venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

Il centrodestra davanti alla sfida dell’abbondanza che non c’è più

Negli anni Settanta si usava la parola “austerità” oggi si parla di “fine dell’abbondanza”. Ed è anche peggio C’è meno acqua per la siccità, ci sono meno risorse alimentari perché siamo 8 miliardi più del doppio di 50 anni fa, c’è meno suolo perché costruiamo irrazionalmente e c’è anche meno “ambiente” visto come abbiamo ridotto l’aria, il mare, i fiumi.
La coalizione di centrodestra, sotto la guida di Giorgia Meloni, farebbe bene ad attrezzarsi con nuove idee per governare questa fase storica che richiede un radicale ripensamento delle visioni politiche del passato.

Nel 1973, domeniche a piedi per il boom del prezzo del petrolio, dopo l’embargo dei governi arabi contro gli stati filo-israeliani come ritorsione alla guerra del Kippur. Oggi luci spente e riscaldamenti ridotti per il ricatto di Putin che vuole piegare l’Europa alla sua logica di conquista imperialista dell’Ucraina. Ma è anche peggio. C’è meno acqua per la siccità, ci sono meno risorse alimentari perché siamo 8 miliardi più del doppio degli anni Settanta, c’è meno suolo perché costruiamo irrazionalmente e c’è anche meno “ambiente” visto come abbiamo ridotto l’aria, il mare, i fiumi.

In pochi coi piedi per terra

La politica dovrebbe tenerne conto. E invece nella campagna elettorale dilagano allegramente le promesse di largheggiare, come se niente fosse. Solo in pochissimi tengono i piedi per terra e guardano in faccia la realtà.

Stando ai sondaggi, la coalizione di centrodestra avrà nel prossimo Parlamento la maggioranza, non si sa se solo relativa o assoluta o addirittura qualificata. Farebbe bene fin d’ora ad attrezzarsi per governare questa nuova fase storica che richiede una radicale revisione dei modi di pensare del passato. Una sfida storica.

Rivedere il vecchio modo di pensare

Il centrodestra italiano, dal 1994 in poi, è sempre stato prodigo di politiche espansive, contrario all’austerity imposta dall’Europa, ostile al pessimismo di chi parlava della scarsità delle risorse anche ambientali.

Non che fosse del tutto sbagliato. Ma oggi quel modo di pensare il mondo va rivisto. E tocca a Giorgia Meloni, leader del partito più forte della coalizione e candidata naturale alla guida del Governo, farsi carico di questa complessa e ineluttabile metanoia, un cambiamento radicale che va gestito con lucidità e responsabilità.

Meloni e la leadership sugli eterni fanciulli

Non sarà facile. Perché Meloni dovrà tenere a bada la tendenza di alcuni suoi alleati alla finanza spensierata che promette mari e monti e parla di sforamenti di bilancio come se si trattasse di una prassi normale. Non sarà facile perché il modello del consumismo sprecone è molto radicato nella mentalità italiana ed è spesso considerato-a torto simbolo di stato sociale ambito. Non sarà facile perché bisogna reinventare quasi tutto e vincere la resistenza al cambiamento. Non sarà facile perché non è solo un problema italiano e dovrà essere affrontato in ottica europea senza gli isterismi imposti in passato dalla Germania ma anche vincendo la paura di cedere più poteri all’Europa.

Non invidiamo Giorgia Meloni, perché in poco tempo dovrà mettere a punto una nuova visione politica e anche perché il profumo della vittoria fa perdere la testa a molti suoi supporter poco propensi a ragionare. Ma essere leader significa sapersi imporre, con equilibrio e determinazione a chi tarda ad uscire da un’irresponsabile fanciullaggine.

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