sono sempre stati solo somari travestiti e più ambiziosi, dunque due facce della stessa medaglia.

NON CI SI ELEVA SCREDITANDO L’AVVERSARIO

Attenzione, lungi da me legittimare chi non conosce la grammatica: da parte mia sarebbe assai particolare se non sconsiderato, e per deformazione professionale e perché mi sono sempre orgogliosamente professata un’intransigente grammar nazi. Ma proprio in ragione di questo, dico che non ci si può elevare screditando il prossimo; se poi tutto quello che i delatori dell’errore ortografico di Fontana e della sua tragica “n” di impiegato sanno fare è scrivere un testo elementare senza errori. Per rendersi un po’ superiori alla situazione, bisogna dimostrarsi realmente diversi. E per essere diversi bisogna realizzarsi davvero in una qualche attitudine politica e pratica.

LA METAFORA DELLA SCUOLA COME NEL LAVORO

Altrimenti è inutile: il rischio è dare l’idea complessiva di una battaglia tra similiUno che non conosce la sintassi e la grammatica italiana e l’altro che lo accusa alla maestra, dimostrando la sua pochezza sostanziale nella comprensione e l’elaborazione di un testo; che sì, è la metafora della comprensione e l’elaborazione della vita pratica, della politica, del lavoro. Non è necessario accusare qualcuno che fa un errore di grammatica, perché solo il fatto di farlo notare – come se non bastasse e l’entità della cosa non fosse già abbastanza mastodontica di per sé – identifica l’accusatore come uno che non sa scrivere. Che non sa fare, che non sa pensare, che non sa argomentare, reagire. E potrei continuare all’infinito.

CHI SA FARE NON GUARDA QUELLO CHE FA L’ALTRO

Questo per dire una cosa ed una soltanto, su tutte: chi sa fare e soprattutto, nel caso specifico, chi sa fare opposizione non si attacca a tutto; non ridicolizza o sminuisce l’avversario né tramite argomenti di questo tipo né per mezzo di facezie d’infimo livello che trasudano invidia come quelle rivolte al Presidente del Consiglio Meloni: l’articolo determinativo maschile “il” che svilirebbe le femministe, il cambio da mocassini a tacchi per la cerimonia della campanella, il tailleur blu dal taglio “troppo maschile” per il giuramento. E ancora: “la donna che vede le donne un passo indietro agli uomini” rovesciando e distorcendo la realtà effettiva, e di parecchio. La regola fondamentale per non squalificarsi e non perdere in partenza è: imparare a non rosicare, mai. Piuttosto tacere, quando conviene.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Il dono dell’incontro

Maria Sole Sanasi d'Arpe

Fuga da Londra approdo a Milano?

Luca Sabia

Stoppani (Fipe): Giornata della Ristorazione per parlare di crescita ed etica legata al cibo

Marco Santarelli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.