giovedì, 28 Marzo, 2024
Energia

Libano: accordo preliminare per importare gas e luce attraverso Siria

Gli Stati Uniti hanno dato a Beirut un “accordo preliminare” per fornire gas egiziano ed elettricità giordana al Libano attraverso la Siria aggirando le sanzioni statunitensi su Damasco. Lo ha affermato giovedì sera il consulente senior degli Stati Uniti per la sicurezza energetica globale Amos Hochstein. Tuttavia, ha chiarito che l’accordo finale sarebbe arrivato una volta firmati i contratti. Le osservazioni sono state fatte quando il nuovo sottosegretario di Stato americano per gli affari del Vicino Oriente, Barbara Leaf, ha dichiarato mercoledì che non era stata ancora intrapresa alcuna azione dagli Stati Uniti in merito a possibili sviluppi delle sanzioni americane contro il regime siriano per l’attuazione di queste progetti, visto che non era stato ancora firmato ufficialmente alcun contratto tra i vari partner e la Siria, sebbene “è in corso una procedura” per la firma di tale atto. Amos Hochstein è anche un negoziatore nella disputa sul confine marittimo tra Libano e Israele. Secondo le autorità libanesi, è atteso a Beirut tra domenica e lunedì, poiché le tensioni tra Libano e Israele sono aumentate dopo l’arrivo lo scorso fine settimana di una piattaforma di gas al largo dello Stato ebraico, destinata a estrarre gas e petrolio dal giacimento di Karish a beneficio di Israele.

“Abbiamo fornito al Libano alcune assicurazioni e un accordo preliminare basato sulle informazioni che abbiamo per andare avanti sulle sanzioni”, ha detto giovedì Hochstein ai membri della commissione per gli affari esteri del Senato degli Stati Uniti.

“Ma voglio chiarire che questo sarà determinato quando i contratti saranno firmati”, ha dichiarato. Ha poi ricordato di essere “in contatto permanente con tutte le parti, sperando che si possa raggiungere questo obiettivo, perché un crollo totale del Libano non è nell’interesse di nessuno dei paesi della regione né degli Stati Uniti”, ha concluso. Barbara Leaf aveva infatti stimato mercoledì che il settore energetico in Libano è sull’orlo del collasso. Queste iniziative per l’importazione di gas ed elettricità attraverso la Siria, sponsorizzate da Washington e presentate per la prima volta lo scorso agosto, dovrebbero consentire di aumentare le capacità produttive del fornitore pubblico Electricité du Liban. Le interruzioni di corrente sono quotidiane in tutto il territorio libanese e una grave crisi economica ha gettato la maggioranza della popolazione nella povertà. Nonostante diversi annunci di progressi compiuti, tra cui la firma di un contratto tra Libano e Giordania a gennaio, questi progetti non si sono ancora concretizzati e il loro finanziamento da parte della Banca Mondiale non è stato ancora approvato. Quanto all’iniziativa americana, non c’è una posizione unanime al Congresso. “Oggi, il Libano ha solo dalle quattro alle cinque ore di elettricità al giorno”.

“Se non calpestiamo questa possibilità, lo farà qualcun altro”, ha detto Amos Hochstein, in quella che sembra essere un’allusione all’Iran. Sulla questione calda della rotta del confine marittimo con Israele, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha assicurato giovedì sera che “l’obiettivo immediato dovrebbe essere quello di impedire al nemico di estrarre petrolio e gas dal giacimento di Karish”, un giacimento di gas che Israele dice far parte della sua zona economica esclusiva, ma che il Libano dice essere in acque potenzialmente contese. “La resistenza non ha paura della guerra.

Noi non vogliamo la guerra, ma non la temiamo”, ha detto anche il leader del partito sciita, sfidando lo Stato ebraico. In risposta a questo discorso, giovedì sera il ministro delle finanze israeliano Avigdor Liberman ha rilanciato: “Nessuno deve dettarci le regole se estrarre il gas o meno”. Ed ha subito aggiunto che “Israele continuerà a prendere decisioni, esclusivamente secondo i suoi interessi e senza riguardo ad alcuna minaccia”. I negoziati indiretti tra Libano e Israele sono stati avviati sulla base di rivendicazioni ufficiali libanesi registrate nel 2011 presso le Nazioni Unite, con riferimento al decreto 6433/2011 relativo ad un’area di 860 km2 delimitata dalla cosiddetta Linea 23. Si erano poi interrotti quando la delegazione di negoziatori libanesi, allora guidata dal generale Bassam Yassine, annunciò la volontà di rivendicare un diritto aggiuntivo su 1.430 km2 limitati dalla linea 29. Questa linea taglia in due il campo di Karish.

A oggi, le autorità di Beirut non sono ancora riuscite a unificare le loro posizioni a livello internazionale. Secondo il quotidiano libanese al-Joumhouria, il presidente della Repubblica Michel Aoun e il primo ministro uscente Nagib Mikati si incontreranno sabato per raggiungere una posizione ufficiale libanese unificata, in vista di trasmetterla all’emissario Hochstein la prossima settimana. Questa posizione consisterebbe nel rivendicare la linea 23 e l’intero giacimento di gas di Cana. Secondo fonti presidenziali, i funzionari libanesi non avrebbero intenzione di inviare ad Amos Hochstein una posizione scritta sull’argomento, ma piuttosto una posizione orale. (ITALPRESS)

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