sabato, 20 Aprile, 2024
Considerazioni inattuali

Le risa nel pianto

“Conoscevo solo ‘a legge mia, chella che fa ridere Dummì, non chella che fa chiagnere” così Filumena Marturano nell’omonima commedia di Eduardo De Filippo – poi divenuta quel meraviglioso film del 1964 diretto da De Sica – rivolgendosi a Don Dummì, ovvero Domenico Soriano. Nella netta scissione di due opposti – il riso ed il pianto – tanto differenti da riuscire così spesso a fondersi in un’unica espressione: la follia, quando ne prevale lo spirito doloroso; e la gioia, quando a vincere è quello che risiede nella felicità delle risa.

LE LACRIME DI GIOIA

Infatti la battuta finale della protagonista di Matrimonio all’italiana è la vivida e piena espressione di questo stato d’animo: “Sto piangendo Dummì, e quant’è bello chìagnere” conclude lei che non l’aveva fatto mai in un sorriso denso di pianto, perché “si piange per ciò che si è perduto e non si può riavere” e Filumena non aveva avuto mai niente – e niente per cui piangere. Le sue lacrime di gioia – le prime – sono la conferma di una vittoria e dell’ancor più forte commistione tra pianto e riso. Perché è la più alta forma di felicità quella che piange dall’emozione incontrollata.

L’ANTITESI TRA FANTASIA E POTERE

E somiglia ad un’altra antitetica commistione: ad un ossimoro che s’incontra nel motto anarchico ottocentesco, di cui s’attribuisce l’origine incerta a Bakunin – e noto in Italia come quello del movimento del ’77, erede seppure in chiave polemica del sessantottino – “La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà”. Dove la fantasia si rende sinonimo di libertà di pensiero, archetipo di ragione ed autodeterminazione; mentre la sua nemesi, il potere, la cupa sovranità che frena immaginazione ed indipendenza per sottomettere chi non sa e non può pensare.

LA FORZA DI RIDERE

La risata seppellisce il limite, lo aborrisce e lo sovrasta: è più forte di qualsiasi termine. Ed è ancora una volta la prova di quanto conformemente sia più forte la gioia rispetto al dolore. La gioia, la risata che supera le lacrime che germogliano dalla sua stessa causa: mentre si piange di felicità – e al contrario non si può ridere dal doloreL’espressione più pura di estasi si veste di pianto e risate al contempo; mentre quella risata, o meglio quel ghigno derivante dalla tristezza, non è che una menzogna: una maschera di rabbia.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Empatia col popolo russo, prima di parlare col signor P.

Luca Sabia

Scoperta imprenditoriale: finanziamenti a ricerca di imprese meridionali

Paolo Fruncillo

I mercati rialzano la testa in attesa di spiragli

Diletta Gurioli

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.