giovedì, 28 Marzo, 2024
Politica

Le spine nel fianco di Letta

I due leader delle coalizioni più forti, Giorgia Meloni ed Enrico Letta, devono giocare molte partite contemporaneamente. Innanzitutto devono cercar di tenere unito il raggruppamento di forze politiche di cui fanno parte e poi devono guardarsi dai nemici interni ed esterni. Nel frattempo, devono anche convincere gli italiani di essere in grado di affrontare le prossime ardue sfide che attendono il nostro Paese.
La posizione di Enrico Letta è sicuramente più complicata. Tenere a bada le intemperanze di Bonelli-Fratoianni, evitare di finire sotto i bombardamenti quotidiani del centro di Calenda-Renzi e scansare i colpi dalla sedicente sinistra di Giuseppe Conte richiederebbe maggiore aderenza ai temi concreti e minore agitazione di spettri che non fanno paura più a nessuno.

Il Pd segue compatto il segretario, anche perché ha candidato persone a lui vicine e che comunque godono di ampia stima. Letta non ha problemi particolari con Più Europa di Emma Bonino. Deve però mettere la sordina a Bonelli sui temi dell’energia e a Fratoianni sulla politica estera. Operazione fastidiosa ma non difficilissima vista la scarsa visibilità dei due.

I problemi più seri li ha con Calenda-Renzi e Giuseppe Conte.

I due fuoriusciti dal Pd non perdono occasione per criticare le debolezze di alcune posizioni del Pd e mettono in luce contraddizioni interne alla coalizione guidata da Letta. Soprattutto Calenda bersaglia quotidianamente il segretario dem con frecciate al vetriolo sullo stile forzatamente bipolare della campagna elettorale cercando di trascinare Letta in confronti su numeri, dati concreti su cui Calenda è oggettivamente più solido e convincente. Infine, Letta deve vedersela con la pretesa di Giuseppe Conte di essere lui la vera sinistra.

Un argomento che sembra ridicolo alla luce della storia politica breve ma fatta di grande movimentismo di Conte, ma che ha tuttavia una qualche pericolosità. Letta avrebbe voluto imbarcare i 5S proprio per non avere una spina nel fianco su temi sociali agitati in maniera demagogica e populistica da Conte. La rottura sul Governo Draghi ha impedito questa operazione e ora Letta deve contemporaneamente cercare di agganciare l’elettorato moderato (che altrimenti va da Calenda-Renzi) e non perdere i legami con tradizionale della vecchia sinistra che da più di un decennio il Pd non riesce a interpretare.

Letta aveva chiesto ai suoi di presentarsi agli elettori con gli occhi di tigre. Il suo stile non è propriamente quello di un lottatore, ma ora è in ballo e deve ballare. Tenere unito il centrosinistra e scansare i colpi dal centro e da sinistra richiederebbe maggiore aderenza ai temi concreti e minore agitazione di spettri che non fanno paura più a nessuno.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Manovra, oggi la fiducia. Ultimo atto tra le polemiche

Maurizio Piccinino

Rallenta l’inflazione a fine anno. Ripresa sostenuta ma giù nel 2023

Maurizio Piccinino

Nabiullina: “Tempi duri per l’economia russa”. Putin: “Fallito il blitz delle sanzioni”

Giuseppe Mazzei

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.