giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Chi imbratta Van Gogh non aiuta l’ambiente

I Girasoli di Van Gogh, una delle cinque copie del capolavoro del maestro olandese presente alla National Gallery di Londra, imbrattato da due barattoli di pomodoro al grido di “meglio l’arte o la vita?”, l’estrema sintesi dell’ultima manifestazione di protesta ad opera di Anna e Phoebe, due attiviste ambientali del movimento Just Stop Oil che sta facendo il giro del mondo in queste ore.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un sempre crescente interesse da parte dei giovani verso i temi ambientali, perché estremamente preoccupati dai risvolti che le politiche energetiche ed economiche mondiali stanno avendo sulla tenuta e la stabilità del nostro Pianeta.

Le richieste degli attivisti di Just Stop Oil

Il loro dissenso viaggia veloce sui social, mentre ragazzi da tutto il mondo portano avanti iniziative di ogni genere con l’obiettivo di svegliare le coscienze dell’attuale classe politica e dirigente. La richiesta delle due giovani attiviste è chiara: incoraggiare il governo britannico a bloccare qualsiasi nuovo progetto carbon based o legato all’impiego di gas naturale. Se da un lato la motivazione alla base della protesta delle ragazze di Just Stop Oil appare legittima e assolutamente pacifica, lo stesso non si direbbe, però, delle modalità con cui essa si è svolta.

Le due ventenni in diretta Instagram hanno lanciato salsa di pomodoro sull’indiscusso capolavoro del 1800, che fortunatamente è rimasto intatto grazie al vetro di protezione. Il gesto e le parole delle ragazze fanno chiaro riferimento alla situazione di pericolo in cui versano circa 3,5 miliardi di persone in tutto il mondo a causa dei cambiamenti climatici.

Proteste di questo tipo in Inghilterra vanno avanti da mesi e il gruppo di attivisti ha già affermato di voler continuare su questa linea, moltiplicando le manifestazioni di dissenso in tutto il Paese. Oltre 1300 arresti per vandalismo e interruzione di pubblico servizio tra le fila di Just Stop Oil non sono bastati a scoraggiare il gruppo che ha già in programma una road map di iniziative che durerà per diverse settimane.

Protesta pacifica o atto di vandalismo

Imbrattare un’opera d’arte non a tutti è sembrato il migliore dei modi possibili per far sentire la propria voce mentre migliaia di studiosi e appassionati di beni culturali hanno aspramente criticato questo tipo di protesta, sostenendo che esistono soluzioni diverse per portare avanti la propria causa, le quali incontrerebbero il favore e il sostegno dell’opinione pubblica, senza il rischio di venire additati come vandali o criminali e di danneggiare un patrimonio condiviso dell’umanità, al pari dell’ambiente.

L’obiettivo etico comune sarebbe proprio quello di cercare di essere meno divisivi per avere sempre più persone a sostegno della causa.

Colpendo il patrimonio artistico, testimonianza di secoli di storia e cultura della società moderna, sarà complicato riuscire a far arrivare la voce alle orecchie di chi dovrebbe sentire. Senza cultura del passato non c’è futuro e questo le giovani generazioni di attivisti dovrebbero sempre tenerlo a mente.

Il rischio di ritrovarsi sotto i riflettori per le modalità di protesta discutibili più che per il valore del messaggio stesso è alto e, dato il sempre crescente allarme proveniente dal nostro Pianeta, non conviene correrlo.

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