mercoledì, 1 Maggio, 2024
Società

Rallenta il calo della popolazione ma natalità al minimo storico

Il 2021 restituisce un quadro complessivo nel quale la pandemia continua a esercitare effetti sul comportamento demografico, per quanto non al livello dell’anno precedente. Sulla componente più diretta, quella della mortalità, nell’anno si riscontrano 709 mila decessi, il 4,2% in meno sul 2020 con un tasso per abitante pari al 12 per mille. Di tali decessi, circa 59 mila sono dovuti a mortalità da e con Covid-19. E’ quanto emerge dai dati di un report dell’Istat sugli indivcatori demografici nel 2021.

La progressiva riduzione delle misure nei confronti della mobilità ha permesso un sostanziale rialzo delle migrazioni sia con l’estero sia tra Comuni. Le iscrizioni dall’estero sono state 286 mila, registrando un rialzo del 15,7% sul 2020. Le cancellazioni per l’estero, in totale 129 mila, subiscono invece una frenata del 19% sull’anno precedente, cosicché il saldo migratorio netto risultante perviene nel 2021 al livello di +157 mila (2,7 per mille), ossia a un livello analogo a quello rilevato nel 2019 quando della pandemia non vi era ancora traccia.

Per quanto riguarda la mobilità interna si rileva una crescita del volume complessivo del 5,9%: sono 1 milione 412 mila i trasferimenti registrati tra i Comuni italiani nel 2021, un livello non lontano da quello del 2019 quando se ne registrarono 1 milione 485 mila. Tra gli elementi positivi si sottolinea un sostanziale sblocco dei vincoli oggettivi al desiderio di formare famiglia attraverso l’unione coniugale. Superato il blocco pandemico del 2020, nel 2021 si sono celebrati 179 mila matrimoni, con una crescita dell’85% sull’anno precedente che non ha tuttavia riportato la frequenza annua al livello del 2019.

Un ambito che ancor più marcatamente segna la prosecuzione delle tendenze regressive in corso è quello della natalità. Con 399 mila neonati, il 2021 certifica l’ennesimo traguardo storico del record di minore natalità mai registrato nella Storia d’Italia. D’altra parte, poiché le intenzioni riproduttive delle coppie manifestatesi nel 2021 hanno per lo più avuto corso nel 2020, alla più che consolidata questione nazionale della bassa fecondità si sono associati gli effetti del lockdown, generando ancora più incertezza nelle scelte di pianificazione familiare.

I fattori pandemici combinati alle questioni demografiche nazionali di lungo corso, tra le quali soprattutto quella del perdurante mantenimento della fecondità su valori minimi, hanno così determinato anche nel 2021 un livello molto negativo del saldo naturale. Dopo la cifra record di -335 mila unità del 2020, nel 2021 si è passati a -309 mila facendo così apparire un flebile ricordo, era il 2006, l’ultima volta in cui nascite e decessi erano in sostanziale equilibrio.

In tale contesto, i flussi migratori netti con l’estero, pur tornati ampiamente positivi nel 2021, sono ancora lontani dal poter controbilanciare la perdita di popolazione dovuta a cause naturali, così come avveniva nel primo decennio degli anni 2000 e nella prima parte del secondo fino a tutto il 2013 incluso.
A margine del quadro nazionale, ma con effetti sostanziali, il comportamento demografico emerso nel 2021 comporta, sotto diversi profili, anche una crescita delle diseguaglianze territoriali.

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