giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Università: studio Unisr svela come contrastare fake news scientifiche

Aiutare gli utenti a riconoscere online falsi contenuti scientifici, applicando le tecniche adoperate dai fact checker professionisti: è questo l’obiettivo di “Lateral reading and monetary incentives to spot information about science”, studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports e promosso da un gruppo di ricercatori coordinati dal professor Carlo Martini, responsabile del progetto “Behavioral Tools for Building Trust” che ha finanziato il lavoro, e membro del Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e Applicata dell’Università Vita-Salute San Raffaele, diretto dal professor Matteo Motterlini.

Attraverso un esperimento che ha visto coinvolti oltre 5000 partecipanti del Regno Unito, reclutati mediante la piattaforma Prolific.co, l’obiettivo della ricerca UniSR era capire come persuadere gli utenti online ad applicare metodologie di fact checking per verificare la validità di una notizia. Tra queste metodologie, tre sono considerate fondamentali: la consultazione della stessa notizia su altri siti, attraverso la cosiddetta “lettura laterale”, il controllo della fonte (la sua identità politica, i suoi interessi) e quella che viene chiamata “astensione dal click”, ovvero l’astenersi dal cliccare immediatamente sui primi risultati che un motore di ricerca presenta, perché non sempre veritieri.

Per osservare il comportamento degli utenti di fronte alle notizie diffuse in rete, i ricercatori hanno pensato di proporre – attraverso una simulazione di Facebook molto fedele – una serie di articoli pubblicati realmente da svariate testate, riguardanti i più disparati argomenti scientifici. Alcune di queste notizie erano scientificamente provate, altre invece delle vere e proprie fake news. Gli utenti sono stati incentivati ad applicare le tecniche di fact-checking sia mediante remunerazioni economiche, sia mediate finestre pop-up che, con una serie di domande, ricordavano agli utenti di verificare l’accuratezza delle informazioni prima di ricondividerle. Dall’esperimento è emerso che entrambe le metodologie sono efficaci, soprattutto se combinate tra loro.

La disinformazione scientifica contribuisce a creare un clima di sfiducia della società nei confronti della scienza, creando tensioni nel dibattito su temi fondamentali come vaccini, adozione di misure per far fronte ai cambiamenti climatici, politiche sanitarie e sociali. Pertanto, risulta fondamentale trovare delle metodologie atte a contrastare le fake news e educare gli utenti a una corretta verifica delle fonti. I ricercatori suggeriscono per il futuro di utilizzare incentivi monetari simbolici che, combinati con opportune tecniche di fact-checking, possono contrastare la disinformazione e incoraggiare gli utenti a porre maggiore attenzione alla pertinenza dei contenuti condivisi.(ITALPRESS).

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