venerdì, 19 Aprile, 2024
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Btp un valzer da ballare bene

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una decisa e decisiva accelerazione nelle dinamiche di prezzo e rendimento dei titoli di Stato: il veloce innalzamento dei tassi delle Banche centrali dato nel tentativo di contrastare efficacemente l’inflazione si è subito trasmesso ai Titoli di Stato, con rendimenti che nell’Eurozona e in particolare in Italia continuano infatti a salire. Il rendimento dei Btp, sia sul decennale, che nelle scadenze più brevi, è di gran lunga più alto rispetto agli altri Paesi: intorno al 4,5% nei giorni scorsi, nel primo caso, e a 5 anni intorno al 3,90%.

Al 30 settembre sul decennale il Treasury Usa era al 3,73%, il Bund al 2,11% e il nostro BTp al 4,51%, una differenza marcata rispetto ai cugini d’oltralpe, che rende il costo per gli interessi sul debito una grande zavorra per i conti pubblici. La decisione, nel corso della scorsa settimana, del governo britannico, guidato da Liz Truss, di abbassare le tasse ha creato ulteriore tensione sui mercati del reddito fisso, rischiando di mandarli definitivamente in corto circuito.

Cosa è successo negli ultimi 12 mesi

L’andamento del Btp nell’ultimo anno ha rispecchiato l’andamento dei bond a livello globale, ma con una accentuazione di questa dinamica facilmente riscontrabile a livello di andamento dei tassi. Un anno fa lo spread era intorno a 100, per poi salire gradualmente a partire da dicembre a causa della fine delle politiche espansive della Bce. Questo evento ha ovviamente colpito tutti i paesi dell’Eurozona, ma l’effetto sull’Italia, il paese più indebitato è stato diverso; basti pensare che anche il rendimento del Bund ha raggiunto livelli che non si vedevano da dieci anni, ma lo spread a poco sotto a 250 ha avuto il suo peso al di qua delle Alpi.

Il debito italiano non è di certo nella situazione di dieci anni fa, quando lo spread toccò quota 530, raggiunta subito prima del whatever it takes di Draghi.

Ma il livello attuale dello spread, attorno a 250 punti, è senza dubbio superiore a quello che secondo la Banca d’Italia è giustificato, con livello tra i 150 ed i 200. Rimane la possibilità della Bce di attivare lo scudo “anti-spread” Tpi (Transmission Protection Instrument), che richiede una valutazione di Francoforte riguardo a movimenti disordinati dei tassi. Ma l’aiuto della Bce non è previsto per «errori nelle politiche economiche», come ribadito dalla Lagarde. In questi casi è previsto il piano Omt, ed il Mes.

All’inseguimento dei maxi-rendimenti del decennale

Secondo una buona parte degli analisti, appare possibile che il decennale italiano raggiungere e superare la del 5 per cento. Per il Tesoro, con una spesa per interessi dello Stato che nel 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 76 miliardi, la strada si preannuncia ancora in salita.

La prudenza non è mai troppa

Da parte sua, l’incertezza politica può, infatti, accrescere lo spread, cioè il differenziale di rendimento tra Btp e Bund a 10 anni. Quello che non è chiaro a molti non addetti ai lavori è che quando lo spread ed il rendimento dei Btp (e dei bond in generale) cresce, questo ha sul prezzo del titolo un impatto negativo che è tanto più elevato quanto più è lunga la durata residua del titolo stesso.

Nel momento storico attuale, caratterizzato appunto da tassi in crescita, rendimenti in rialzo e spread molto volatile, cosa si dovrebbe fare con i Btp? Inserirli in maniera secca nel portafoglio? Come consigliato da Carlo Benetti, Market Specialist di Gam Italia, su CLASS CNBC, bisogna guardare al rendimento reale di questi strumenti, intorno al 2%.

Su We Wealth, Michele De Michelis, Responsabile Investimenti di Frame Asset Management, “Onestamente non ne sarei ancora sicuro, visto come stanno andando i tassi e gli spread, però in un’ottica tattica di trading, adesso sono sicuramente interessanti”.

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