venerdì, 29 Marzo, 2024
Attualità

Reddito di cittadinanza: un contentino che blocca

Un Paese industrializzato e, nel contesto internazionale, “ricco”, ha il dovere di fornire a tutti i propri cittadini una capacità economica che consenta loro di vivere in maniera decorosa anche se evidentemente non agiata (reddito di sussistenza).

Questo in particolare in un momento di profonda trasformazione del sistema produttivo, con l’obsolescenza repentina di molte figure professionali e la difficoltà a prevedere le necessità del mondo del
lavoro futuro, circostanze che rendono difficile il ricollocamento di chi perde il proprio impiego ed il primo collocamento per chi esce da un sistema scolastico che non sempre appare adeguato alle attuali esigenze della Società.

Nonostante questa premessa, la sostituzione di politiche attive per l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani con il reddito di cittadinanza sta creando forti storture nell’immediato e importanti
danni strutturali a tendere.

Un reddito di 700€ mensili non consente a ragazzi che escono dalla loro fase scolare di progettare con un minimo di serenità il proprio futuro, conquistando una reale indipendenza dal nucleo familiare di origine,
ipotizzando convivenze, creazioni di famiglie, acquisti di prima casa ecc.
Ci troviamo così in situazioni in cui le giovani menti più brillanti ed ambiziose decidono di cercare all’estero una propria realizzazione e crescita professionale, depauperando di intelligenze il sistema Paese.

Altri, attraverso l’italica via delle conoscenze e raccomandazioni, cercano e trovano collocamento nelle poche aziende con piani di sviluppo o di cambiamento del mix delle risorse umane, salvo poi spesso dover
fronteggiare realtà con età medie avanzate e con molti dei posti di responsabilità (a tutti i livelli) occupati da persone delle generazioni precedenti.

Infine molti rinunciano del tutto a cercare una ragionevole entrata nel mondo del lavoro, accontentandosi del reddito di cittadinanza ed appoggiandosi alla famiglia di origine (i bamboccioni di montiana
memoria), rassegnandosi così a preferire una vita alla giornata piuttosto che a sviluppare e perseguire i propri sogni.

Un Paese per giovani dovrebbe invece favorire il loro ingresso nel mondo del lavoro, magari in sostituzione di persone che tutto sommato il loro percorso lo hanno fatto e che potrebbero essere messi in condizione di lasciar spazio alle nuove generazioni.
Incentivare l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani, favorendo nel contempo l’uscita degli over 60, in modo da non contribuire allo sviluppo di mentalità basate sull’assistenzialismo e sulla rassegnazione.
Non dimentichiamoci che chi oggi ha fra i 25 e i 35 anni ragionevolmente fra venti anni dovrà gestire questo Paese, le sue aziende ed il bene pubblico.

Pensare che questo sarà affidato a persone a cui stiamo oggi uccidendo i sogni è decisamente preoccupante.

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