giovedì, 28 Marzo, 2024
Ambiente

Acqua. Investimenti in crescita negli ultimi 5 anni ma resta divario Nord-Sud

Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico raggiungono i 49 euro annui per abitante, in crescita del 22% dal 2017, mentre il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 4,4 miliardi per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo. Di contro, il consumo pro capite di acqua potabile resta eccessivo rispetto alle medie europee, e si mantiene elevato il divario tra il Sud e il resto del Paese, nonché tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”. È il quadro che emerge dal nuovo Blue Book – la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato – realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat, i cui principali dati sono stati presentati oggi alla vigilia della Giornata Mondiale dell’acqua con Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.

Con il trasferimento delle competenze di regolazione e controllo all’ARERA, dopo anni di instabilità gli investimenti realizzati hanno registrato una crescita costante a partire dal 2012. Per il 2020-2021 si stima un valore pro capite di 49 euro, un dato in aumento del 22% rispetto al 2017 (40 euro per abitante) e di oltre il 47% rispetto al 2012 (anno dell’avvio della regolazione ARERA), ma ancora lontano dalla media europea che è di circa 100 euro.
L’analisi della destinazione degli investimenti realizzati dai gestori evidenzia come l’obiettivo prioritario sia il contenimento dei livelli di perdite idriche che assorbe quasi un terzo degli investimenti realizzati (32%); seguono, tra i principali interventi, gli investimenti nelle condotte fognarie (21%) e quelli per gli impianti di depurazione con il 14%. “Grazie anche all’impulso positivo della regolazione – evidenzia Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis – negli ultimi anni il comparto idrico si è messo in moto, segnando un deciso cambio di passo dopo decenni di investimenti del tutto insufficienti. C’è ancora da recuperare molta strada rispetto ai Paesi europei più avanzati, ma la presenza di operatori industriali che si occupano del ciclo idrico integrato, il sostegno offerto dal PNRR e l’attenzione del regolatore consentono di avviare un percorso volto a colmare il divario infrastrutturale del Paese e tra le diverse aree d’Italia, e per raggiungere i migliori standard europei sul fronte sia degli investimenti che dei servizi offerti ai cittadini”.

Restano infatti ancora grandi differenze tra le aree del Paese. La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel biennio 2020-2021 è pari a 65 euro l’anno per abitante per il Centro, seguito dal Nord-Ovest (52 euro) e dal Nord-Est (48);
decisamente più bassa la stima per il Sud, pari a 35 euro l’anno per abitante. Lo stesso dato crolla nelle gestioni “in economia”, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico:
qui gli investimenti medi annui si attestano a 8 euro, ben al di sotto dei 49 rilevati nel resto del Paese. Da notare che sono più di 8 milioni le persone residenti in Comuni dove almeno un servizio tra quelli di acquedotto, fognatura e depurazione, è gestito direttamente dall’ente locale; di questi 5 milioni (63%) sono gli abitanti di Comuni in cui è l’intero servizio idrico a essere gestito direttamente dall’amministrazione locale.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina alla Tutela del territorio e della risorsa idrica 4,4 miliardi di investimenti (di cui 3,5 miliardi per le aziende del servizio idrico integrato).
Per il raggiungimento degli obiettivi indicati sono già stati finanziati su tutto il territorio nazionale 75 progetti di manutenzione straordinaria e di potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria, per un totale di 2 miliardi. Inoltre, sono già state assegnate risorse pari a circa 300 milioni di euro, dedicate alla riduzione delle perdite di rete e digitalizzazione delle infrastrutture nelle regioni del Sud Italia. “Il Pnrr – spiega la presidente di Utilitalia, Michaela Castelli – rappresenta una grande occasione: l’impegno messo in campo in questi mesi dal governo per una gestione più efficiente della risorsa idrica è di fondamentale importanza. Si tratta di una mole significativa di investimenti che potrà contribuire, da un lato, a colmare il divario infrastrutturale del Sud, e dall’altro lato a rendere le reti più resilienti di fronte agli effetti della crisi climatica.
Al contempo è importante che le risorse stanziate vengano accompagnate da alcune riforme: occorre agire rapidamente sulla governance, favorendo la presenza di operatori industriali al Sud”.

Per ciò che attiene a fognatura e depurazione, permangono ancora alcune criticità rispetto al livello di adeguatezza del sistema alla normativa settoriale: le procedure di infrazione per la mancata o inadeguata attuazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane interessano ancora 939 agglomerati urbani per 29,7 milioni di abitanti equivalenti. Il 73% delle procedure d’infrazione si concentra nel Mezzogiorno, dove in larga parte il servizio è gestito direttamente dai comuni.
La dispersione di acqua dalle reti rimane consistente (40% di media) e anche in questo frangente risultano rilevanti differenze a livello geografico, con il Nord più virtuoso (32% di perdite).

Come riportato nei capitoli del Blue Book curati da Istat, il consumo pro capite di acqua potabile si attesta nel 2018 intorno ai 215 litri per abitante al giorno, rispetto a 220 litri del 2015: nonostante i valori si siano ridotti, il consumo idrico nazionale è comunque elevato se si considera che la media dei Paesi europei ruota intorno ai 125 litri (dato Eureau). Per di più, nei Comuni capoluogo e Città metropolitane italiane, nel 2020 il dato sale ulteriormente fino a 236 litri.
Per quanto riguarda la percezione della qualità del servizio, nelle indagini di Istat relative al 2021 l’86% delle famiglie è risultato molto o abbastanza soddisfatto del servizio di fornitura di acqua potabile. L’indagine evidenzia tuttavia una notevole differenza della percezione della qualità del servizio nelle diverse aree del Paese: sono molto o abbastanza soddisfatte circa il 92% delle famiglie residenti al Nord, l’84,1% nel Centro e l’82,4% nel Sud; mentre nelle Isole la percentuale scende a poco meno del 70%.

Nel capitolo curato da CDP emerge come la finanza sostenibile, in crescita a livello globale, possa essere una opportunità per il settore, naturalmente eligible in ottica ESG. In Italia nel 2021 i prestiti con finalità green hanno raggiunto i 13 miliardi di euro e le obbligazioni sostenibili sono arrivate a un controvalore di circa 300 miliardi di euro – 7 volte quello del 2017. In questo contesto è aumentata la presenza di imprese di minori dimensioni:
nel 2021 infatti sono stati emessi 14 minibond classificati green, social e SDG linked, per un controvalore di quasi 78 milioni di euro. Dati importanti se si considera che fino al 2018 non risultavano emissioni di questo tipo. Il settore idrico nel suo complesso mostra tuttavia segnali ambivalenti: prospettive positive legate ai recenti interventi del regolatore a favore degli investimenti sostenibili si scontrano ancora con il ritardo di alcune realtà aziendali nell’adottare pratiche di rendicontazione della sostenibilità, essenziali per attrarre investitori sempre più attenti a queste tematiche.

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