venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Il nuovo Welfare e l’assistenza agli anziani

In tema di nuovo Welfare esaminiamo un caso concreto, perché di teorie si muore, quello degli anziani non autosufficienti. Riguardo le politiche per la terza età, era chiaro fin dall’inizio degli anni ’70 quale fosse la linea tendenziale d’invecchiamento della popolazione, questa era facilmente rappresentabile su un foglio di carta, tracciando una curva elementare che tenesse conto della crescita zero della popolazione, ma questa previsione non ha indotto lo Stato a ripartire la spesa in modo virtuoso, evidenziando sprechi e irrazionalità.

Vediamo nello specifico le politiche per gli anziani non autosufficienti: ne esistono due categorie: quelli necessariamente assistibili in strutture specializzate e quelli che non richiedono ricovero (spesso accolti immotivatamente in struttura, con consistente aggravio della spesa pubblica). Qualora il decisore pubblico avesse trattato la materia in modo corretto favorendo per gli auto-sufficienti il co-housing e l’assistenza domiciliare, negli anni avrebbe ottenuto il dimezzamento della spesa, favorendo scelte utili al miglioramento delle condizioni umane degli anziani, della qualità della vita e della socializzazione, dell’uso idoneo degli immobili di proprietà e del mantenimento del rapporto con l’ambiente naturale e con i nuclei familiari d’origine.

Queste scelte avrebbero consentito da una parte, un controllo adeguato della spesa pubblica, dall’altra liberato risorse per migliori finalizzazioni, quali una più mirata assistenza degli anziani non autosufficienti, che necessitano obbligatoriamente del ricovero in strutture iper-specializzate, dotate di ambienti idonei, personale adeguatamente formato, tecnologie e macchinari specializzati. Tutto ciò avrebbe consentito un rapporto virtuoso tra Pubblico e Privato, investimenti privati per soddisfare la domanda sociale di infrastrutture, oggi non adeguatamente soddisfatta, operazioni economiche con margine operativo lordo interessante per le Imprese anche straniere. Il risultato? Crescita, investimenti, finalizzazione contributiva del sistema socio-assistenziale più corretta e spesa pubblica meno onerosa.

Ad oggi, salvo poche realtà locali (penso fra altre a Trento e Bolzano), queste politiche stentano ad essere applicate e la spesa pubblica continua ad aumentare, il mercato delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) ordinarie è bloccato con danno alle Imprese del settore, in particolare di quelle che autorizzate dalle Regioni, non trovano investitori o non considerano strategico l’autofinanziamento, a causa della mancata certezza dei convenzionamenti con le ASSL e dei tempi sempre più lunghi e incerti di erogazione dei contributi ad personam. Tutto ciò continua a tradursi per il settore in minori investimenti privati, danno alle Imprese, inadeguatezza del servizio e tendenza al peggioramento del sistema complessivo.

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