giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Il futuro migliore

Il futuro migliore che io vedo.

Meloni e Crosetto fondano una Destra intelligente, europeista e moderna e governano per 5 anni, nell’interesse dell’Italia e dell’Europa.

Un’opposizione altrettanto intelligente e forte di spirito collaborativo da impulso ad un nuovo clima nazionale.

Il PD si rifonda, io spero in chiave riformista. Il modello emiliano non è automatico a livello nazionale dove il popu-opportunismo-assistenzialista ha esigenze di confermarsi forza politica. Tuttavia il dialogo con chi in qualche modo si occupa di povertà non va interrotto.

Una legge elettorale democratica ed efficace, la proposta di Prodi darebbe democraticità e autonomia di progetto ai partiti al primo turno, con un premio di maggioranza al secondo che dia chiarezza d’intenti e forza e unità al futuro governo di inizio legislatura. Penso a un sistema proporzionale fondato sulla preferenza, con un listino di nomenclatura che dia forza ai partiti come premio al secondo turno. Forse sarebbe di buon senso un 80 % riservato al primo turno e un 20 % al secondo.

In 5 anni c’è molto da fare, dalle Città alle Regioni, dalla ricostruzione della cultura politica alla costruzione di auspicabili autentici partiti politici. La morte della politica dei primi anni ’90 non può essere per sempre.

Certo gli scenari sono complessi.

A cominciare dal destino del piccolo centro, ormai destra, nel centrodestra.

Il Capitano è alle battute finali, bisognerà vedere che strada intraprenderà la Lega ma credo si possa confidare sulla sua natura impegnata e produttiva nelle regioni del nord.

Il centro liberale di Azione-IV ha una sua missione ambiziosa da sviluppare. Se posso proporre una mia idea a Calenda e Renzi, vedo un paio di punti di debolezza: il primo è rintracciabile nel fatto che il cosiddetto Terzo Polo debba acquisire uno standing dialogante con le altre forze politiche, la campagna elettorale è finita; il secondo riguarda la natura politica di quel soggetto in fase di definizione: se l’ambizione è quella di costruire una forza dei riformisti, non è sufficientemente rappresentata la prospettiva di un robusto incontro fra idee, progetti e uomini del mondo liberaldemocratico, di quello liberalsocialista, di quello ambientalista e dei diritti civili. Ho già scritto sul punto e devo insistere: una politica riformista di inizio millennio non può prescindere dall’incontro e dalla sintesi di queste culture.

Al PD auguro di trovare la sua strada, il percorso è in salita perché si tratta di ripensare una cultura e un partito, inutile dire che mi auguro vinca una linea riformista, il modello emiliano è forte e potrebbe rappresentare un’interessante locomotiva; si tratta anche di de-americanizzare il partito, non c’è storia, e ne abbiamo le prove, in una formazione politica divisa fra un presunto nobile gruppo dirigente e i territori spesso affidati a logiche di consorteria. Auguri comunque anche al PD.

Se davvero si costruisse nel Paese un clima di concordia nazionale, questa legislatura potrebbe lasciare il segno, mi permetto però di consigliare di spegnere i fuochi e di prosciugare i veleni, prima di mettere mano ad un progetto riformatore della Costituzione e dello Stato, probabilmente sarebbe saggio attendere, prima rifondiamo la politica, costruiamo la pacificazione nazionale, poi, senza fretta, con l’ambizione di costruire qualcosa che duri nel tempo e che costruisca davvero una nuova Italia,  si potrà mettere mano ad una Commissione bicamerale, escludo insomma che i tempi siano attualmente maturi.

Dalle necessità nascono le virtù: dalla guerra e dalla fine ingloriosa del fascismo nacque la Repubblica e la Costituzione; dalla certificata debacle di una seconda repubblica mai nata può nascere una nuova Italia, in una nuova Europa.

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