giovedì, 2 Maggio, 2024
Cultura

Le scienze sociali secondo Infantino: l’umiltà di una conoscenza audace

Le scienze sociali sono lo strumento di cui ci si dovrebbe servire per studiare la società, le sue dinamiche economiche, culturali, sociali su un terreno diverso da quello della religione della filosofia. Si chiamano scienze proprio perché devono avere un preciso oggetto di studio e, soprattutto, un metodo, appunto scientifico.

Il loro approccio non può limitarsi a visioni di carattere generale che tutto spiegano e non possono essere messe in discussione.

Se queste scienze nascono male, producono effetti perversi.

Il difetto principale in cui esse sono spesso incorse è proprio quello di “distruggere” il loro oggetto di studio, in pratica negando la stessa esistenza della “società” come realtà autonoma in cui si sviluppano le azioni degli individui e non sono presenti ordini imposti da soggetti o forze superiori o invisibili

Quando si ritiene, erroneamente, che l’azione sociale sia prevedibile in tutte le sue conseguenze e non si tiene conto che ci sono conseguenze inintenzionali di cui nulla possiamo sapere prima che esse si verifichino ecco che scatta la trappola peggiore per le scienze sociali, quella della loro subordinazione ad una visione religiosa o magico sacrale della società con conseguenze devastanti.

Il prof. Lorenzo Infantino ha dedicato la sua vasta e intesa attività di studioso a smascherare questi errori che sono molto più frequenti subdoli e radicati di quanto non si pensi.

In questo agile ma densissimo volume, Infantino distilla per i suoi lettori i passaggi cruciali del pensiero che si è fatto strada liberandosi della grande illusione che le azioni umane siano sempre riconducibili a preordinati e preordinabili piani che prescindano dalle scelte individuali imprevedibili nelle loro conseguenze.

La nascita delle scienze sociali si deve a pensatori come Hume, Bayle, Mandeville Smith che in epoche ancora fortemente condizionate da visioni olistiche si sono liberati dalla gabbia antiscientifica in base alla quale ci sono costruzioni della società che prescindono dalle concrete azioni degli uomini. Infantino è un profondo conoscitore del pensiero di Ortega Y Gasset, di Hayek, Popper della scuola austrica, pensatori che nel Novecento teorizzeranno con maggior precisione ciò che è già in nuce nel pensiero di coloro che riuscirono per primi ad affrancare la società dalla sua subordinazione ad entità “superiori” . Poiché l’uomo non è onnisciente, poiché è limitato nelle sue conoscenze tutto ciò che egli elabora ha senso scientifico solo se è fallibile, se può essere falsificato.

La saggezza delle scienze sociali è, come nella filosofia di Kant, quello di saper stare nei propri panni , accettare i propri limiti e non dedicarsi ad avventure della ragione in cui essa si perde. Infantino ci aiuta a capire, con ricchezza di fonti maneggiate con maestria, il parto difficile delle scienze sociali e il loro distacco non sempre compreso da visioni apparentemente suggestive ma profondamente errate dell’azione umana. In fondo le scienze sociali hanno senso proprio perché esistono conseguenze imprevedibili delle azioni umane che tocca a queste scienze studiare. Se tutto fosse prevedibile, e rispondesse ad un ordine imposto da divinità, sciamani, re filosofi o più di recente dittatori o autocrati, le scienze sociali non avrebbero ragion d’essere: non sarebbero né scienze né sociali ma solo inutili litanie o peggio propaganda.

Lorenzo Infantino
Alle origini delle scienze sociali
Rubbettino 2022 – pp 180 – € 18,00

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