venerdì, 29 Marzo, 2024
Lavoro

49mila contagi da Covid sul lavoro. Aumentati nel 2022

Secondo il XXVI “Report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus” curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail i contagi contratti sul posto di nei primi tre mesi dell’anno corrente sono già 48.790, +932 rispetto a quelli registrati nell’intero 2021, anche se tra questi sono in forte calo i casi mortali.   Tra gennaio e marzo di quest’anno, infatti, sono stati denunciati solo cinque decessi, pari allo 0,6% degli 853 casi mortali registrati dall’inizio della pandemia.

Anche febbraio e marzo 2022, con 11.167 e 9.941 casi rispettivamente, precedono tutti i mesi del 2021, con la sola eccezione di gennaio Rispetto agli 835 rilevati alla data dello scorso 28 febbraio, i casi mortali sono 18 in più, di cui solo due, però, sono avvenuti a febbraio e uno a gennaio 2022, mentre 13 sono riferiti al 2021 e due al 2020. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nei monitoraggi e nei mesi precedenti. Il 2020, in particolare, con 575 decessi da Covid-19 raccoglie il 67,4% di tutti i casi mortali segnalati all’Inail, mentre il 2021, con 273 decessi, pesa per il 32,0% sul totale. Dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 marzo i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’Inail sono 245.392, pari a circa un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,7% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data. Rispetto alle 229.037 denunce rilevate dal monitoraggio mensile precedente, i casi in più sono 16.355 (+7,1%), di cui 9.941 riferiti a marzo, 3.056 a febbraio e 2.482 a gennaio 2022, mentre gli altri 876 casi sono per l’89,5% riferiti al 2021 e il restante 10,5% al 2020.

Dall’analisi territoriale, che è possibile approfondire anche attraverso le schede regionali aggiornate, emerge una distribuzione delle denunce del 41,6% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 24,5%), del 22,9% nel Nord-Est (Veneto 10,5%), del 16,4% al Centro (Lazio 7,5%), del 13,5% al Sud (Campania 6,3%) e del 5,6% nelle Isole (Sicilia 4,0%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,9%), Torino (6,7%), Roma (6,0%), Napoli (4,1%), Genova (2,9%), Brescia (2,8%), Verona (2,4%), Varese (2,2%), Bologna e Firenze (entrambe con il 2,1%) e Treviso e Venezia (2,0% ciascuna).   La provincia di Milano è anche quella che registra il maggior numero di contagi professionali nell’ultimo mese di rilevazione, seguita da Roma, Genova, Torino, Brescia, Reggio Calabria, Napoli, Venezia, Messina, Lucca e Treviso. Le province che hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto al monitoraggio di fine febbraio, non per contagi avvenuti solo nel mese di marzo ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono invece quelle di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Latina, Agrigento, Fermo, Messina, Teramo, Cagliari e Macerata. La maggioranza delle infezioni di origine professionale riguarda le donne. La quota delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, infatti, è pari al 68,3%.

La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul totale dei contagi segnalati all’Inail è, rispettivamente, del 47,7% e del 46,8%.   L’età media dei contagiati dall’inizio della pandemia è di 46 anni per entrambi i sessi, ma nell’ultimo mese di rilevazione è scesa a 45 anni. Il 41,1% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce di età 35-49 anni (36,8%), under 35 anni (20,2%) e over 64 anni (1,9%). Gli italiani sono l’87,6%, mentre il restante 12,4% delle denunce riguarda lavoratori stranieri. Le nazionalità più colpite sono quelle rumena (20,9% dei contagiati stranieri), peruviana (12,5%), albanese (8,1%), moldava (4,5%), svizzera (4,2%) ed ecuadoriana (4,1%).

Nell’evoluzione dei contagi, si riscontrano alcune differenze in diversi settori produttivi. La sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…), in cui ricade il 63,5% delle denunce da Covid-19 codificate, rispetto al 2020 e in termini assoluti ha mostrato un numero di contagi in costante discesa nel primo semestre del 2021, registrando nel mese di giugno il suo livello minimo con 61 infortuni (erano più di 400 a giugno 2020), tornando poi a crescere nella seconda parte dell’anno fino a sfiorare i tremila casi a dicembre, per poi avere un nuovo picco di oltre 11mila casi a gennaio 2022 e ridiscendere a febbraio (cinquemila denunce) e a marzo (circa quattromila).

In termini di incidenza, la sanità e assistenza sociale tra febbraio e giugno 2021 ha avuto riduzioni, per poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti e addirittura amplificati nel primo trimestre 2022, in particolare tra febbraio e marzo, in cui si sono registrati livelli di incidenza simili a quelli osservati nei periodi più acuti della pandemia. Altri comparti produttivi, come il trasporto e magazzinaggio, hanno registrato nel corso del 2021, ma anche tra gennaio e marzo di quest’anno, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020. Nel caso del trasporto e magazzinaggio, inoltre, a gennaio 2022 si conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (oltre 3.300 casi), con una flessione a febbraio (oltre 900) e a marzo (660 circa).

L’analisi per professione dell’infortunato conferma che la categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi con il 37,5% delle denunce (in tre casi su quattro donne), l’82,5% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,9% (l’80,9% sono donne), i medici con il 9,0% (la metà sono donne, oltre un terzo medici internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 6,0% (l’85,2% donne), gli impiegati amministrativi con il 5,3% (i due terzi sono donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (l’80% ausiliari, ma anche portantini, barellieri) con il 4,5% (72,9% donne). I contagi professionali di insegnanti/professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private, riconducibili sia alla gestione dei dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi, sono poco più di cinquemila.

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